Il Papa è partito stamani poco dopo le 9.30 per Beirut dove l'arrivo è previsto per le 12.45 ora italiana. Il viaggio in Libano, il 24.mo fuori dall’Italia di Benedetto XVI, guarda non solo al Paese dei Cedri, ma anche a tutta la regione mediorientale. Nel pomeriggio di oggi, infatti, Benedetto XVI firmerà l’Esortazione apostolica post-sinodale “Ecclesia in Medio Oriente”. Da Beirut, il servizio del nostro inviato, Alessandro Gisotti.
Radio Vaticana - Tutto il Libano si appresta a ricevere Benedetto XVI, messaggero di pace e convivenza in una regione che ne ha urgente bisogno. Che il viaggio riveste una grande importanza non solo per i cristiani lo si vedrà già alla cerimonia di benvenuto. Ad accogliere il Papa, all’aeroporto internazionale “Rafiq Hariri”, oltre al presidente Michel Sleiman e le altre autorità dello Stato, ci saranno infatti assieme ai Patriarchi e ai vescovi del Libano anche personalità ortodosse e musulmane.
Il Libano, mosaico armonico di religioni e culture, aspetta dunque il Papa con trepidazione 15 anni dopo la visita di Giovanni Paolo II. In queste ultime ore, sono giunti a Beirut i vescovi di tutta la regione per il grande evento che contraddistinguerà questa prima giornata del viaggio: la pubblicazione dell’Esortazione apostolica “Ecclesia in Medio Oriente” che verrà firmata da Benedetto XVI nella basilica greco-melkita di St Paul. Tra tanta gioia, si registra purtroppo anche un atto di vandalismo a danno della chiesa armena cattolica di Santa Croce nel quartiere Zalka di Beirut. In un comunicato, il Patriarcato armeno cattolico ha reso noto ieri che le autorità competenti hanno aperto un’inchiesta su quanto successo. Un fatto riprovevole che tuttavia non rovina il clima di festa e speranza che ha accompagnato l’attesa per l’arrivo del Papa. Da Beirut, Alessandro Gisotti.
Sul viaggio del Papa, il nostro inviato Alessandro Gisotti ha intervistato il nunzio apostolico in Libano, mons. Gabriele Caccia:
R. - Fin dal giorno di Pasqua, quando in tutte le chiese e in tutto il Paese è risuonato l’annuncio della visita del Papa, c’è stato un grande entusiasmo. È quasi commovente arrivare in questi giorni a Beirut -voi lo avete fatto- e vedere quante bandiere del Vaticano, del Libano, quante gigantografie del Papa, sono presenti in tutte le strade, negli angoli, sulle case … C’è stata una preghiera intensa da parte della Chiesa, una novena. In questi giorni, si sono radunate in diverse zone del Libano diverse centinaia di migliaia di persone per pregare per la riuscita di questa visita. L’altra sera, un grande incontro nella città di Beirut, quattro processioni: due provenienti dai quartieri musulmani, due provenienti dai quartieri cristiani, per ritrovarsi insieme attorno alla figura di Maria, venerata certamente dai cristiani specialmente del Libano, - il Libano è pieno di questi santuari - ma rispettata anche dai musulmani. È una particolarità del Libano che ha voluto decretare il 25 marzo come festa nazionale, per permettere sia ai cristiani che ai musulmani, di avere qualcosa in comune per essere insieme proprio attorno alla Vergine. Dunque, c’è un grande entusiasmo; un entusiasmo che si vede, si sente, ed è bello pensare che il Santo Padre ha scelto proprio come espressione, slogan di questa sua visita “Pax vobis”, “salaam alaykum” come amano dire qui in tutta la regione, “La pace sia con te”, è diventato anche un saluto quotidiano. Ma più che questo, è il saluto del Signore risorto, e la gioia della presenza del Signore in mezzo a noi, che riconforta non solo i cristiani nella loro fede, ma anche i libanesi che la via della pace è la via possibile, è la via che porta a dei risultati e alla gioia.
D. - Lei ha visto passo dopo passo la preparazione di questo viaggio apostolico in Libano. Cosa l’ha colpita di più in questi mesi?
R. - Innanzi tutto devo dire che c’è stata una grandissima disponibilità, sia da parte del governo, sia da parte delle Chiese. Abbiamo avuto delle testimonianze importanti da parte di tutta la componente musulmana: sunniti, sciiti, drusi, alawiti. Si è visto come il Santo Padre sia percepito come un uomo di tutti. Questa è la cosa più bella e più significativa; ed è bello pensare che il messaggio cristiano ispira gioia, porta speranza per tutta la popolazione, ed è quindi un messaggio che va un po’ controcorrente. Spesso si parla si scontro di civiltà, di divisione. No, è possibile vivere insieme e non è solo un’utopia, un desiderio; già avviene. Per esempio qui, in questo piccolo Paese, che però ha un’enorme potenzialità per tutta la regione.
D. - Da ultimo, la visita del Papa è in Libano, ma è per tutto il Medio Oriente. L’Esortazione Apostolica è per tutta la regione. Quali potranno essere i frutti più importanti, anche i più duraturi, per l’intera regione del Medio Oriente?
R. - Penso che è importante sapere e ricordare, che i cristiani in Medio Oriente non sono arrivati con i missionari a seguito di imperi coloniali. I cristiani sono qui da quando è nato il cristianesimo. Fanno parte della società orientale, hanno costruito, insieme agli altri, il volto di questa società. Dunque penso sia bene ricordare il ruolo che i cristiani hanno sempre giocato in queste regioni, e che ancora sono chiamati a svolgere nel futuro. Penso che il Medio Oriente ha iniziato un cammino di cui ancora non sappiamo l’esito, ma certamente ci sono molte speranze, molte attese, per avere delle società in cui i valori della dignità della persona, della libertà, della non discriminazione, siano valori comuni per tutti. Penso che l’Esortazione aiuterà a camminare insieme in questa direzione.
Radio Vaticana - Tutto il Libano si appresta a ricevere Benedetto XVI, messaggero di pace e convivenza in una regione che ne ha urgente bisogno. Che il viaggio riveste una grande importanza non solo per i cristiani lo si vedrà già alla cerimonia di benvenuto. Ad accogliere il Papa, all’aeroporto internazionale “Rafiq Hariri”, oltre al presidente Michel Sleiman e le altre autorità dello Stato, ci saranno infatti assieme ai Patriarchi e ai vescovi del Libano anche personalità ortodosse e musulmane.
Il Libano, mosaico armonico di religioni e culture, aspetta dunque il Papa con trepidazione 15 anni dopo la visita di Giovanni Paolo II. In queste ultime ore, sono giunti a Beirut i vescovi di tutta la regione per il grande evento che contraddistinguerà questa prima giornata del viaggio: la pubblicazione dell’Esortazione apostolica “Ecclesia in Medio Oriente” che verrà firmata da Benedetto XVI nella basilica greco-melkita di St Paul. Tra tanta gioia, si registra purtroppo anche un atto di vandalismo a danno della chiesa armena cattolica di Santa Croce nel quartiere Zalka di Beirut. In un comunicato, il Patriarcato armeno cattolico ha reso noto ieri che le autorità competenti hanno aperto un’inchiesta su quanto successo. Un fatto riprovevole che tuttavia non rovina il clima di festa e speranza che ha accompagnato l’attesa per l’arrivo del Papa. Da Beirut, Alessandro Gisotti.
Sul viaggio del Papa, il nostro inviato Alessandro Gisotti ha intervistato il nunzio apostolico in Libano, mons. Gabriele Caccia:
R. - Fin dal giorno di Pasqua, quando in tutte le chiese e in tutto il Paese è risuonato l’annuncio della visita del Papa, c’è stato un grande entusiasmo. È quasi commovente arrivare in questi giorni a Beirut -voi lo avete fatto- e vedere quante bandiere del Vaticano, del Libano, quante gigantografie del Papa, sono presenti in tutte le strade, negli angoli, sulle case … C’è stata una preghiera intensa da parte della Chiesa, una novena. In questi giorni, si sono radunate in diverse zone del Libano diverse centinaia di migliaia di persone per pregare per la riuscita di questa visita. L’altra sera, un grande incontro nella città di Beirut, quattro processioni: due provenienti dai quartieri musulmani, due provenienti dai quartieri cristiani, per ritrovarsi insieme attorno alla figura di Maria, venerata certamente dai cristiani specialmente del Libano, - il Libano è pieno di questi santuari - ma rispettata anche dai musulmani. È una particolarità del Libano che ha voluto decretare il 25 marzo come festa nazionale, per permettere sia ai cristiani che ai musulmani, di avere qualcosa in comune per essere insieme proprio attorno alla Vergine. Dunque, c’è un grande entusiasmo; un entusiasmo che si vede, si sente, ed è bello pensare che il Santo Padre ha scelto proprio come espressione, slogan di questa sua visita “Pax vobis”, “salaam alaykum” come amano dire qui in tutta la regione, “La pace sia con te”, è diventato anche un saluto quotidiano. Ma più che questo, è il saluto del Signore risorto, e la gioia della presenza del Signore in mezzo a noi, che riconforta non solo i cristiani nella loro fede, ma anche i libanesi che la via della pace è la via possibile, è la via che porta a dei risultati e alla gioia.
D. - Lei ha visto passo dopo passo la preparazione di questo viaggio apostolico in Libano. Cosa l’ha colpita di più in questi mesi?
R. - Innanzi tutto devo dire che c’è stata una grandissima disponibilità, sia da parte del governo, sia da parte delle Chiese. Abbiamo avuto delle testimonianze importanti da parte di tutta la componente musulmana: sunniti, sciiti, drusi, alawiti. Si è visto come il Santo Padre sia percepito come un uomo di tutti. Questa è la cosa più bella e più significativa; ed è bello pensare che il messaggio cristiano ispira gioia, porta speranza per tutta la popolazione, ed è quindi un messaggio che va un po’ controcorrente. Spesso si parla si scontro di civiltà, di divisione. No, è possibile vivere insieme e non è solo un’utopia, un desiderio; già avviene. Per esempio qui, in questo piccolo Paese, che però ha un’enorme potenzialità per tutta la regione.
D. - Da ultimo, la visita del Papa è in Libano, ma è per tutto il Medio Oriente. L’Esortazione Apostolica è per tutta la regione. Quali potranno essere i frutti più importanti, anche i più duraturi, per l’intera regione del Medio Oriente?
R. - Penso che è importante sapere e ricordare, che i cristiani in Medio Oriente non sono arrivati con i missionari a seguito di imperi coloniali. I cristiani sono qui da quando è nato il cristianesimo. Fanno parte della società orientale, hanno costruito, insieme agli altri, il volto di questa società. Dunque penso sia bene ricordare il ruolo che i cristiani hanno sempre giocato in queste regioni, e che ancora sono chiamati a svolgere nel futuro. Penso che il Medio Oriente ha iniziato un cammino di cui ancora non sappiamo l’esito, ma certamente ci sono molte speranze, molte attese, per avere delle società in cui i valori della dignità della persona, della libertà, della non discriminazione, siano valori comuni per tutti. Penso che l’Esortazione aiuterà a camminare insieme in questa direzione.
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