I minatori non devono commettere l’errore di dividersi, altrimenti non riusciranno a difendere i loro diritti nel medio e lungo periodo: lo dice alla MISNA, portavoce nazionale della Congresso dei sindacati del Sudafrica (Cosatu), in una fase segnata da conflittualità anche tra le organizzazioni dei lavoratori
Misna - Craven parla a tre giorni dall’inizio di un incontro nazionale di Cosatu che, inevitabilmente, sarà dominato dalla crisi dell’industria mineraria. “C’è consapevolezza – sottolinea il portavoce – che bisogna affrontare problemi strutturali, simboleggiati dalle enormi e assurde disparità tra i salari degli operai e gli stipendi da favola dei dirigenti”. Nonostante dalla fine del regime di apartheid siano trascorsi 18 anni, insomma, le relazioni di lavoro continuano a essere segnate da ingiustizie profonde.
Si capisce così l’appello allo “sciopero generale” di sindacati emergenti come l’Association of Mine and Construction Union (Amcu), che accusano le sigle aderenti al Cosatu di essere troppo vicine alle posizioni del governo e poco critiche nei confronti delle multinazionali.
Secondo Craven, “i sindacalisti di Amcu sono stati abili a cavalcare la rabbia dei minatori, ma avranno difficoltà a ottenere miglioramenti sul lungo periodo perché divisi i lavoratori sono sconfitti”. È un rischio, suggerisce il portavoce di Cosatu, che i minatori della “cintura del platino” non devono sottovalutare. Anche se, nell’immediato, hanno una posizione negoziale forte. “A guidare lo sciopero – sottolinea Craven – sono minatori qualificati, che lavorano in condizioni di sicurezza difficili ma che sono in grado di bloccare completamente la produzione”. Il Sudafrica produce circa tre quarti del platino mondiale. Dal “massacro di Marikana” del 16 agosto, quando la polizia ha ucciso 34 minatori che protestavano all’ingresso di questa miniera a nord-ovest di Johannesburg, i prezzi del minerale sui mercati internazionali sono aumentati del 20%. (Vedi anche notizia delle 13 e 52).
Misna - Craven parla a tre giorni dall’inizio di un incontro nazionale di Cosatu che, inevitabilmente, sarà dominato dalla crisi dell’industria mineraria. “C’è consapevolezza – sottolinea il portavoce – che bisogna affrontare problemi strutturali, simboleggiati dalle enormi e assurde disparità tra i salari degli operai e gli stipendi da favola dei dirigenti”. Nonostante dalla fine del regime di apartheid siano trascorsi 18 anni, insomma, le relazioni di lavoro continuano a essere segnate da ingiustizie profonde.
Si capisce così l’appello allo “sciopero generale” di sindacati emergenti come l’Association of Mine and Construction Union (Amcu), che accusano le sigle aderenti al Cosatu di essere troppo vicine alle posizioni del governo e poco critiche nei confronti delle multinazionali.
Secondo Craven, “i sindacalisti di Amcu sono stati abili a cavalcare la rabbia dei minatori, ma avranno difficoltà a ottenere miglioramenti sul lungo periodo perché divisi i lavoratori sono sconfitti”. È un rischio, suggerisce il portavoce di Cosatu, che i minatori della “cintura del platino” non devono sottovalutare. Anche se, nell’immediato, hanno una posizione negoziale forte. “A guidare lo sciopero – sottolinea Craven – sono minatori qualificati, che lavorano in condizioni di sicurezza difficili ma che sono in grado di bloccare completamente la produzione”. Il Sudafrica produce circa tre quarti del platino mondiale. Dal “massacro di Marikana” del 16 agosto, quando la polizia ha ucciso 34 minatori che protestavano all’ingresso di questa miniera a nord-ovest di Johannesburg, i prezzi del minerale sui mercati internazionali sono aumentati del 20%. (Vedi anche notizia delle 13 e 52).
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