Crisi: cresce la povertà in Spagna. Preoccupazione per la Grecia dopo l'interruzione dei negoziati con la troika
Mercati europei in salita e spread bassi, dopo che Moody's ha confermato il rating alla Spagna.
Radio Vaticana - Un segnale rassicurante che cozza, però, con i dati sulla povertà nel Paese iberico, diffusi dalla Rete europea per la lotta alla povertà, secondo la quale, ad oggi, sono ''circa 12,7 milioni i cittadini'' spagnoli ''che non riescono a condurre una vita dignitosa a causa di un reddito totalmente insufficiente''. Preoccupante anche la situazione in Grecia, dopo l’interruzione dei negoziati tra i rappresentanti della troika Ue-Fmi-Bce e il ministro del Lavoro, Vroutsis. A provocarla la questione del licenziamento di 15 mila dipendenti statali entro il 2015 per far quadrare i conti. Cosa determina questa battuta d’arresto per il Paese ellenico? Salvatore Sabatino lo ha chiesto all’economista Francesco Carlà: ascolta
R. – Penso che la battuta d’arresto sia, in realtà, parte integrante di un negoziato molto complesso. Quindi, siccome c’è in ballo la questione dei due anni in più per rientrare dal deficit, sul quale anche esponenti tedeschi incominciano a convergere un po’, io credo che i greci stiano tergiversando per cedere da una parte e riuscire ad ottenere almeno questi 24 mesi in più.
D. – Il governo greco, però, già il mese scorso aveva lanciato un allarme sulle casse dello Stato che entro novembre sarebbero rimaste vuote, se non fossero arrivati altri fondi internazionali. Ora, come andrà a finire?
R. – Per l'appunto, tutto fa parte di questo negoziato, sia da un punto di vista finanziario – denunciare le casse vuote – sia da un punto di vista politico: il rievocare Weimar, come ha fatto Samaras qualche giorno fa. Dall’altra parte, c'è anche una difficile gestione politica, perché licenziare tutti quei dipendenti pubblici da qui al 2015 non è certo semplice.
D. – Alcuni, però, presagiscono un’uscita di Atene dall’area euro più rapida del previsto: si è parlato molto spesso di questo. Si tratta di una prospettiva reale, secondo lei, nonostante la Bce continui a insistere sull’irreversibilità dell’euro?
R. – Io credo che questa prospettiva non sia reale, perché lo dice la Bce e perfino esponenti tedeschi, e il coro è generale: l’uscita della Grecia dall’euro è comunque la rottura di un fronte, creerebbe grandissimi problemi con i mercati finanziari. Quindi, io credo che siano tutte mosse diplomatiche, strategiche, tattiche…
D. – Intanto, i mercati europei sono in rialzo dopo che Moody’s ha confermato il rating della Spagna: un segnale importante che riguarda l’altro anello debole della zona euro…
R. – Sì. E’ un segnale importante, anche se – naturalmente – i problemi strutturali spagnoli restano all’orizzonte. I problemi spagnoli riguardano essenzialmente la difficoltà di riassorbire una gigantesca bolla immobiliare che ha fiaccato le banche. Però, dall’altra parte c’è un rinnovato interesse per i titoli di Stato, anche dei Paesi periferici, a livello globale. Di fatti, le ultime aste spagnole sono andate piuttosto bene e questo, per il momento, ritarda la richiesta di aiuti da parte degli spagnoli. Non so quanto questo sia, però, tatticamente intelligente, da parte di Madrid.
D. – Ma la Spagna, con tutte le misure anticrisi prese dal governo, che stanno provocando anche sollevazioni popolari, a questo punto può tirare un sospiro di sollievo o ancora no?
R. – Un sospiro di sollievo… a breve. Il problema è sempre: come conciliare i momenti che appaiono positivi con eventuali improvvisi cambiamenti di umore dei mercati, dovuti magari anche a iniziative delle agenzie di rating.
D. – Complessivamente, l’Europa a che punto è nella battaglia contro la crisi che la attanaglia ormai da parecchio tempo?
R. – Da un punto di vista finanziario, non siamo stati mai messi così bene negli ultimi sei mesi. Quindi, diciamo che è ad un punto migliore delle attese, per usare il linguaggio degli analisti. Da un punto di vista economico, io credo – invece – che la crisi proseguirà probabilmente per tutto il 2013.
Radio Vaticana - Un segnale rassicurante che cozza, però, con i dati sulla povertà nel Paese iberico, diffusi dalla Rete europea per la lotta alla povertà, secondo la quale, ad oggi, sono ''circa 12,7 milioni i cittadini'' spagnoli ''che non riescono a condurre una vita dignitosa a causa di un reddito totalmente insufficiente''. Preoccupante anche la situazione in Grecia, dopo l’interruzione dei negoziati tra i rappresentanti della troika Ue-Fmi-Bce e il ministro del Lavoro, Vroutsis. A provocarla la questione del licenziamento di 15 mila dipendenti statali entro il 2015 per far quadrare i conti. Cosa determina questa battuta d’arresto per il Paese ellenico? Salvatore Sabatino lo ha chiesto all’economista Francesco Carlà: ascolta
D. – Il governo greco, però, già il mese scorso aveva lanciato un allarme sulle casse dello Stato che entro novembre sarebbero rimaste vuote, se non fossero arrivati altri fondi internazionali. Ora, come andrà a finire?
R. – Per l'appunto, tutto fa parte di questo negoziato, sia da un punto di vista finanziario – denunciare le casse vuote – sia da un punto di vista politico: il rievocare Weimar, come ha fatto Samaras qualche giorno fa. Dall’altra parte, c'è anche una difficile gestione politica, perché licenziare tutti quei dipendenti pubblici da qui al 2015 non è certo semplice.
D. – Alcuni, però, presagiscono un’uscita di Atene dall’area euro più rapida del previsto: si è parlato molto spesso di questo. Si tratta di una prospettiva reale, secondo lei, nonostante la Bce continui a insistere sull’irreversibilità dell’euro?
R. – Io credo che questa prospettiva non sia reale, perché lo dice la Bce e perfino esponenti tedeschi, e il coro è generale: l’uscita della Grecia dall’euro è comunque la rottura di un fronte, creerebbe grandissimi problemi con i mercati finanziari. Quindi, io credo che siano tutte mosse diplomatiche, strategiche, tattiche…
D. – Intanto, i mercati europei sono in rialzo dopo che Moody’s ha confermato il rating della Spagna: un segnale importante che riguarda l’altro anello debole della zona euro…
R. – Sì. E’ un segnale importante, anche se – naturalmente – i problemi strutturali spagnoli restano all’orizzonte. I problemi spagnoli riguardano essenzialmente la difficoltà di riassorbire una gigantesca bolla immobiliare che ha fiaccato le banche. Però, dall’altra parte c’è un rinnovato interesse per i titoli di Stato, anche dei Paesi periferici, a livello globale. Di fatti, le ultime aste spagnole sono andate piuttosto bene e questo, per il momento, ritarda la richiesta di aiuti da parte degli spagnoli. Non so quanto questo sia, però, tatticamente intelligente, da parte di Madrid.
D. – Ma la Spagna, con tutte le misure anticrisi prese dal governo, che stanno provocando anche sollevazioni popolari, a questo punto può tirare un sospiro di sollievo o ancora no?
R. – Un sospiro di sollievo… a breve. Il problema è sempre: come conciliare i momenti che appaiono positivi con eventuali improvvisi cambiamenti di umore dei mercati, dovuti magari anche a iniziative delle agenzie di rating.
D. – Complessivamente, l’Europa a che punto è nella battaglia contro la crisi che la attanaglia ormai da parecchio tempo?
R. – Da un punto di vista finanziario, non siamo stati mai messi così bene negli ultimi sei mesi. Quindi, diciamo che è ad un punto migliore delle attese, per usare il linguaggio degli analisti. Da un punto di vista economico, io credo – invece – che la crisi proseguirà probabilmente per tutto il 2013.
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