Riunite a Capodarco, nelle Marche, organizzazioni e movimenti della società civile affontano il tema della crisi, proponendo soluzioni ispirate ai principi di solidarietà, uguaglianza e sostenibilità.
Città Nuova - Scenari geografici, sociali ed economici molto diversi. Da una parte Cernobbio, sul lago di Como, dove il Gotha della finanza, dell’imprenditoria e della politica si incontra per discutere di massimi sistemi rispetto alla situazione attuale e alle prospettive future. Dall'altra parte lo scenario sono le dolci colline marchigiane a cavallo delle province di Ascoli, Macerata e Fermo, dove è posata Capodarco, paesino reso famoso per la comunità che porta il suo nome e che, nel tempo, ne ha superato i confini. Qui si è appena conclusa l’annuale edizione di una manifestazione ben diversa da quella di Cernobbio. Partita a Bagnoli nel 2003, “Sbilanciamoci”, riunisce 51 organizzazioni della società civile impegnate per un’economia di giustizia e un nuovo modello di sviluppo fondato sui diritti, l’ambiente, la pace, attraverso azioni di denuncia, di sensibilizzazione, di pressione, di animazione politica e culturale, affinché anche in questi campi difficili possano entrare a pieno titolo principi come solidarietà, uguaglianza, sostenibilità.
Quest’anno sono state previste cinque sessioni plenarie, sette gruppi di lavoro, due tavole rotonde con oltre settanta relatori che si sono alternati nel corso del Forum: tre giorni di confronto sulle analisi e le proposte concrete e specifiche – come nella prassi di “Sbilanciamoci!” – per uscire dalla crisi.
In programma workshop sui temi dell’economia solidale, delle spese militari, del software libero, delle criticità e delle lacune nell’insegnamento di discipline economiche presso le università italiane, del reddito di cittadinanza. Un appuntamento fondamentale per mettere a fuoco proposte e piste di lavoro di fronte a un autunno che si preannuncia difficilissimo a causa delle condizioni sociali ed economiche del Paese e di un’agenda politica e istituzionale ancora incerta e piena di incognite.
Il copioso e interessante materiale prodotto può essere consultato (anche con materiale video) nel sito dell’organizzazione www.sbilanciamoci.org.
Noi abbiamo chiesto un commento dell'edizione 2012 a un grande “vecchio”, don Franco Monterubbianesi, che della Comunità di Capodarco è stato fondatore e che ne ha viste tante nei suoi 81 anni di vita.
Don Franco richiamandosi al filosofo del diritto Luigi Ferrajoli, ha ribadito: «All’impotenza della politica sull’economia oggi dobbiamo rispondere affidando l’onnipotenza della politica sulla società civile ai giovani, i quali sono più puri rispetto a noi adulti, che ci compromettiamo perché non crediamo alla purezza delle cose». «I giovani sono i portatori naturali della speranza. In questo lo slancio e la tensione verso la mondialità sono condizione necessaria e fondamentale – ha proseguito il fondatore di Capodarco – perché i problemi e la crisi hanno oggi assunto una dimensione e un ambito planetario e globale. Dobbiamo perciò dare ai giovani il protagonismo della nuova politica, come adulti affiancarli e accompagnarli, perché dalla loro indignazione rigorosa nascano nuovi progetti di socialità».
Città Nuova - Scenari geografici, sociali ed economici molto diversi. Da una parte Cernobbio, sul lago di Como, dove il Gotha della finanza, dell’imprenditoria e della politica si incontra per discutere di massimi sistemi rispetto alla situazione attuale e alle prospettive future. Dall'altra parte lo scenario sono le dolci colline marchigiane a cavallo delle province di Ascoli, Macerata e Fermo, dove è posata Capodarco, paesino reso famoso per la comunità che porta il suo nome e che, nel tempo, ne ha superato i confini. Qui si è appena conclusa l’annuale edizione di una manifestazione ben diversa da quella di Cernobbio. Partita a Bagnoli nel 2003, “Sbilanciamoci”, riunisce 51 organizzazioni della società civile impegnate per un’economia di giustizia e un nuovo modello di sviluppo fondato sui diritti, l’ambiente, la pace, attraverso azioni di denuncia, di sensibilizzazione, di pressione, di animazione politica e culturale, affinché anche in questi campi difficili possano entrare a pieno titolo principi come solidarietà, uguaglianza, sostenibilità.
Quest’anno sono state previste cinque sessioni plenarie, sette gruppi di lavoro, due tavole rotonde con oltre settanta relatori che si sono alternati nel corso del Forum: tre giorni di confronto sulle analisi e le proposte concrete e specifiche – come nella prassi di “Sbilanciamoci!” – per uscire dalla crisi.
In programma workshop sui temi dell’economia solidale, delle spese militari, del software libero, delle criticità e delle lacune nell’insegnamento di discipline economiche presso le università italiane, del reddito di cittadinanza. Un appuntamento fondamentale per mettere a fuoco proposte e piste di lavoro di fronte a un autunno che si preannuncia difficilissimo a causa delle condizioni sociali ed economiche del Paese e di un’agenda politica e istituzionale ancora incerta e piena di incognite.
Il copioso e interessante materiale prodotto può essere consultato (anche con materiale video) nel sito dell’organizzazione www.sbilanciamoci.org.
Noi abbiamo chiesto un commento dell'edizione 2012 a un grande “vecchio”, don Franco Monterubbianesi, che della Comunità di Capodarco è stato fondatore e che ne ha viste tante nei suoi 81 anni di vita.
Don Franco richiamandosi al filosofo del diritto Luigi Ferrajoli, ha ribadito: «All’impotenza della politica sull’economia oggi dobbiamo rispondere affidando l’onnipotenza della politica sulla società civile ai giovani, i quali sono più puri rispetto a noi adulti, che ci compromettiamo perché non crediamo alla purezza delle cose». «I giovani sono i portatori naturali della speranza. In questo lo slancio e la tensione verso la mondialità sono condizione necessaria e fondamentale – ha proseguito il fondatore di Capodarco – perché i problemi e la crisi hanno oggi assunto una dimensione e un ambito planetario e globale. Dobbiamo perciò dare ai giovani il protagonismo della nuova politica, come adulti affiancarli e accompagnarli, perché dalla loro indignazione rigorosa nascano nuovi progetti di socialità».
di Paolo De Maina
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