lunedì, settembre 10, 2012
Dalla Turchia, dove ha trovato rifugio da aprile, il vice presidente Tariq al Hashemi ha già respinto la condanna alla pena capitale decisa ieri da una corte di Bagdad.

Misna - Giudicato in contumacia, assieme al suo genero, che era il suo segretario, e a membri della sua guardia, è stato riconosciuto colpevole e condannato alla pena di morte per un doppio omicidio, quello di un avvocato e del generale Talib Belassim. In tutto era processato per 150 capi di accusa, tra cui diversi altri omicidi per i quali alla fine è stato prosciolto. I suoi legali potranno presentare un ricorso entro 30 giorni. Hashemi ha sempre negato il suo coinvolgimento nei crimini contestatigli . Il vice presidente, contro chi è stato spiccato anche un mandato di cattura internazionale dell’Interpol, è fuggito lo scorso dicembre dopo che le autorità lo hanno accusato di guidare squadroni della morte responsabili dell’omicidio di sei giudici e di altre persone, crimini commessi tra il 2005 e il 2011. Ma lui, il sunnita di più alto grado all’interno del governo di coalizione al potere in Iraq è da tempo in rotta con il primo ministro, lo sciita Nouri Al Maliki. Hashemi sostiene di essere vittima di macchinazioni che mirano a estrometterlo dalla vita politica del suo paese. La sentenza è stata pronunciata ieri, dopo un fine settimana segnato da una nuova ondata di attentati in 11 città, conclusosi con un bilancio di 73 vittime e 213 feriti. Da luglio attentati e violenze sono tornati ad aumentare in Iraq e alcuni osservatori collegano questa recrudescenza al conflitto in corso in Siria che starebbe destabilizzando l’intera regione. Secondo altri l’insicurezza è invece causata da una grave crisi politica interna e dal riaccendersi di forti tensioni confessionali.

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