martedì, ottobre 02, 2012
Salvatore Settis ha scritto che nessuno deve stupirsi delle nuove frane alle 5 Terre sulla Via dell'Amore.  
GreenReport - Ma perché nonostante il ripetersi di eventi tanto prevedibili, rovinosi e costosi anche in termini di vite umane non si riesce a mettere in campo politiche di prevenzione pur previste da leggi importanti? Che i tagli siano iniziati assai prima del governo Monti è noto, e Settis ricorda non a caso il ministro Prestigiacomo che negò 2 miliardi per un intervento dopo i morti in Sicilia, confermando però che ne avrebbe trovati molti di più per il ponte di Messina . Tagli più che lineari, ma che non spiegano interamente il perdurare di questo stato di cose che è andato anzi via via aggravandosi dopo che si è intervenuti malamente sulla legge 183.

Torna così il nodo affrontato anche nel recente incontro al Parco di San Rossore, ossia a cosa si è ridotto oggi il governo del territorio in questo paese nonostante il titolo V della Costituzione. Leggo in un recente libro dedicato alla ‘Spending review' di L. Hinna a M. Marcantoni che «come è noto la programmazione è una funzione decisionale volta alla definizione degli obiettivi e al loro opportuno collegamento e determinati periodi amministrativi. In ambito pubblico la programmazione deve essere intesa come l'insieme di quelle che costituiscono un sistema, e quindi un insieme di parti e di sub-sistemi coordinati razionalmente finalizzati a individuare i bisogni e le motivazioni delle collettività».

Ricompare dalle ceneri come si vede quella programmazione scomparsa ormai da molti anni e esattamente da quando Ciampi ne tentò purtroppo inutilmente il rilancio. E se non c'è da stupirsi delle frane alle 5 Terre non ci si può neppure sorprendere che tra i progetti per accedere ad una maggiore utilizzazione delle risorse comunitarie quelli sulle frane - come ha detto recentemente i ministro Barca - restino in coda.

È doveroso ricordare come il 28 febbraio la Camera approvò una mozione sulla tutela e sicurezza e sicurezza del territorio italiano, in cui si denuncia con il ridursi delle risorse il crescere dell'abusivismo, le continue deroghe alla normativa urbanistica le ricorrenti politiche di condono edilizio; il tutto evidenzia un deficit di panificazione e programmazione con una spesa improduttiva e molte volte dirottata su altre finalità. Da talune indagini è emerso che solo l'1,1 per cento delle imposte ‘ecologiche', pagate dai cittadini allo Stato e agli enti locali, è destinato alla protezione dell'ambiente.

La conclusione è questa: la maggiore criticità oggi riscontrabile è dovuta al mancato completamento del riassetto della governance e da una frammentazione di competenze; soggetti e strumenti che appesantiscono, rendendolo meno efficiente, a volte paralizzandolo, il sistema di pianificazione programmazione, gestione e monitoraggio degli interventi.

A livello nazionale si sconta, a tutt'oggi, la mancanza di una regia unitaria delle azioni di difesa del suolo e di gestione della risorsa idrica. Siamo in ritardo nella adeguamento alle normative comunitarie che avrebbe richiesto il superamento dell'attuale confusione tra livelli distrettuali e regionali con l'effetto di non rendere riconoscibile la catena delle responsabilità.

Si torna così al nodo di fondo e cioè alla mancanza di quella ‘leale collaborazione' tra i diversi livelli istituzionali sancita dal titolo V della Costituzione che comunque lo si voglia giudicare; per taluno ‘infausto', per altri ‘frettoloso' e da rivedere su un punto è chiaro; che nessuno può fare dal solo e tanto meno pretendere di estromettere gli altri.

Del documento della Camera colpisce però che al termine di questa puntuale analisi critica, anche propositiva, manchi qualsiasi accenno ai parchi e alle aree protette specialmente di emanazione comunitaria. Eppure quando si parla di 5 Terre, di Lunigiana, del Magra, del Serchio come del Po si parla di territori e ambiti fluviali dove operano o dovrebbero operare con i loro piani e ‘contratti di fiume' importanti parchi, riserve e siti comunitari. Ecco perché la denuncia non basta se non si accompagna finalmente ad un impegno, istituzionale, culturale e politico.

Renzo Moschini*

*Gruppo San Rossore


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