Come possiamo affermare con certezza che Gesù non era sposato? E anche se lo fosse stato, cambierebbe qualcosa? La recente scoperta di un antico frammento in lingua copta, il cosiddetto “Vangelo della moglie di Gesù”, riaccende la discussione. Più fra gli appassionati di misteri che fra gli storici, a dire il vero...
In questi giorni sta facendo parlare molto di sé l’annuncio della scoperta, fatta dalla professoressa Karen Leigh King (docente di Divinità all’Università di Harvard), di un frammento di papiro del IV secolo d. C. in cui compare per la prima volta un riferimento esplicito alla moglie di Gesù. L’esistenza del frammento (un papiro di 4 centimetri per 8, scritto in copto sahidico, antico dialetto del sud dell’Egitto) è stata resa pubblica durante il Congresso Internazionale degli studi copti tenutosi a Roma il 18 settembre 2012. In tutto si tratta di poche frasi, per di più lacunose, di cui risulta davvero difficile ricostruire il significato complessivo. Nella parte posteriore sono visibili solo cinque parole (“mia madre”, “tre”, “merita che”), che, secondo l’interpretazione datane dalla studiosa, potrebbero significare: “Mia madre mi ha dato la vita” e “lo merita”. Ben più interessante il lato anteriore, in cui si legge: “Gesù disse loro: Mia moglie…” e poco dopo “sarà capace di essere mia discepola”. Il frammento è stato esaminato anche da due papirologi, Roger Bagnall (dell’Università di New York) e Anne Marie Luijendijk (docente di religione a Princeton), e infine da Ariel Shisha-Halevy (dell’Università di Gerusalemme), uno dei pochi studiosi al mondo ad avere perfetta conoscenza della lingua copta, i quali hanno concluso per la probabile autenticità del testo, benché risulti evidente all’occhio che, laddove si parla della moglie di Gesù, l’inchiostro sia stranamente più marcato. Il testo, come anticipato, è del IV secolo d.C. (quindi parecchi secoli dopo la morte di Gesù), anche se la King ha ipotizzato possa trattarsi di una copia basata su un testo originale greco risalente alla seconda metà del II secolo d. C.; dunque una copia tarda di un più antico scritto (forse di ambiente gnostico), che la professoressa ha battezzato come “Vangelo della moglie di Gesù”, visto che, allo stato attuale, si tratta del solo apocrifo che in termini così espliciti faccia menzione di una relazione coniugale di Gesù. La King ha però voluto insistere sul fatto che il frammento non può essere considerato come la prova che Gesù, in quanto persona storica, sia stato effettivamente sposato, ma testimonia al più che, sul finire del II secolo, presso alcuni cristiani si fosse sviluppata una tale credenza.
La scoperta, dunque, nonostante il sensazionalismo con cui certi media l’hanno presentata, non sposta di molto i termini in cui la questione viene tradizionalmente affrontata e risolta dagli esperti. Gli studiosi del cristianesimo antico, infatti, sulla base di uno studio accurato delle fonti a loro disposizione (sia canoniche che apocrife), non hanno mai nutrito seri dubbi sul celibato di Gesù. L’idea invece che Gesù fosse sposato, per di più con la Maddalena, appartiene ad una letteratura dozzinale e sensazionalistica, priva di serie basi scientifiche, di cui “Il santo Graal” di Baigent, Leigh, Lincoln e il più recente “Codice da Vinci” di Dan Brown costituiscono le espressioni più note al grande pubblico. I rappresentanti di questa letteratura “pseudoscientifica” sono soliti sostenere che ai tempi di Gesù era inconcepibile per un uomo in età matura non sposarsi: le nozze costituivano insomma un dovere sociale a cui un buon ebreo non poteva sottrarsi. Ecco perché ha più senso, secondo costoro, pensare ad un Gesù sposato piuttosto che ad un Gesù “single”.
L’argomento, nella sua apparente logicità, è suggestivo, eppure per gli studiosi risulta poco convincente, non foss’altro che per la sua estrema generalizzazione. Non è vero, infatti, che nella Palestina di circa 2000 anni fa il matrimonio fosse la sola via praticabile per un uomo: era sicuramente la più diffusa, ma non la sola. Anche a quei tempi troviamo esempi di uomini celibi per scelta, che non per questo incorrevano in alcuna forma di condanna sociale, e li troviamo soprattutto tra i circoli apocalittici ebraici, come ad esempio gli Esseni. Ora, è vero che Gesù non apparteneva agli ambienti essenici (quella di un Gesù esseno è un’altra leggenda metropolitana di cui gli studiosi hanno da tempo dimostrato la falsità), ma è anche vero che accenti apocalittici li ritroviamo anche nell’ insegnamento di Gesù e, per un apocalittico del I secolo, come già detto, non era affatto inconsueto rimanere celibi. Ma la cosa più singolare è che le fonti più antiche sulla vita di Gesù tacciono sull’esistenza di una moglie. Eppure, le occasioni per farlo non sarebbero certo mancate. Si pensi che i Vangeli canonici (che tra le fonti storiche su Gesù, lettere paoline a parte, sono le più antiche e autorevoli, essendo stati scritti tra il 70 e il 90 d.C. dagli stessi apostoli o comunque da loro stretti collaboratori) contengono numerosi accenni alla famiglia di Gesù: la madre, il padre e perfino i “fratelli”; ma di una moglie neppure l’ombra. Nei canonici inoltre si parla spesso del rapporto di Gesù con le donne, alcune delle quali liberò da vari mali, mentre altre lo seguivano nella sua attività di apostolato e lo sostenevano finanziariamente. In alcuni casi vengono ricordati perfino i loro nomi: non è strano che, solo della moglie, ammesso che Gesù ne avesse una, non si dica nulla? Inoltre, la scelta del celibato “per il Regno dei cieli” è uno dei temi portanti dell’insegnamento di Gesù, al punto che a chi chiedeva di seguirlo nell’apostolato Gesù domandava di lasciare tutto, compresi moglie e figli. L’idea di un Gesù sposato stride quindi fortemente col suo stesso insegnamento: come avrebbe potuto Gesù chiedere ai suoi discepoli di lasciare la moglie se lui stesso ne avesse avuto una?
Ad analoghe conclusioni si perviene se dai canonici si passa agli apocrifi. In nessun vangelo apocrifo si legge infatti che Gesù era sposato, neppure in quelli che, come il Vangelo di Maria e il Vangelo di Filippo, ci parlano della speciale relazione che Gesù avrebbe avuto con la Maddalena (ma si badi che qui abbiamo a che fare con testi tardi, del II-III secolo, intrisi di leggendario, da cui è difficile ricavare informazioni storicamente attendibili su Gesù). Se da un lato, nel Vangelo di Maria, si legge soltanto che “Gesù amava la Maddalena più degli altri discepoli”, nel Vangelo di Filippo troviamo un versetto molto frammentato e di difficile lettura, in cui Maria Maddalena verrebbe definita come “compagna” (“koinonos”) di Gesù. Però la parola greca “koinonos” non indica affatto una relazione maritale, bensì una relazione amicale: la Maddalena, quindi, secondo il Vangelo di Filippo, sarebbe “compagna” di Gesù non nel senso di “moglie”, bensì di “amica”.
Per la prima volta, si parla di “moglie” in senso proprio nel frammento identificato dalla professoressa King (anche se non ci viene detto che la moglie di Gesù sia proprio la Maddalena). E questo è senz’altro una novità, perché sarebbe il primo apocrifo in nostro possesso in cui si fa esplicito riferimento al matrimonio di Gesù. Eppure, la tardività del testo – per stessa ammissione della studiosa – non rende credibile che Gesù, come persona storica, fosse realmente sposato. Tanto più che sul punto il c.d. “Vangelo della moglie” è in contraddizione con fonti ben più antiche e autorevoli.
Ma, in fin dei conti, si chiederà ingenuamente qualcuno, cosa cambia se Gesù era sposato o meno? Questo aspetto è davvero così importante? In verità, in una prospettiva di fede, non c’è aspetto della vita di Gesù che possa considerarsi insignificante, visto che in Cristo, più che in altri, le scelte di vita sono intimamente legate al suo insegnamento. La stessa consacrazione religiosa (che comporta, tra gli altri, il voto di castità) ha senso solo in relazione alla scelta del celibato “per il Regno di Dio” fatta da Gesù.
di Bartolo Salone
La scoperta, dunque, nonostante il sensazionalismo con cui certi media l’hanno presentata, non sposta di molto i termini in cui la questione viene tradizionalmente affrontata e risolta dagli esperti. Gli studiosi del cristianesimo antico, infatti, sulla base di uno studio accurato delle fonti a loro disposizione (sia canoniche che apocrife), non hanno mai nutrito seri dubbi sul celibato di Gesù. L’idea invece che Gesù fosse sposato, per di più con la Maddalena, appartiene ad una letteratura dozzinale e sensazionalistica, priva di serie basi scientifiche, di cui “Il santo Graal” di Baigent, Leigh, Lincoln e il più recente “Codice da Vinci” di Dan Brown costituiscono le espressioni più note al grande pubblico. I rappresentanti di questa letteratura “pseudoscientifica” sono soliti sostenere che ai tempi di Gesù era inconcepibile per un uomo in età matura non sposarsi: le nozze costituivano insomma un dovere sociale a cui un buon ebreo non poteva sottrarsi. Ecco perché ha più senso, secondo costoro, pensare ad un Gesù sposato piuttosto che ad un Gesù “single”.
L’argomento, nella sua apparente logicità, è suggestivo, eppure per gli studiosi risulta poco convincente, non foss’altro che per la sua estrema generalizzazione. Non è vero, infatti, che nella Palestina di circa 2000 anni fa il matrimonio fosse la sola via praticabile per un uomo: era sicuramente la più diffusa, ma non la sola. Anche a quei tempi troviamo esempi di uomini celibi per scelta, che non per questo incorrevano in alcuna forma di condanna sociale, e li troviamo soprattutto tra i circoli apocalittici ebraici, come ad esempio gli Esseni. Ora, è vero che Gesù non apparteneva agli ambienti essenici (quella di un Gesù esseno è un’altra leggenda metropolitana di cui gli studiosi hanno da tempo dimostrato la falsità), ma è anche vero che accenti apocalittici li ritroviamo anche nell’ insegnamento di Gesù e, per un apocalittico del I secolo, come già detto, non era affatto inconsueto rimanere celibi. Ma la cosa più singolare è che le fonti più antiche sulla vita di Gesù tacciono sull’esistenza di una moglie. Eppure, le occasioni per farlo non sarebbero certo mancate. Si pensi che i Vangeli canonici (che tra le fonti storiche su Gesù, lettere paoline a parte, sono le più antiche e autorevoli, essendo stati scritti tra il 70 e il 90 d.C. dagli stessi apostoli o comunque da loro stretti collaboratori) contengono numerosi accenni alla famiglia di Gesù: la madre, il padre e perfino i “fratelli”; ma di una moglie neppure l’ombra. Nei canonici inoltre si parla spesso del rapporto di Gesù con le donne, alcune delle quali liberò da vari mali, mentre altre lo seguivano nella sua attività di apostolato e lo sostenevano finanziariamente. In alcuni casi vengono ricordati perfino i loro nomi: non è strano che, solo della moglie, ammesso che Gesù ne avesse una, non si dica nulla? Inoltre, la scelta del celibato “per il Regno dei cieli” è uno dei temi portanti dell’insegnamento di Gesù, al punto che a chi chiedeva di seguirlo nell’apostolato Gesù domandava di lasciare tutto, compresi moglie e figli. L’idea di un Gesù sposato stride quindi fortemente col suo stesso insegnamento: come avrebbe potuto Gesù chiedere ai suoi discepoli di lasciare la moglie se lui stesso ne avesse avuto una?
Ad analoghe conclusioni si perviene se dai canonici si passa agli apocrifi. In nessun vangelo apocrifo si legge infatti che Gesù era sposato, neppure in quelli che, come il Vangelo di Maria e il Vangelo di Filippo, ci parlano della speciale relazione che Gesù avrebbe avuto con la Maddalena (ma si badi che qui abbiamo a che fare con testi tardi, del II-III secolo, intrisi di leggendario, da cui è difficile ricavare informazioni storicamente attendibili su Gesù). Se da un lato, nel Vangelo di Maria, si legge soltanto che “Gesù amava la Maddalena più degli altri discepoli”, nel Vangelo di Filippo troviamo un versetto molto frammentato e di difficile lettura, in cui Maria Maddalena verrebbe definita come “compagna” (“koinonos”) di Gesù. Però la parola greca “koinonos” non indica affatto una relazione maritale, bensì una relazione amicale: la Maddalena, quindi, secondo il Vangelo di Filippo, sarebbe “compagna” di Gesù non nel senso di “moglie”, bensì di “amica”.
Per la prima volta, si parla di “moglie” in senso proprio nel frammento identificato dalla professoressa King (anche se non ci viene detto che la moglie di Gesù sia proprio la Maddalena). E questo è senz’altro una novità, perché sarebbe il primo apocrifo in nostro possesso in cui si fa esplicito riferimento al matrimonio di Gesù. Eppure, la tardività del testo – per stessa ammissione della studiosa – non rende credibile che Gesù, come persona storica, fosse realmente sposato. Tanto più che sul punto il c.d. “Vangelo della moglie” è in contraddizione con fonti ben più antiche e autorevoli.
Ma, in fin dei conti, si chiederà ingenuamente qualcuno, cosa cambia se Gesù era sposato o meno? Questo aspetto è davvero così importante? In verità, in una prospettiva di fede, non c’è aspetto della vita di Gesù che possa considerarsi insignificante, visto che in Cristo, più che in altri, le scelte di vita sono intimamente legate al suo insegnamento. La stessa consacrazione religiosa (che comporta, tra gli altri, il voto di castità) ha senso solo in relazione alla scelta del celibato “per il Regno di Dio” fatta da Gesù.
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È presente 1 commento
Lui è lo Sposo e la Chiesa è la Sposa...
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