L’Italia, culla della cultura, rischia di diventare il cimitero di 300.000 volumi custoditi egregiamente presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli. Per salvarli c’è un appello che chiede di sbloccare i fondi destinati alla sistemazione dei pregiati testi.
di Paola Bisconti
Se fino ad ora la biblioteca dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici è sopravvissuta alla decadenza, culturale e fisica, è stato grazie a Gerardo Marotta, avvocato e filosofo, che negli ultimi anni ha pagato con il proprio denaro l’oneroso affitto dell’elegante Palazzo Serra di Cassano, a Napoli, e ha acquistato gli scaffali che appartenevano a Gioacchino Murat. Ora è arrivato il momento di sbloccare i fondi che l’Unione Europea ha destinato alla Regione Campania per spostare la sede della biblioteca, tanto decantata per l’indiscutibile valore dei libri messi a disposizione di studiosi, professori e ricercatori di tutta Italia. La delibera n°6039 del 2001 individuava i locali dell’ex Coni in piazza Santa Maria degli Angeli come nuovo complesso in grado di ospitare i 300.000 volumi di Benedetto Croce, Giordano Bruno, Genovesi, Giannone e altri intellettuali della cultura partenopea. Ma se così non sarà, i testi finiranno al “rogo”: l’elegante struttura prevista per un trasloco finora mai realizzato verrà sostituita con un capannone a Casoria dove saranno accantonati i pregiati volumi.
Un gruppo di scrittori, giornalisti e letterati ha espresso il proprio disappunto stilando un appello che chiede a Ornaghi, il ministro dei Beni Culturali, a Caldoro, il presidente della Regione Campania, e all’attuale giunta comunale di Napoli di trovare una rapida soluzione per la destinazione dei testi. La trascuratezza con la quale da anni è stata affrontata la questione ha suscitato l’indignazione da parte di tutti coloro che credono ancora nel valore dei libri, anche e soprattutto di quelli ingialliti dal tempo, dove sono incisi i principi del pensiero filosofico italiano dal 1700 ad oggi.
Perfino l’Unesco ha dichiarato la biblioteca unica al mondo, mentre l’amministrazione locale non riesce a sostenere il lavoro di Gerardo Marotta, che nonostante i suoi 85 anni continua a lottare per una causa in cui crede così tanto da aver donato 100.000 volumi di sua proprietà, frutto di un lavoro certosino presso fondi librari e antiquari di tutta Europa che può fare solo chi ama la cultura intesa come bene comune. L’avvocato Marotta è stato uno dei fondatori dell’Istituto, nato il 17 maggio del 1975 a Roma nella sede dell’Accademia dei Lincei, insieme a Enrico Cerulli, presidente dell’Accademia, Elena Croce, figlia di Benedetto Croce, Pietro Piovani, filosofo, Giovanni Pugliese Carratelli, storico, e Pierluigi Celli, presidente onorario. Nel corso di questi anni ognuno di loro ha lavorato per la gestione e lo sviluppo di un istituto ritenuto fulcro dell’attività culturale italiana, che oggi merita attenzione da parte “del governo che dovrebbe essere in grado di stilare un disegno di legge da presentare in Parlamento diretto a garantire un finanziamento stabile per la sopravvivenza dell’Istituto - come si legge sull’appello - che consenta di ripianare gli oneri finanziari derivati dal ritardo degli stessi contributi e che permetta il pieno svolgimento delle sue attività di ricerca e della sua funzione civile”.
Se non vogliamo assistere ad un nuovo rogo di libri, come accadde nel 1933 quando i nazisti organizzarono un’azione eclatante per suscitare scalpore e dimostrare il potere della dittatura, sosteniamo questa nobilissima campagna, diffondendo il principio che per vivere in una vera democrazia non esiste migliore arma del libro.
di Paola Bisconti
Se fino ad ora la biblioteca dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici è sopravvissuta alla decadenza, culturale e fisica, è stato grazie a Gerardo Marotta, avvocato e filosofo, che negli ultimi anni ha pagato con il proprio denaro l’oneroso affitto dell’elegante Palazzo Serra di Cassano, a Napoli, e ha acquistato gli scaffali che appartenevano a Gioacchino Murat. Ora è arrivato il momento di sbloccare i fondi che l’Unione Europea ha destinato alla Regione Campania per spostare la sede della biblioteca, tanto decantata per l’indiscutibile valore dei libri messi a disposizione di studiosi, professori e ricercatori di tutta Italia. La delibera n°6039 del 2001 individuava i locali dell’ex Coni in piazza Santa Maria degli Angeli come nuovo complesso in grado di ospitare i 300.000 volumi di Benedetto Croce, Giordano Bruno, Genovesi, Giannone e altri intellettuali della cultura partenopea. Ma se così non sarà, i testi finiranno al “rogo”: l’elegante struttura prevista per un trasloco finora mai realizzato verrà sostituita con un capannone a Casoria dove saranno accantonati i pregiati volumi.
Un gruppo di scrittori, giornalisti e letterati ha espresso il proprio disappunto stilando un appello che chiede a Ornaghi, il ministro dei Beni Culturali, a Caldoro, il presidente della Regione Campania, e all’attuale giunta comunale di Napoli di trovare una rapida soluzione per la destinazione dei testi. La trascuratezza con la quale da anni è stata affrontata la questione ha suscitato l’indignazione da parte di tutti coloro che credono ancora nel valore dei libri, anche e soprattutto di quelli ingialliti dal tempo, dove sono incisi i principi del pensiero filosofico italiano dal 1700 ad oggi.
Perfino l’Unesco ha dichiarato la biblioteca unica al mondo, mentre l’amministrazione locale non riesce a sostenere il lavoro di Gerardo Marotta, che nonostante i suoi 85 anni continua a lottare per una causa in cui crede così tanto da aver donato 100.000 volumi di sua proprietà, frutto di un lavoro certosino presso fondi librari e antiquari di tutta Europa che può fare solo chi ama la cultura intesa come bene comune. L’avvocato Marotta è stato uno dei fondatori dell’Istituto, nato il 17 maggio del 1975 a Roma nella sede dell’Accademia dei Lincei, insieme a Enrico Cerulli, presidente dell’Accademia, Elena Croce, figlia di Benedetto Croce, Pietro Piovani, filosofo, Giovanni Pugliese Carratelli, storico, e Pierluigi Celli, presidente onorario. Nel corso di questi anni ognuno di loro ha lavorato per la gestione e lo sviluppo di un istituto ritenuto fulcro dell’attività culturale italiana, che oggi merita attenzione da parte “del governo che dovrebbe essere in grado di stilare un disegno di legge da presentare in Parlamento diretto a garantire un finanziamento stabile per la sopravvivenza dell’Istituto - come si legge sull’appello - che consenta di ripianare gli oneri finanziari derivati dal ritardo degli stessi contributi e che permetta il pieno svolgimento delle sue attività di ricerca e della sua funzione civile”.
Se non vogliamo assistere ad un nuovo rogo di libri, come accadde nel 1933 quando i nazisti organizzarono un’azione eclatante per suscitare scalpore e dimostrare il potere della dittatura, sosteniamo questa nobilissima campagna, diffondendo il principio che per vivere in una vera democrazia non esiste migliore arma del libro.
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