Si estende la protesta antiamericana nel mondo islamico e arabo, a causa del film blasfemo su Maometto, prodotto negli Stati Uniti.
Radio Vaticana - Tra gli ultimi episodi: in Pakistan, le manifestazioni hanno assunto anche toni anticristiani. A Hyderabad, numerosi i cortei con slogan e atti di vilipendio nei confronti di simboli cristiani. Colpi d’arma da fuoco sono stati sparati contro il portone della Cattedrale. L’organizzazione Al Qaeda per il Maghreb, plaudendo all’omicidio dell’ambasciatore Stevens, ha esortato a uccidere tutti i rappresentanti diplomatici degli Stati Uniti nella regione. Intanto, in Libano il movimento sciita Hezbollah, attraverso le parole del suo leader Nasrallah, ha indetto una settimana di proteste antiamericane. Sul significato della decisione di Hezbollah, Giancarlo La Vella ha intervistato Antonio Ferrari, esperto di Medio Oriente, analista del Corriere della Sera: ascolta
R. – Sicuramente, è una discesa in campo fragorosa, perché Nasrallah, il capo di Hezbollah, per motivi di sicurezza compare in pubblico molto raramente dal 2006 e poi perché ha lanciato un appello molto duro alla mobilitazione antiamericana. Un’altra considerazione è una considerazione interessante di carattere religioso. Nasrallah e tutto il movimento Hezbollah, in segno di rispetto per la visita di Benedetto XVI in Libano, salutato anche dallo stesso movimento sciita come messaggero di pace, ha atteso la partenza del Papa per poter lanciare la sua campagna. Quindi, non c’è naturalmente nessun tipo di conflitto con le altre componenti religiose. C’è invece un conflitto politico aperto contro questo film, che rischia anche di condizionare la campagna elettorale americana, creando non pochi problemi al presidente Obama, che punta alla rielezioni nelle consultazioni di novembre prossimo.
D. – Potrebbe essere l’inizio di una protesta che, da antiamericana, si trasformi più in generale in antioccidentale, guardando anche agli sviluppi della situazione siriana?
R. – Sì, perché Hezbollah è molto vicino alla Siria e potrebbe far sentire la sua forza anche in funzione totalmente antioccidentale. Questo nel caso in cui ci fosse un attacco contro la Siria. E’ evidente che lo sviluppo della situazione siriana, se dovesse portare a derive durissime e drammatiche, con interventi esterni, scatenerebbe sicuramente Hezbollah. Ma, prima di pensare a interventi esterni, bisogna sempre considerare che sulla Siria c’è sempre il veto a qualsiasi tipo di iniziativa militare da parte di Russia e Cina, proprio perché attraverso la Siria Mosca vuole dimostrare che è ancora bene presente nella regione. Dalla sua, invece, la Cina segue sui interessi particolari: vuole tenere aperti tutti i possibili canali per dotarsi di quelle risorse energetiche di cui ha sommamente bisogno.
Radio Vaticana - Tra gli ultimi episodi: in Pakistan, le manifestazioni hanno assunto anche toni anticristiani. A Hyderabad, numerosi i cortei con slogan e atti di vilipendio nei confronti di simboli cristiani. Colpi d’arma da fuoco sono stati sparati contro il portone della Cattedrale. L’organizzazione Al Qaeda per il Maghreb, plaudendo all’omicidio dell’ambasciatore Stevens, ha esortato a uccidere tutti i rappresentanti diplomatici degli Stati Uniti nella regione. Intanto, in Libano il movimento sciita Hezbollah, attraverso le parole del suo leader Nasrallah, ha indetto una settimana di proteste antiamericane. Sul significato della decisione di Hezbollah, Giancarlo La Vella ha intervistato Antonio Ferrari, esperto di Medio Oriente, analista del Corriere della Sera: ascolta
R. – Sicuramente, è una discesa in campo fragorosa, perché Nasrallah, il capo di Hezbollah, per motivi di sicurezza compare in pubblico molto raramente dal 2006 e poi perché ha lanciato un appello molto duro alla mobilitazione antiamericana. Un’altra considerazione è una considerazione interessante di carattere religioso. Nasrallah e tutto il movimento Hezbollah, in segno di rispetto per la visita di Benedetto XVI in Libano, salutato anche dallo stesso movimento sciita come messaggero di pace, ha atteso la partenza del Papa per poter lanciare la sua campagna. Quindi, non c’è naturalmente nessun tipo di conflitto con le altre componenti religiose. C’è invece un conflitto politico aperto contro questo film, che rischia anche di condizionare la campagna elettorale americana, creando non pochi problemi al presidente Obama, che punta alla rielezioni nelle consultazioni di novembre prossimo.
D. – Potrebbe essere l’inizio di una protesta che, da antiamericana, si trasformi più in generale in antioccidentale, guardando anche agli sviluppi della situazione siriana?
R. – Sì, perché Hezbollah è molto vicino alla Siria e potrebbe far sentire la sua forza anche in funzione totalmente antioccidentale. Questo nel caso in cui ci fosse un attacco contro la Siria. E’ evidente che lo sviluppo della situazione siriana, se dovesse portare a derive durissime e drammatiche, con interventi esterni, scatenerebbe sicuramente Hezbollah. Ma, prima di pensare a interventi esterni, bisogna sempre considerare che sulla Siria c’è sempre il veto a qualsiasi tipo di iniziativa militare da parte di Russia e Cina, proprio perché attraverso la Siria Mosca vuole dimostrare che è ancora bene presente nella regione. Dalla sua, invece, la Cina segue sui interessi particolari: vuole tenere aperti tutti i possibili canali per dotarsi di quelle risorse energetiche di cui ha sommamente bisogno.
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