Violenze su prigionieri che in alcuni casi hanno causato la morte, ritorsioni sui contadini per produzioni insufficienti di riso e fallimento del governo nel tutelare il rispetto dei diritti umani di ogni cittadino: la denuncia è arrivata dalla Conferenza episcopale dello Sri Lanka (Cbcsl)
Misna - In un comunicato stampa a firma del cardinale Malcom Ranjith, presidente della Cbcsl, e del segretario generale, monsignor Norbert M. Andradi, i vescovi contestano alle autorità srilankesi “violazioni delle leggi internazionali che invece garantiscono ai detenuti un trattamento degno e la propria sicurezza”. Inoltre, nella North Central Province, a causa del ritardo delle piogge monsoniche chi lavora nelle risaie non è riuscito a produrre la quantità di raccolto stabilito dalle autorità, subendo minacce e ritorsioni.
Secondo i vescovi, tali abusi stanno “creando un senso di perdita nei valori umani e religiosi dell’intera società”. A tutti questi problemi “serve una soluzione politica per una pace duratura dopo tutto quello che questa nazione ha passato” si legge ancora nel comunicato, in riferimento alla guerra civile durata 36 anni tra le Forze armate di Colombo e la ribellione delle Tigri per la liberazione dell’Eelam tamil’ (Ltte).
Altro motivo di preoccupazione è rappresentato dalla crisi nel settore educativo, alla quale il governo di Colombo ha risposto con un pugno duro, chiudendo le università dopo il fallimento dei negoziati. Il sito d’informazione della Chiesa cattolica in Asia ‘Ucanews’ ha riferito che da oltre due mesi gli insegnanti osservano uno sciopero. Sindacati, esponenti religiosi e studenti scendendo in strada per manifestare contro i tagli della spesa pubblica destinata alla pubblica istruzione: una voce che nel 2005 ammontava nello 0,52% del bilancio dello Stato e oggi solo nello 0,27%. “Riforme mancate nel settore dell’educazione rischiano di affossarlo” avverte la Cbcsl, sottolineando che “il governo deve affrontare le questioni poste dai docenti – che rivendicano maggiori diritti e libertà – senza rimandare ancora perché a farne le spese sono i giovani dello Sri Lanka”.
Misna - In un comunicato stampa a firma del cardinale Malcom Ranjith, presidente della Cbcsl, e del segretario generale, monsignor Norbert M. Andradi, i vescovi contestano alle autorità srilankesi “violazioni delle leggi internazionali che invece garantiscono ai detenuti un trattamento degno e la propria sicurezza”. Inoltre, nella North Central Province, a causa del ritardo delle piogge monsoniche chi lavora nelle risaie non è riuscito a produrre la quantità di raccolto stabilito dalle autorità, subendo minacce e ritorsioni.
Secondo i vescovi, tali abusi stanno “creando un senso di perdita nei valori umani e religiosi dell’intera società”. A tutti questi problemi “serve una soluzione politica per una pace duratura dopo tutto quello che questa nazione ha passato” si legge ancora nel comunicato, in riferimento alla guerra civile durata 36 anni tra le Forze armate di Colombo e la ribellione delle Tigri per la liberazione dell’Eelam tamil’ (Ltte).
Altro motivo di preoccupazione è rappresentato dalla crisi nel settore educativo, alla quale il governo di Colombo ha risposto con un pugno duro, chiudendo le università dopo il fallimento dei negoziati. Il sito d’informazione della Chiesa cattolica in Asia ‘Ucanews’ ha riferito che da oltre due mesi gli insegnanti osservano uno sciopero. Sindacati, esponenti religiosi e studenti scendendo in strada per manifestare contro i tagli della spesa pubblica destinata alla pubblica istruzione: una voce che nel 2005 ammontava nello 0,52% del bilancio dello Stato e oggi solo nello 0,27%. “Riforme mancate nel settore dell’educazione rischiano di affossarlo” avverte la Cbcsl, sottolineando che “il governo deve affrontare le questioni poste dai docenti – che rivendicano maggiori diritti e libertà – senza rimandare ancora perché a farne le spese sono i giovani dello Sri Lanka”.
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