Gli alpini della Taurinense si trovano a dover portare avanti in Afghanistan una fase molto delicata della missione Isaf.
Herat, Youreporternews - I governi occidentali che stanno cercando di sganciarsi dal paese evitando di vanificare 11 anni di sforzi e di lasciare il governo locale troppo debole stanno evidentemente incoraggiando l’operatività delle forze locali, polizia ed esercito, ad intervenire autonomamente. Il supporto militare continua però fino alla data di ritiro fino al 2014, nell’ambito di quella che la strategia Isaf chiama “transition”, ossia il conferimento totale dei poteri agli afghani. La Nato cerca di comunicare il più possibile le operazioni congiunte quasi per infondere fiducia nelle possibilità del governo di Kabul di farcela da solo a fronteggiare una miriade di problemi in un paese immediatamente pronto a nuovi incontrollabili conflitti. Negli ultimi tempi l’enfasi è puntata proprio sulle migliorate capacità operative afghane, di cui molti osservatori mettono in dubbio la tenuta nel tempo senza gli occidentali.
Come sempre l’attenzione si concentra sulle vie di comunicazione, come la “Ring Road” o la provinciale strada tra Farah e Delaram (fotogalleria delle operazioni ottobre 2012). Gli afghani, con gli italiani, hanno fermato 26 sospetti di una cellula di ribelli. Inoltre sono stati resi inoffensivi quattro ordigni. A Bala Baluk altri “cache” , nascondigli di armi e nella provincia di Bakwa, piena zona talebana, li blindati hanno fatto sentire la loro presenza per riaffermare che non si è disposti a cedere il controllo delle poche arterie vitali afghane.
Poi è toccato a Farah, dove la seconda brigata del 207° corpo afghani, assieme agli italiani in veste di supervisori e consiglieri militari, hanno fermato i 26 appartenenti alla cellula, operativa soprattutto a Bala Baluk.
Herat, Youreporternews - I governi occidentali che stanno cercando di sganciarsi dal paese evitando di vanificare 11 anni di sforzi e di lasciare il governo locale troppo debole stanno evidentemente incoraggiando l’operatività delle forze locali, polizia ed esercito, ad intervenire autonomamente. Il supporto militare continua però fino alla data di ritiro fino al 2014, nell’ambito di quella che la strategia Isaf chiama “transition”, ossia il conferimento totale dei poteri agli afghani. La Nato cerca di comunicare il più possibile le operazioni congiunte quasi per infondere fiducia nelle possibilità del governo di Kabul di farcela da solo a fronteggiare una miriade di problemi in un paese immediatamente pronto a nuovi incontrollabili conflitti. Negli ultimi tempi l’enfasi è puntata proprio sulle migliorate capacità operative afghane, di cui molti osservatori mettono in dubbio la tenuta nel tempo senza gli occidentali.
Come sempre l’attenzione si concentra sulle vie di comunicazione, come la “Ring Road” o la provinciale strada tra Farah e Delaram (fotogalleria delle operazioni ottobre 2012). Gli afghani, con gli italiani, hanno fermato 26 sospetti di una cellula di ribelli. Inoltre sono stati resi inoffensivi quattro ordigni. A Bala Baluk altri “cache” , nascondigli di armi e nella provincia di Bakwa, piena zona talebana, li blindati hanno fatto sentire la loro presenza per riaffermare che non si è disposti a cedere il controllo delle poche arterie vitali afghane.
Poi è toccato a Farah, dove la seconda brigata del 207° corpo afghani, assieme agli italiani in veste di supervisori e consiglieri militari, hanno fermato i 26 appartenenti alla cellula, operativa soprattutto a Bala Baluk.
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