Scienza e bellezza a braccetto nel salernitano “Giardino della Minerva”
Città Nuova - Non avrei scoperto uno dei tasselli della rinascita del centro storico di Salerno avviata a partire dagli anni Novanta senza l’amico Giorgio che mi ci ha condotto. A ridosso del torrente Fusandola, fuori dalle antiche mura di cinta della città e sulle pendici del colle Bonadies dominato dai ruderi del castello di Arechi II, v’è un luogo magico, aereo, raccolto e allo stesso tempo aperto al sole e ai venti, fatto di terrazze a vari livelli congiunte da rampe coperte da pergolati, tra peschiere, fontane e canali. Spettacolare è dal belvedere superiore la vista sull’intera Salerno e sulla costiera amalfitana. Un luogo che, recuperato dal Comune, testimonia l’attività di Matteo Salvatico, insigne medico della celebre Scuola medica salernitana e fine conoscitore di piante medicamentose, che così lo descrive per la prima volta in una sua opera: «…ed io ho una colocasia, a Salerno, nel mio giardino, presso una fonte cospicua».
Appartenente ai Salvatico fin dal XII secolo, il Giardino della Minerva (così chiamato dall’immagine della dea raffigurata in una fontana) venne da Matteo trasformato in “giardino dei semplici”, piante cioè i cui princìpi attivi sono impiegati a scopo terapeutico, e arricchito da specie rare ed esotiche scoperte nel corso dei suoi viaggi: uno spazio anche didattico, dove gli allievi della Scuola medica venivano ad ascoltare le lezioni dell’illustre studioso.
La sistemazione attuale risale al Settecento, ma indagini recenti hanno accertato che il giardino medievale, antesignano dei futuri orti botanici d’Europa, esiste ancora a circa due metri di profondità sotto l’attuale piano di calpestio.
Il Giardino della Minerva è dotato di un particolare microclima e gode di una favorevole esposizione che ancora oggi permette la coltivazione e la propagazione spontanea di specie vegetali che necessitano di umidità e calore. Numerose le piante ornamentali e rare piantate in tempi recenti: tra esse la Withania somnifera, la Colocasia Esculenta, diverse varietà di rose e altro ancora, allo scopo di riprodurre le specie officinali citate dalle opere scientifiche più note della prestigiosa Scuola medica salernitana. Nel livello inferiore la disposizione delle piante ha tenuto conto della teoria medica dei “quattro umori” dal cui equilibrio è garantita la sanità del corpo, teoria che dal Medioevo dominò fino al XIX secolo.
Può interessare sapere che in questa parte del Giardino viene coltivata anche la leggendaria Mandragora dalle proprietà anestetiche. Ma anche per chi non riuscirà a individuarla, come è capitato a me, è garantito il benefico effetto di questa immersione tra i colori e i profumi della natura.
Città Nuova - Non avrei scoperto uno dei tasselli della rinascita del centro storico di Salerno avviata a partire dagli anni Novanta senza l’amico Giorgio che mi ci ha condotto. A ridosso del torrente Fusandola, fuori dalle antiche mura di cinta della città e sulle pendici del colle Bonadies dominato dai ruderi del castello di Arechi II, v’è un luogo magico, aereo, raccolto e allo stesso tempo aperto al sole e ai venti, fatto di terrazze a vari livelli congiunte da rampe coperte da pergolati, tra peschiere, fontane e canali. Spettacolare è dal belvedere superiore la vista sull’intera Salerno e sulla costiera amalfitana. Un luogo che, recuperato dal Comune, testimonia l’attività di Matteo Salvatico, insigne medico della celebre Scuola medica salernitana e fine conoscitore di piante medicamentose, che così lo descrive per la prima volta in una sua opera: «…ed io ho una colocasia, a Salerno, nel mio giardino, presso una fonte cospicua».
Appartenente ai Salvatico fin dal XII secolo, il Giardino della Minerva (così chiamato dall’immagine della dea raffigurata in una fontana) venne da Matteo trasformato in “giardino dei semplici”, piante cioè i cui princìpi attivi sono impiegati a scopo terapeutico, e arricchito da specie rare ed esotiche scoperte nel corso dei suoi viaggi: uno spazio anche didattico, dove gli allievi della Scuola medica venivano ad ascoltare le lezioni dell’illustre studioso.
La sistemazione attuale risale al Settecento, ma indagini recenti hanno accertato che il giardino medievale, antesignano dei futuri orti botanici d’Europa, esiste ancora a circa due metri di profondità sotto l’attuale piano di calpestio.
Il Giardino della Minerva è dotato di un particolare microclima e gode di una favorevole esposizione che ancora oggi permette la coltivazione e la propagazione spontanea di specie vegetali che necessitano di umidità e calore. Numerose le piante ornamentali e rare piantate in tempi recenti: tra esse la Withania somnifera, la Colocasia Esculenta, diverse varietà di rose e altro ancora, allo scopo di riprodurre le specie officinali citate dalle opere scientifiche più note della prestigiosa Scuola medica salernitana. Nel livello inferiore la disposizione delle piante ha tenuto conto della teoria medica dei “quattro umori” dal cui equilibrio è garantita la sanità del corpo, teoria che dal Medioevo dominò fino al XIX secolo.
Può interessare sapere che in questa parte del Giardino viene coltivata anche la leggendaria Mandragora dalle proprietà anestetiche. Ma anche per chi non riuscirà a individuarla, come è capitato a me, è garantito il benefico effetto di questa immersione tra i colori e i profumi della natura.
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