Dalla Turchia, dove ha trovato rifugio da aprile, il vice presidente Tariq al Hashemi ha già respinto la condanna alla pena capitale decisa ieri da una corte di Bagdad.
Misna - Giudicato in contumacia, assieme al suo genero, che era il suo segretario, e a membri della sua guardia, è stato riconosciuto colpevole e condannato alla pena di morte per un doppio omicidio, quello di un avvocato e del generale Talib Belassim. In tutto era processato per 150 capi di accusa, tra cui diversi altri omicidi per i quali alla fine è stato prosciolto. I suoi legali potranno presentare un ricorso entro 30 giorni. Hashemi ha sempre negato il suo coinvolgimento nei crimini contestatigli . Il vice presidente, contro chi è stato spiccato anche un mandato di cattura internazionale dell’Interpol, è fuggito lo scorso dicembre dopo che le autorità lo hanno accusato di guidare squadroni della morte responsabili dell’omicidio di sei giudici e di altre persone, crimini commessi tra il 2005 e il 2011. Ma lui, il sunnita di più alto grado all’interno del governo di coalizione al potere in Iraq è da tempo in rotta con il primo ministro, lo sciita Nouri Al Maliki. Hashemi sostiene di essere vittima di macchinazioni che mirano a estrometterlo dalla vita politica del suo paese. La sentenza è stata pronunciata ieri, dopo un fine settimana segnato da una nuova ondata di attentati in 11 città, conclusosi con un bilancio di 73 vittime e 213 feriti. Da luglio attentati e violenze sono tornati ad aumentare in Iraq e alcuni osservatori collegano questa recrudescenza al conflitto in corso in Siria che starebbe destabilizzando l’intera regione. Secondo altri l’insicurezza è invece causata da una grave crisi politica interna e dal riaccendersi di forti tensioni confessionali.
Misna - Giudicato in contumacia, assieme al suo genero, che era il suo segretario, e a membri della sua guardia, è stato riconosciuto colpevole e condannato alla pena di morte per un doppio omicidio, quello di un avvocato e del generale Talib Belassim. In tutto era processato per 150 capi di accusa, tra cui diversi altri omicidi per i quali alla fine è stato prosciolto. I suoi legali potranno presentare un ricorso entro 30 giorni. Hashemi ha sempre negato il suo coinvolgimento nei crimini contestatigli . Il vice presidente, contro chi è stato spiccato anche un mandato di cattura internazionale dell’Interpol, è fuggito lo scorso dicembre dopo che le autorità lo hanno accusato di guidare squadroni della morte responsabili dell’omicidio di sei giudici e di altre persone, crimini commessi tra il 2005 e il 2011. Ma lui, il sunnita di più alto grado all’interno del governo di coalizione al potere in Iraq è da tempo in rotta con il primo ministro, lo sciita Nouri Al Maliki. Hashemi sostiene di essere vittima di macchinazioni che mirano a estrometterlo dalla vita politica del suo paese. La sentenza è stata pronunciata ieri, dopo un fine settimana segnato da una nuova ondata di attentati in 11 città, conclusosi con un bilancio di 73 vittime e 213 feriti. Da luglio attentati e violenze sono tornati ad aumentare in Iraq e alcuni osservatori collegano questa recrudescenza al conflitto in corso in Siria che starebbe destabilizzando l’intera regione. Secondo altri l’insicurezza è invece causata da una grave crisi politica interna e dal riaccendersi di forti tensioni confessionali.
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