L’ultimo saluto all’uomo che ha fatto luce sui fatti più oscuri del nostro Paese
Pierluigi Vigna, entrato nel lontano 1959 nella magistratura, ha lasciato un segno indelebile nelle pagine della storia d’Italia. L’uomo di origini toscane, nato a Borgo San Lorenzo in provincia di Firenze, è scomparso all’età di 79 anni dopo aver vissuto una vita ricca di successi e una carriera di altissimo valore professionale. Vigna ha ricoperto la carica di procuratore antimafia dal 1997 al 2005 e ha condotto una serie di inchieste contro il terrorismo (guidando per esempio l’arresto della brigatista Barbara Balzerani), si è occupato del traffico di armi e droga, ha seguito le indagini sulle autobombe mafiose scoppiate nella primavera-estate del 1993 a Firenze, Roma e Milano e ha inoltre indagato sugli omicidi commessi dal “mostro di Firenze”. È grazie a lui che nel 1992 Gaspare Mutolo iniziò a collaborare con la giustizia e fu sempre Vigna ad ascoltare le prime dichiarazioni di Francesco Brusca. Nel 2005 Carlo Azeglio Ciampi, ex-Presidente della Repubblica, lo nominò Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.
Nel mondo giudiziario Vigna si è spesso schierato «controcorrente»: assolutamente contrario all'impegno dei magistrati in politica «anche da pensionato», si è detto sempre a favore della separazione delle carriere tra giudici e pm, si è battuto per l'istituzione dei tribunale distrettuali antimafia e a favore del raggruppamento delle strutture investigative antimafia in un unico organismo.
Alcuni rappresentanti politiche lo ricordano con affetto, come Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei Valori, che ha dichiarato: “Chi ha avuto la possibilità di conoscerlo, non ha potuto non ammirarlo per la sua capacità minuziosa di ricerca delle prove e della loro puntuale verifica”. Renato Schifani, presidente del Senato, si è così espresso: “Uomo che ha saputo dimostrare il significato del senso del dovere, della lealtà, della rettitudine, dell’indipendenza e dell’autonomia del magistrato nel senso più ampio del termine”. Le parole di Walter Veltroni lo menzionano come “un magistrato rigoroso” e per Massimo D’Alema è stato “esempio di serietà e competenza”.
Pierluigi Vigna si è spento venerdì 28 settembre presso il Centro Oncologico Fiorentino di Villa Ragionieri, a Firenze. Accanto a lui c’erano la moglie Lilia, il figlio Leonardo e le due sorelle. I funerali si terranno lunedì nella chiesa di San Miniato al Monte di Firenze.
di Paola Bisconti
Pierluigi Vigna, entrato nel lontano 1959 nella magistratura, ha lasciato un segno indelebile nelle pagine della storia d’Italia. L’uomo di origini toscane, nato a Borgo San Lorenzo in provincia di Firenze, è scomparso all’età di 79 anni dopo aver vissuto una vita ricca di successi e una carriera di altissimo valore professionale. Vigna ha ricoperto la carica di procuratore antimafia dal 1997 al 2005 e ha condotto una serie di inchieste contro il terrorismo (guidando per esempio l’arresto della brigatista Barbara Balzerani), si è occupato del traffico di armi e droga, ha seguito le indagini sulle autobombe mafiose scoppiate nella primavera-estate del 1993 a Firenze, Roma e Milano e ha inoltre indagato sugli omicidi commessi dal “mostro di Firenze”. È grazie a lui che nel 1992 Gaspare Mutolo iniziò a collaborare con la giustizia e fu sempre Vigna ad ascoltare le prime dichiarazioni di Francesco Brusca. Nel 2005 Carlo Azeglio Ciampi, ex-Presidente della Repubblica, lo nominò Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.
Nel mondo giudiziario Vigna si è spesso schierato «controcorrente»: assolutamente contrario all'impegno dei magistrati in politica «anche da pensionato», si è detto sempre a favore della separazione delle carriere tra giudici e pm, si è battuto per l'istituzione dei tribunale distrettuali antimafia e a favore del raggruppamento delle strutture investigative antimafia in un unico organismo.
Alcuni rappresentanti politiche lo ricordano con affetto, come Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei Valori, che ha dichiarato: “Chi ha avuto la possibilità di conoscerlo, non ha potuto non ammirarlo per la sua capacità minuziosa di ricerca delle prove e della loro puntuale verifica”. Renato Schifani, presidente del Senato, si è così espresso: “Uomo che ha saputo dimostrare il significato del senso del dovere, della lealtà, della rettitudine, dell’indipendenza e dell’autonomia del magistrato nel senso più ampio del termine”. Le parole di Walter Veltroni lo menzionano come “un magistrato rigoroso” e per Massimo D’Alema è stato “esempio di serietà e competenza”.
Pierluigi Vigna si è spento venerdì 28 settembre presso il Centro Oncologico Fiorentino di Villa Ragionieri, a Firenze. Accanto a lui c’erano la moglie Lilia, il figlio Leonardo e le due sorelle. I funerali si terranno lunedì nella chiesa di San Miniato al Monte di Firenze.
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