Un coinvolgimento delle imprese è necessario, purché sia al servizio del Sud del mondo e non diventi strumento per perseguire influenza e profitto: lo dicono alla MISNA rappresentanti di alcune delle associazioni e delle ong di ispirazione cattolica che stanno partecipando al forum di Milano sulla cooperazione.
Misna - Lo spunto è un discorso pronunciato dall’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, nella prima sessione dell’incontro. “Le polemiche per questa e altre presenze ingombranti – sottolinea Sergio Marelli, presidente del Comitato italiano di sovranità alimentare, già segretario generale della federazione del volontariato cattolico Focsiv – sono comprensibili: esiste il rischio che i potentati economici utilizzino la cooperazione come grimaldello per i loro interessi”. Secondo Marelli, il partenariato tra pubblico e privato è “necessario” ma deve “garantire la dignità di tutti” e “valorizzare le idee di chi vuole servire i poveri del Sud del mondo” .
A tracciare la stessa linea rossa sono anche i rappresentanti dell’Associazione cristiana lavoratori italiani (Acli). Secondo il presidente Andrea Olivero, “la presenza di un aiuto pubblico finalizzato allo sviluppo sostenibile, ai diritti umani e alla pace rimane indispensabile”. Quanto al coinvolgimento delle imprese, avverte Olivero, “deve avvenire con tutte le attenzioni necessarie al rispetto dei lavoratori, al possesso della terra e all’utilizzo delle risorse, affidando al pubblico il ruolo di governo e di controllo”.
Una difficile ricerca di equilibri, dunque, quella di Milano. Che non riguarda solo il rapporto tra pubblico e privato ma anche l’esigenza di un riassetto della cooperazione da un punto di vista organizzativo e istituzionale. Durante il forum un’alleanza di ong presenterà una proposta di riforma della legge 49 del 1987, tornata da alcuni mesi all’esame del parlamento. Una delle richieste è la definizione di un referente politico che disponga di un dipartimento specifico, di una struttura operativa e dei fondi indispensabili all’attuazione dei programmi. “È fondamentale – sottolinea Marelli – che ci sia una figura di riferimento dotata di autonomia gestionale e di risorse”. Secondo le associazioni e le ong cattoliche, la nomina di un ministro della Cooperazione non incardinato nella struttura del dicastero degli Esteri è stata “una grande intuizione”. Di per sé, però, non basta. Lo sottolineerà domani Andrea Riccardi, presentando un documento frutto di mesi di lavoro, denominato Patto nazionale per la nuova cooperazione allo sviluppo.
Misna - Lo spunto è un discorso pronunciato dall’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, nella prima sessione dell’incontro. “Le polemiche per questa e altre presenze ingombranti – sottolinea Sergio Marelli, presidente del Comitato italiano di sovranità alimentare, già segretario generale della federazione del volontariato cattolico Focsiv – sono comprensibili: esiste il rischio che i potentati economici utilizzino la cooperazione come grimaldello per i loro interessi”. Secondo Marelli, il partenariato tra pubblico e privato è “necessario” ma deve “garantire la dignità di tutti” e “valorizzare le idee di chi vuole servire i poveri del Sud del mondo” .
A tracciare la stessa linea rossa sono anche i rappresentanti dell’Associazione cristiana lavoratori italiani (Acli). Secondo il presidente Andrea Olivero, “la presenza di un aiuto pubblico finalizzato allo sviluppo sostenibile, ai diritti umani e alla pace rimane indispensabile”. Quanto al coinvolgimento delle imprese, avverte Olivero, “deve avvenire con tutte le attenzioni necessarie al rispetto dei lavoratori, al possesso della terra e all’utilizzo delle risorse, affidando al pubblico il ruolo di governo e di controllo”.
Una difficile ricerca di equilibri, dunque, quella di Milano. Che non riguarda solo il rapporto tra pubblico e privato ma anche l’esigenza di un riassetto della cooperazione da un punto di vista organizzativo e istituzionale. Durante il forum un’alleanza di ong presenterà una proposta di riforma della legge 49 del 1987, tornata da alcuni mesi all’esame del parlamento. Una delle richieste è la definizione di un referente politico che disponga di un dipartimento specifico, di una struttura operativa e dei fondi indispensabili all’attuazione dei programmi. “È fondamentale – sottolinea Marelli – che ci sia una figura di riferimento dotata di autonomia gestionale e di risorse”. Secondo le associazioni e le ong cattoliche, la nomina di un ministro della Cooperazione non incardinato nella struttura del dicastero degli Esteri è stata “una grande intuizione”. Di per sé, però, non basta. Lo sottolineerà domani Andrea Riccardi, presentando un documento frutto di mesi di lavoro, denominato Patto nazionale per la nuova cooperazione allo sviluppo.
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