Sangye Gyatso, 27 anni, è il 54 tibetano a compiere il gesto. Poco prima di morire, egli ha invocato il ritorno del Dalai Lama in Tibet. Direttrice di Free Tibet: “Gesto che mostra l’assoluta determinazione di questo popolo a proteggere la loro libertà”.
Lhasa, (AsiaNews) - Un tibetano si è dato fuoco ed è morto vicino al monastero di Dokar (prefettura autonoma di Kanlho), invocando il ritorno del Dalai Lama in Tibet e piena libertà religiosa e di espressione per la popolazione tibetana. Sangye Gyatso, questo il suo nome, aveva 27 anni ed era padre di due bambini. Con il suo gesto - avvenuto il 6 ottobre scorso - salgono a 54 i tibetani che hanno scelto l'autoimmolazione come forma di protesta contro il regime cinese.
Secondo le testimonianze raccolte da Free Tibet, il giovane sarebbe morto poco dopo essersi dato fuoco. Una volta deceduto, i monaci di Dokar hanno preso il corpo per recitare le preghiere funebri; poi hanno restituito la salma alla famiglia. Poco dopo l'autoimmolazione, l'esercito cinese ha inviato un gran numero di soldati a presidiare il monastero e Dzeruwa, villaggio d'origine della vittima.
"La protesta di Sangye Gyatso - ha dichiarato Stephanie Brigden, direttrice di Free Tibet - mostra l'assoluta determinazione del popolo tibetano di proteggere la loro libertà, a prescindere da quale sia il prezzo da pagare. I governi internazionali devono alzare la voce per porre fine alla crisi umanitaria in cui versa il Tibet". L'uomo lascia una moglie, un figlio di 7 anni e una figlia di 5. (NC)
Lhasa, (AsiaNews) - Un tibetano si è dato fuoco ed è morto vicino al monastero di Dokar (prefettura autonoma di Kanlho), invocando il ritorno del Dalai Lama in Tibet e piena libertà religiosa e di espressione per la popolazione tibetana. Sangye Gyatso, questo il suo nome, aveva 27 anni ed era padre di due bambini. Con il suo gesto - avvenuto il 6 ottobre scorso - salgono a 54 i tibetani che hanno scelto l'autoimmolazione come forma di protesta contro il regime cinese.
Secondo le testimonianze raccolte da Free Tibet, il giovane sarebbe morto poco dopo essersi dato fuoco. Una volta deceduto, i monaci di Dokar hanno preso il corpo per recitare le preghiere funebri; poi hanno restituito la salma alla famiglia. Poco dopo l'autoimmolazione, l'esercito cinese ha inviato un gran numero di soldati a presidiare il monastero e Dzeruwa, villaggio d'origine della vittima.
"La protesta di Sangye Gyatso - ha dichiarato Stephanie Brigden, direttrice di Free Tibet - mostra l'assoluta determinazione del popolo tibetano di proteggere la loro libertà, a prescindere da quale sia il prezzo da pagare. I governi internazionali devono alzare la voce per porre fine alla crisi umanitaria in cui versa il Tibet". L'uomo lascia una moglie, un figlio di 7 anni e una figlia di 5. (NC)
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