“Il comandante e la cicogna” è l’ultimo film di Silvio Soldini da oggi sugli schermi: tra realtà e fantasia statue parlanti e personaggi veri vanno alla ricerca di un mondo migliore in una storia ariosa, corale e che guarda con speranza al futuro dell’Italia. Il servizio di Luca Pellegrini. ascolta
Radio Vaticana - Sconsolato Garibaldi, immobile perché è una statua, guarda due donne che litigano per un parcheggio, una ragazzina che compie atti vandalici, un cameriere menefreghista, e riflette tra sé: “Quasi quasi era meglio che questo paese rimanesse sotto gli austriaci”. Poi ci sono Leopardi e Leonardo da Vinci che si uniscono a questa disillusa confessione. L’Italia, nel nuovo film di Silvio Soldini (vedi il trailer), non è abitata del tutto male, ma sono tante le occasioni in cui la disonestà emerge e si fa insopportabile. Con ironia e poesia due mondi coesistono: il nostro reale, non bello, e quello fantastico in cui loro, le statue appunto, hanno qualche cosa da dire, da dirci. Sconsolate, sembrano più sagge degli uomini, anche se una storia d’amore nasce, o un atto generoso spunta qua e là. Diamo alle statue qualche motivo per sperare in un futuro migliore?
Lo abbiamo chiesto allo stesso Soldini:
R. - Io credo di sì, perché: sia Leo, che Diana - che cominciano una storia d’amore alla fine del film - si trovano e cercano di andare oltre a tutto questo che noi vediamo e subiamo tutti i giorni. Credo che in questo discorso, la cicogna sia anche molto importante, perché il volo della cicogna - come dice Garibaldi - è “portator di buon auspicio”. Quando atterra sulla testa del suo cavallo, è qualcosa di molto bello da vedere e poetico, che fa forse guardare al futuro con più speranza di quella che noi riusciamo ad avere in questo momento.
D. - Volti, vite diverse e tanti linguaggi: per quale ragione?
R. - L’idea che ogni personaggio parlasse con una sua musicalità - tratta da un dialetto, da un’origine - viene proprio dall’idea che questo volo di questa cicogna che attraversa sia un volo sopra l’Italia, non sopra un’unica città. Quindi, mi piaceva che ci fossero delle musicalità diverse, che rappresentassero un pochino questa nazione.
D. - Combattendo il malaffare e la disonestà, un gruppo di personaggi sono puri e difendono dei valori. Avranno la meglio. Il suo è un film ottimista?
R. - Io credo che sia un film - più che ottimista - che cerca di dare speranza, che forse è quella che manca in questo momento, in generale, a causa anche di come sta andando l’Italia e della nostra classe politica. Credo che non sia un momento che ci dà speranza e le cose che leggiamo sul giornale a me tagliano le gambe, piuttosto che spronarmi e guardare al futuro con speranza.
Radio Vaticana - Sconsolato Garibaldi, immobile perché è una statua, guarda due donne che litigano per un parcheggio, una ragazzina che compie atti vandalici, un cameriere menefreghista, e riflette tra sé: “Quasi quasi era meglio che questo paese rimanesse sotto gli austriaci”. Poi ci sono Leopardi e Leonardo da Vinci che si uniscono a questa disillusa confessione. L’Italia, nel nuovo film di Silvio Soldini (vedi il trailer), non è abitata del tutto male, ma sono tante le occasioni in cui la disonestà emerge e si fa insopportabile. Con ironia e poesia due mondi coesistono: il nostro reale, non bello, e quello fantastico in cui loro, le statue appunto, hanno qualche cosa da dire, da dirci. Sconsolate, sembrano più sagge degli uomini, anche se una storia d’amore nasce, o un atto generoso spunta qua e là. Diamo alle statue qualche motivo per sperare in un futuro migliore?
Lo abbiamo chiesto allo stesso Soldini:
R. - Io credo di sì, perché: sia Leo, che Diana - che cominciano una storia d’amore alla fine del film - si trovano e cercano di andare oltre a tutto questo che noi vediamo e subiamo tutti i giorni. Credo che in questo discorso, la cicogna sia anche molto importante, perché il volo della cicogna - come dice Garibaldi - è “portator di buon auspicio”. Quando atterra sulla testa del suo cavallo, è qualcosa di molto bello da vedere e poetico, che fa forse guardare al futuro con più speranza di quella che noi riusciamo ad avere in questo momento.
D. - Volti, vite diverse e tanti linguaggi: per quale ragione?
R. - L’idea che ogni personaggio parlasse con una sua musicalità - tratta da un dialetto, da un’origine - viene proprio dall’idea che questo volo di questa cicogna che attraversa sia un volo sopra l’Italia, non sopra un’unica città. Quindi, mi piaceva che ci fossero delle musicalità diverse, che rappresentassero un pochino questa nazione.
D. - Combattendo il malaffare e la disonestà, un gruppo di personaggi sono puri e difendono dei valori. Avranno la meglio. Il suo è un film ottimista?
R. - Io credo che sia un film - più che ottimista - che cerca di dare speranza, che forse è quella che manca in questo momento, in generale, a causa anche di come sta andando l’Italia e della nostra classe politica. Credo che non sia un momento che ci dà speranza e le cose che leggiamo sul giornale a me tagliano le gambe, piuttosto che spronarmi e guardare al futuro con speranza.
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