martedì, settembre 11, 2012
Ankara ha annunciato che non concederà l'estradizione per Tareq al-Hascemi. Il leader sunnita condannato a morte in contumacia lo scorso 9 settembre per triplice omicidio. Il vicepresidente ha giudicato il verdetto viziato dal governo a maggioranza sciita guidato dal Premier al-Maliki. 

Ankara (AsiaNews) - Ankara non dà l'estradizione per Tareq al-Hascemi, vice presidente iracheno condannato a morte in absentia lo scorso 9 settembre da una corte irachena. Oggi, Recp Tayyip Erdogan, Primo ministro turco, ha sottolineato che "la Turchia ospiterà Hashemi finché egli vorrà restare. Non lo daremo nelle mani di nessuno". Il politico musulmano sunnita, che ora risiede in Turchia, è stato condannato a morte per l'omicidio i due avvocati e un generale. Essi sarebbero stati uccisi da un commando guidato dallo stesso Hashemi. Secondo la polizia tali squadroni della morte sono responsabili di almeno 150 uccisioni. Egli si è sempre proclamato innocente e ha definito "politico" il processo voluto dal Primo ministro Nouri al-Maliki e dal governo sciita. Dopo la notizia del suo arresto, diffusa nel dicembre 2011 il giorno dopo il ritiro delle truppe statunitensi dall'Iraq, Hashemi si è rifugiato prima in Kurdistan, che in virtù della sua autonomia regionale ha respinto l'ordine di consegna al tribunale federale. In seguito il politico ha cercato ospitalità in Qatar, Arabia Saudita, per approdare infine in Turchia. Tutti questi Paesi sono a maggioranza sunnita. Ieri, in una conferenza stampa Hashemi ha fatto un sottile riferimento al "crescente ruolo dei Paesi vicini nei nostri affari politici". In molti hanno visto in questa frase un riferimento all'Iran che avrebbe legami con il governo Maliki.

Hashemi è uno dei più influenti politici sunniti iracheni e il suo caso ha creato una destabilizzazione politica all'interno delle istituzioni. Tale instabilità è coincisa con l'aumento delle violenze settarie fra sunniti e sciiti, che secondo fonti di AsiaNews hanno una chiara matrice politica. (v. 10/09/2012 AsiaNews, "Arcivescovo di Kirkuk: "matrice politica" dietro le violenze settarie in Iraq")

Il 9 settembre scorso una serie di attentati hanno colpito diversi quartieri a maggioranza sciita a Baghdad, in risposta alla condanna a morte del vice-presidente sunnita Tariq al-Hashemi. Si è trattato di una delle più "sanguinose" giornate dell'anno, con oltre 100 morti in tutto il Paese cui si aggiungono almeno 350 feriti. Nel solo mese di giugno sono morte 237 persone in attacchi suicidi.

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