“Corruzione, le cifre della tassa occulta che impoverisce ed inquina il Paese”.
Radio Vaticana - E’ il titolo del dossier presentato, stamattina, a Roma da Libera, Legambiente e Avviso Pubblico che, arricchito da una casistica di storie e fatti degli ultimi vent’anni, disegna un Paese schiacciato da una tangentopoli infinita che scava nei bilanci pubblici, genera un pericoloso deficit di democrazia e devasta l’ambiente provocando centinaia di vittime. Forte e chiaro il messaggio alla politica: approvare subito il ddl anticorruzione. Il servizio di Gabriella Ceraso: ascolta “La corruzione inquina i processi della politica e dell’economia, trasforma le risorse pubbliche destinate ai servizi, all’attenzione alle fasce più deboli e più povere in profitti illeciti; minaccia la libertà di impresa, ma soprattutto sottrae risorse alla comunità. Tutto questo è stimato in una perdita di ricchezza nel nostro Paese di circa 10 miliardi di euro”.
Così, don Luigi Ciotti, presidente di Libera, inquadra un dossier dai numeri inquietanti. Fino al 17% gli italiani che hanno avuto richieste di tangenti e crescente negli anni è la percezione che a praticare questo sistema illecito siano per lo più i politici. 90 di loro, solo nell’ultima legislatura, sono stati indagati ma senza preclusione alla ricandidatura. Una democrazia, dunque, in ostaggio di un veleno, letale anche per l’ambiente. Negli ultimi due anni il dossier stima infatti in 78 le inchieste, per lo più in Lombardia - dal ciclo dei rifiuti al ciclo del cemento, alle grandi opere, alle emergenze - e 1109 arresti, la maggior parte dei quali in Calabria. Edilizia e costruzioni sono i settori più vulnerabili con un effetto spaventoso sull’incidenza di vittime, come spiega Alberto Vannucci, docente di Scienze politiche all'università di Pisa:
“I Paesi che conoscono una corruzione più diffusa sono i Paesi nei quali, in occasione di eventi sismici e cataclismi, si registra l’82 per cento delle vittime. Sono quei Paesi nei quali, ad esempio, vengono ignorate le norme sulla sicurezza del lavoro e in questa ricerca si dimostra che c’è una correlazione molto forte tra il numero di morti bianche e l’entità di percezione della corruzione a livello regionale. L’ultimo dato: esiste una ricerca della Banca mondiale che riconduce alla corruzione l’1,2 per cento delle morti infantili. La corruzione, infatti, produce un degrado di tutti i servizi essenziali, inclusi quelli sanitari”.
Cosa fare dunque? La corruzione non può più essere depenalizzata, chiede don Luigi Ciotti:
“E’ difficile 'dimostrare' la corruzione, perché in questi anni sono stati svuotati di consistenza alcuni reati che erano fondamentali per dimostrarlo: il falso in bilancio, l’abuso d’atto d’ufficio, il giusto processo; la legge ex-Cirielli, che ha dimezzati i termini della prescrizione”.
Il ddl in Parlamento va dunque approvato al più presto, altrimenti è inutile inasprire le pene. Almeno quattro le modifiche proposte da Libera: sì alla incandidabilità dei condannati per corruzione, alla confisca dei loro beni, all’inasprimento delle pene per concussione e all’introduzione del reato di auto riciclaggio. Ma poi c’è qualcosa di più profondo da operare: don Luigi Ciotti:
“… senza un rinnovamento profondo e radicale delle coscienze e delle persone responsabili della vita amministrativa e della vita politica, il rinnovamento sarà un affare apparente più che reale”.
Radio Vaticana - E’ il titolo del dossier presentato, stamattina, a Roma da Libera, Legambiente e Avviso Pubblico che, arricchito da una casistica di storie e fatti degli ultimi vent’anni, disegna un Paese schiacciato da una tangentopoli infinita che scava nei bilanci pubblici, genera un pericoloso deficit di democrazia e devasta l’ambiente provocando centinaia di vittime. Forte e chiaro il messaggio alla politica: approvare subito il ddl anticorruzione. Il servizio di Gabriella Ceraso: ascolta “La corruzione inquina i processi della politica e dell’economia, trasforma le risorse pubbliche destinate ai servizi, all’attenzione alle fasce più deboli e più povere in profitti illeciti; minaccia la libertà di impresa, ma soprattutto sottrae risorse alla comunità. Tutto questo è stimato in una perdita di ricchezza nel nostro Paese di circa 10 miliardi di euro”.
Così, don Luigi Ciotti, presidente di Libera, inquadra un dossier dai numeri inquietanti. Fino al 17% gli italiani che hanno avuto richieste di tangenti e crescente negli anni è la percezione che a praticare questo sistema illecito siano per lo più i politici. 90 di loro, solo nell’ultima legislatura, sono stati indagati ma senza preclusione alla ricandidatura. Una democrazia, dunque, in ostaggio di un veleno, letale anche per l’ambiente. Negli ultimi due anni il dossier stima infatti in 78 le inchieste, per lo più in Lombardia - dal ciclo dei rifiuti al ciclo del cemento, alle grandi opere, alle emergenze - e 1109 arresti, la maggior parte dei quali in Calabria. Edilizia e costruzioni sono i settori più vulnerabili con un effetto spaventoso sull’incidenza di vittime, come spiega Alberto Vannucci, docente di Scienze politiche all'università di Pisa:
“I Paesi che conoscono una corruzione più diffusa sono i Paesi nei quali, in occasione di eventi sismici e cataclismi, si registra l’82 per cento delle vittime. Sono quei Paesi nei quali, ad esempio, vengono ignorate le norme sulla sicurezza del lavoro e in questa ricerca si dimostra che c’è una correlazione molto forte tra il numero di morti bianche e l’entità di percezione della corruzione a livello regionale. L’ultimo dato: esiste una ricerca della Banca mondiale che riconduce alla corruzione l’1,2 per cento delle morti infantili. La corruzione, infatti, produce un degrado di tutti i servizi essenziali, inclusi quelli sanitari”.
Cosa fare dunque? La corruzione non può più essere depenalizzata, chiede don Luigi Ciotti:
“E’ difficile 'dimostrare' la corruzione, perché in questi anni sono stati svuotati di consistenza alcuni reati che erano fondamentali per dimostrarlo: il falso in bilancio, l’abuso d’atto d’ufficio, il giusto processo; la legge ex-Cirielli, che ha dimezzati i termini della prescrizione”.
Il ddl in Parlamento va dunque approvato al più presto, altrimenti è inutile inasprire le pene. Almeno quattro le modifiche proposte da Libera: sì alla incandidabilità dei condannati per corruzione, alla confisca dei loro beni, all’inasprimento delle pene per concussione e all’introduzione del reato di auto riciclaggio. Ma poi c’è qualcosa di più profondo da operare: don Luigi Ciotti:
“… senza un rinnovamento profondo e radicale delle coscienze e delle persone responsabili della vita amministrativa e della vita politica, il rinnovamento sarà un affare apparente più che reale”.
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