Proposte editoriali e un CONCORSO per un percorso di crescita
Secondo gli ultimi dati forniti dalla Fondazione Migrantes, gli stranieri in Italia rappresentano oggi il 7,5% della popolazione complessiva. Nel nostro Paese, il fenomeno immigrazione è sempre stato un tema particolarmente delicato, ma lo è ancor di più in questo periodo di profonda crisi globale. La difficoltà di trovare o mantenere il lavoro e la diminuzione dei servizi dello Stato sociale fanno sì che aumenti la percezione negativa dello “straniero”. Nel pensiero di molti, l’immigrato è quello che ruba il lavoro, che non rispetta le regole, che si prende una fetta troppo consistente dei servizi sociali (case, scuola, sanità ecc.). Insomma, l’immigrato è la perfetta vittima sacrificale, un bersaglio ideale contro cui scagliare i pugni di una giustificata ma malriposta rabbia.
Le Paoline,da sempre impegnate nella promozione di una cultura della condivisione, dell’integrazione e del rispetto, proprio in questi mesi si stanno occupando in modo particolarmente assiduo del tema immigrazione, cercando di tracciare, attraverso pubblicazioni mirate, un percorso di crescita verso questo modello di cultura.
Punto di partenza, il volume Siamo tutti migranti, di Vittorio De Luca, pubblicato lo scorso maggio. Un testo che, partendo dai dati oggettivi e dalle statistiche più aggiornate, cerca di dare un contributo alla riflessione sul tema, ribadendo due concetti fondamentali: da una parte, la migrazione (come dice il titolo stesso del libro) è una caratteristica fisiologica del genere umano; dall’altro, l’immigrazione in Italia non è un peso ma una risorsa. L’unica strada da percorrere è dunque quella dell’accettazione e dell’inclusione.
Ma come raggiungere questo traguardo e far sì che non rimanga solo una buona intenzione? Due appaiono i “luoghi” prioritari da presidiare e stimolare, che sono anche ambiti privilegiati della produzione Paoline: la scuola e la preghiera. La scuola perché i bambini sono senz’altro il terreno più fertile dove seminare e far crescere la cultura dell’inclusione; la preghiera perché può essere luogo di unità e di condivisione per eccellenza, soprattutto in considerazione di quell’Anno della Fede, indetto da papa Benedetto XVI, che si aprirà l’11 ottobre prossimo.
SCUOLA In Italia, i minori figli di immigrati sono quasi un milione. Di questi, più di settecentomila vanno a scuola e rappresentano ormai quasi l’8% della popolazione scolastica (una percentuale ancora più alta, se si considerano solo la scuola materna e quella primaria). E’ dunque sempre più il luogo ideale, e senz’altro l’ambito prioritario, in cui promuovere il valore dell’inclusione ed evitare che, al contrario, diventi terreno fertile di derive xenofobe e razziste.
A tal proposito, esce a settembre il libro “Il mio braccio sopra il tuo”, testo teatrale per bambini di Pier Paolo Frigotto, accompagnato dalle originali illustrazioni di Francesca Vignaga. Il libro ha una forte valenza pratica, sia perché utilizza uno strumento particolarmente efficace come il teatro, sia perché è collegato ad un concorso creativo per le scuole e altre aggregazioni per aiutare i bambini a capire che le differenze possono essere un’occasione di crescita e di miglioramento invece che un limite e una difficoltà. Il concorso è organizzato da Soleterre onlus in collaborazione con Paoline e con il patrocinio del Ministero della Cooperazione Internazionale e della Fondazione Migrantes. Destinato ai bambini di età compresa tra i 9 e gli 11 anni, prevede la messa in scena del testo teatrale “Il mio braccio sopra il tuo” e la realizzazione di un video della rappresentazione realizzata. Un apposita giuria valuterà i lavori realizzati: il gruppo primo classificato riceverà in premio una biblioteca per ragazzi di 200 volumi (tutte le info per partecipare al concorso su www.paoline.it). Un modo ancora più coinvolgente ed efficace per trasmettere ai più piccoli il senso e il valore dell’accoglienza e del rispetto dell’altro.
Da ricordare poi che, sempre in ambito scolastico, è da poco uscito Feste del mondo, l’ultimo titolo della collana Amici vicini e lontani di Dolores Olioso, progetto didattico per la scuola dell’infanzia e i primi anni della scuola primaria, finalizzato a promuovere attraverso la musica, la drammatizzazione e diverse proposte operative il valore positivo della multiculturalità.
PREGHIERA
Dei quattro milioni e mezzo di stranieri presenti in Italia, più della metà sono cristiani. A loro si rivolgono due libricini di preghiere bilingue, in uscita a settembre: Padre nuestro y otras oraciones, in italiano e spagnolo, dedicato alle comunità latinoamericane; Ama namin at iba pang mga panalangin, in italiano e tagalog, rivolto alla numerosa comunità filippina residente in Italia.
I libricini sono introdotti da una lettera di mons. Giancarlo Perego, Direttore Generale della Fondazione Migrantes, che illustra bene come la preghiera abbia la forza di tenere uniti gli immigrati ai loro Paesi e ai loro cari lontani, creando al tempo stesso avvicinamento e comunione con le persone con cui vivono in questo momento. Ci dice giustamente mons. Perego: “La preghiera è sempre un luogo anche politico – come amava dire il card. Danielou – cioè che aiuta a guardare alle persone, alla loro situazione, alle gioie e speranze, alle tristezze e angosce della gente, soprattutto dei più poveri, come ricorda la costituzione conciliare Gaudium et spes. Un libro di preghiere bilingue, tra le mani di persone che hanno una storia diversa di fede, può aiutare l’incontro comune con Dio e l’incontro tra le persone, costruire Chiesa in ogni luogo, favorire una nuova Pentecoste, e in questo modo essere veicolo di integrazione e di condivisione di storie e di esperienze sociali ed ecclesiali diverse”.
Secondo gli ultimi dati forniti dalla Fondazione Migrantes, gli stranieri in Italia rappresentano oggi il 7,5% della popolazione complessiva. Nel nostro Paese, il fenomeno immigrazione è sempre stato un tema particolarmente delicato, ma lo è ancor di più in questo periodo di profonda crisi globale. La difficoltà di trovare o mantenere il lavoro e la diminuzione dei servizi dello Stato sociale fanno sì che aumenti la percezione negativa dello “straniero”. Nel pensiero di molti, l’immigrato è quello che ruba il lavoro, che non rispetta le regole, che si prende una fetta troppo consistente dei servizi sociali (case, scuola, sanità ecc.). Insomma, l’immigrato è la perfetta vittima sacrificale, un bersaglio ideale contro cui scagliare i pugni di una giustificata ma malriposta rabbia.
Le Paoline,da sempre impegnate nella promozione di una cultura della condivisione, dell’integrazione e del rispetto, proprio in questi mesi si stanno occupando in modo particolarmente assiduo del tema immigrazione, cercando di tracciare, attraverso pubblicazioni mirate, un percorso di crescita verso questo modello di cultura.
Punto di partenza, il volume Siamo tutti migranti, di Vittorio De Luca, pubblicato lo scorso maggio. Un testo che, partendo dai dati oggettivi e dalle statistiche più aggiornate, cerca di dare un contributo alla riflessione sul tema, ribadendo due concetti fondamentali: da una parte, la migrazione (come dice il titolo stesso del libro) è una caratteristica fisiologica del genere umano; dall’altro, l’immigrazione in Italia non è un peso ma una risorsa. L’unica strada da percorrere è dunque quella dell’accettazione e dell’inclusione.
Ma come raggiungere questo traguardo e far sì che non rimanga solo una buona intenzione? Due appaiono i “luoghi” prioritari da presidiare e stimolare, che sono anche ambiti privilegiati della produzione Paoline: la scuola e la preghiera. La scuola perché i bambini sono senz’altro il terreno più fertile dove seminare e far crescere la cultura dell’inclusione; la preghiera perché può essere luogo di unità e di condivisione per eccellenza, soprattutto in considerazione di quell’Anno della Fede, indetto da papa Benedetto XVI, che si aprirà l’11 ottobre prossimo.
SCUOLA In Italia, i minori figli di immigrati sono quasi un milione. Di questi, più di settecentomila vanno a scuola e rappresentano ormai quasi l’8% della popolazione scolastica (una percentuale ancora più alta, se si considerano solo la scuola materna e quella primaria). E’ dunque sempre più il luogo ideale, e senz’altro l’ambito prioritario, in cui promuovere il valore dell’inclusione ed evitare che, al contrario, diventi terreno fertile di derive xenofobe e razziste.
A tal proposito, esce a settembre il libro “Il mio braccio sopra il tuo”, testo teatrale per bambini di Pier Paolo Frigotto, accompagnato dalle originali illustrazioni di Francesca Vignaga. Il libro ha una forte valenza pratica, sia perché utilizza uno strumento particolarmente efficace come il teatro, sia perché è collegato ad un concorso creativo per le scuole e altre aggregazioni per aiutare i bambini a capire che le differenze possono essere un’occasione di crescita e di miglioramento invece che un limite e una difficoltà. Il concorso è organizzato da Soleterre onlus in collaborazione con Paoline e con il patrocinio del Ministero della Cooperazione Internazionale e della Fondazione Migrantes. Destinato ai bambini di età compresa tra i 9 e gli 11 anni, prevede la messa in scena del testo teatrale “Il mio braccio sopra il tuo” e la realizzazione di un video della rappresentazione realizzata. Un apposita giuria valuterà i lavori realizzati: il gruppo primo classificato riceverà in premio una biblioteca per ragazzi di 200 volumi (tutte le info per partecipare al concorso su www.paoline.it). Un modo ancora più coinvolgente ed efficace per trasmettere ai più piccoli il senso e il valore dell’accoglienza e del rispetto dell’altro.
Da ricordare poi che, sempre in ambito scolastico, è da poco uscito Feste del mondo, l’ultimo titolo della collana Amici vicini e lontani di Dolores Olioso, progetto didattico per la scuola dell’infanzia e i primi anni della scuola primaria, finalizzato a promuovere attraverso la musica, la drammatizzazione e diverse proposte operative il valore positivo della multiculturalità.
PREGHIERA
Dei quattro milioni e mezzo di stranieri presenti in Italia, più della metà sono cristiani. A loro si rivolgono due libricini di preghiere bilingue, in uscita a settembre: Padre nuestro y otras oraciones, in italiano e spagnolo, dedicato alle comunità latinoamericane; Ama namin at iba pang mga panalangin, in italiano e tagalog, rivolto alla numerosa comunità filippina residente in Italia.
I libricini sono introdotti da una lettera di mons. Giancarlo Perego, Direttore Generale della Fondazione Migrantes, che illustra bene come la preghiera abbia la forza di tenere uniti gli immigrati ai loro Paesi e ai loro cari lontani, creando al tempo stesso avvicinamento e comunione con le persone con cui vivono in questo momento. Ci dice giustamente mons. Perego: “La preghiera è sempre un luogo anche politico – come amava dire il card. Danielou – cioè che aiuta a guardare alle persone, alla loro situazione, alle gioie e speranze, alle tristezze e angosce della gente, soprattutto dei più poveri, come ricorda la costituzione conciliare Gaudium et spes. Un libro di preghiere bilingue, tra le mani di persone che hanno una storia diversa di fede, può aiutare l’incontro comune con Dio e l’incontro tra le persone, costruire Chiesa in ogni luogo, favorire una nuova Pentecoste, e in questo modo essere veicolo di integrazione e di condivisione di storie e di esperienze sociali ed ecclesiali diverse”.
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