Nella sua prolusione al recente Sinodo dei Vescovi, il Segretario di Stato Vaticano ha illustrato il ruolo prezioso della diplomazia vaticana (ed in particolare dei Rappresentanti Pontifici) nella Nuova Evangelizzazione
“La trasmissione della fede è compito tanto fondamentale per la Chiesa da poter rappresentare una descrizione della sua stessa essenza - ha detto il card. Bertone - essa è infatti comunità da sempre costituita nel duplice movimento di ricevere e trasmettere il prezioso tesoro della fede. Tale compito – ha continuato - si declina in maniera diversa a seconda delle situazioni e delle epoche storiche e nel nostro tempo ha assunto in misura sempre maggiore il profilo della nuova evangelizzazione, cioè del rinnovato annuncio rivolto a coloro che, pur essendo già entrati in contatto, in modi diversi, con il messaggio cristiano, si sono trovati ad essere, per usare le immagini della parabola evangelica, come il terreno sassoso, o quello infestato dai rovi, o addirittura come la strada, in cui il maligno ruba il buon seme della Parola (cfr. Mt 13,18-22)”.
“In questo intervento desidero mettere in luce il contributo che intendono offrire alla trasmissione della fede in contesto di nuova evangelizzazione i Rappresentanti Pontifici e l’insieme delle strutture della Santa Sede che ne coordina la missione. Vi è in primo luogo un servizio specifico, che è quello di vigilanza e tutela della libertas ecclesiae. Si tratta di un servizio propedeutico alla missione della Chiesa, ma quanto mai necessario anche nell’odierno contesto. Si registrano ancora, purtroppo, in non poche regioni del mondo, restrizioni talora gravi al libero esercizio della missione della Chiesa, sia là dove l’ordinamento politico si ispira a sistemi filosofici e politici che postulano uno stretto controllo, per non dire un monopolio, dello Stato sulla società, sia là dove si accorda una grande importanza al pluralismo e alla tolleranza, ma la religione subisce una crescente emarginazione (cfr. Benedetto XVI, Discorso ai membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 10 gennaio 2011)”.
“In tali contesti, l’azione dei Rappresentanti Pontifici, attraverso gli strumenti del dialogo diplomatico con le autorità civili e d’intesa con gli episcopati, è volta non alla ricerca di anacronistici privilegi, bensì a garantire alla Chiesa, nella misura migliore possibile, quella libertà nel governo interno e nell’esercizio della propria missione che essa rivendica legittimamente, e che, quando è presente, finisce per ridondare anche a beneficio degli appartenenti ad altre tradizioni religiose, nonché ad alimentare la concordia dell’intera società. In modo simile, l’opera degli Osservatori e Rappresentanti della Santa Sede presso le Organizzazioni Internazionali è volta, oltre che al servizio della causa della pace e della difesa dei diritti fondamentali della persona umana, a garantire il diritto di cittadinanza per la Chiesa, per le sue istituzioni e, direi, per la visione cristiana dell’uomo, oggi minacciata in alcuni elementi di fondo dalla cosiddetta cultura dominante”.
Accanto a tale servizio, i Rappresentanti Pontifici sono consapevoli della responsabilità diretta che hanno, in quanto membri del Collegio episcopale, in ordine all’annuncio del Vangelo e dunque alla promozione della nuova evangelizzazione. “Desidero assicurare - ha concluso Bertone - che Nunzi e Delegati Apostolici intendono porre le loro ricchezze e le loro difficoltà nel favorire da un lato l’accoglienza presso gli episcopati del Magistero pontificio e delle indicazioni che vengono dagli organismi della Santa Sede, e dall’altro nell’aiutare il Papa e i suoi collaboratori a sempre meglio conoscere e comprendere la realtà delle Chiese locali.
Non si deve poi dimenticare un’opera più diretta di servizio all’evangelizzazione che i Rappresentanti Pontifici svolgono, quando sono chiamati nelle diverse Diocesi per consacrazioni episcopali, ricorrenze particolari o visite di carattere pastorale. Attraverso questa forma di ministero essi rendono presente in modo tutto speciale, in mezzo al Popolo di Dio, la persona del Papa, la sua cura e sollecitudine per l’intero gregge di Cristo, una presenza che è particolarmente sentita dai fedeli, e che contribuisce a rendere maggiormente visibile la cattolicità della Chiesa”.
Dall’intervento del cardinal Bertone scaturiscono alcune considerazioni: la diplomazia pontificia funge spesso da coscienza chiarificatrice, e la maggioranza degli uomini di buona volontà ascoltano la voce di questa coscienza. Altri - per fortuna meno numerosi - preferiscono coltivare dubbi o silenzi più o meno pesanti. Alcuni - una minoranza - coltivano persecuzioni transitorie che offrono alla Chiesa la possibilità di esprimere la propria fedeltà al suo Dio e Signore. Anche nel Vecchio Testamento non sempre i profeti furono capiti da tutti. Ma malgrado questo il messaggio è stato sempre trasmesso. La parola di Cristo è chiara e portatrice di speranza: la Verità vi renderà liberi. In fondo, questo è il messaggio che cerca di portare al mondo la diplomazia vaticana.
Un’altra considerazione che scaturisce dalla lettura dell’intervento di Bertone sul ruolo della diplomazia pontificia consiste nel chiedersi, però, se la Santa Sede realmente è in grado di influenzare in maniera rilevante la comunità internazionale. Se si considera anacronistico il sarcasmo di Stalin a proposito della mancanza di divisioni armate da parte della Santa Sede come mezzo di misurare il potere di influenza mondiale, si può affermare che oggi la Santa Sede possiede strumenti e strutture adeguate per influenzare positivamente il corso attuale della politica internazionale. È di questo parere l’ambasciatore britannico presso la Santa Sede, Francis Campbell, che in un discorso presso il Circolo di Roma, nel 1997, enumerò le caratteristiche della Santa Sede in ambito internazionale: presenza capillare grazie alla propria rete di vescovi in ciascuna regione e di membri del clero in ogni zona. Inoltre la Santa Sede è considerata un interlocutore neutrale e stimato. Secondo Campbell, la posizione della Santa Sede è tenuta in grande considerazione. Infine, ma non meno importante caratteristica, la Santa Sede è un opinion maker mondiale, seguita da un sesto della popolazione mondiale, grazie anche ai mezzi di comunicazione e all'opinione pubblica internazionale.
di Carlo Mafera
“La trasmissione della fede è compito tanto fondamentale per la Chiesa da poter rappresentare una descrizione della sua stessa essenza - ha detto il card. Bertone - essa è infatti comunità da sempre costituita nel duplice movimento di ricevere e trasmettere il prezioso tesoro della fede. Tale compito – ha continuato - si declina in maniera diversa a seconda delle situazioni e delle epoche storiche e nel nostro tempo ha assunto in misura sempre maggiore il profilo della nuova evangelizzazione, cioè del rinnovato annuncio rivolto a coloro che, pur essendo già entrati in contatto, in modi diversi, con il messaggio cristiano, si sono trovati ad essere, per usare le immagini della parabola evangelica, come il terreno sassoso, o quello infestato dai rovi, o addirittura come la strada, in cui il maligno ruba il buon seme della Parola (cfr. Mt 13,18-22)”.
“In questo intervento desidero mettere in luce il contributo che intendono offrire alla trasmissione della fede in contesto di nuova evangelizzazione i Rappresentanti Pontifici e l’insieme delle strutture della Santa Sede che ne coordina la missione. Vi è in primo luogo un servizio specifico, che è quello di vigilanza e tutela della libertas ecclesiae. Si tratta di un servizio propedeutico alla missione della Chiesa, ma quanto mai necessario anche nell’odierno contesto. Si registrano ancora, purtroppo, in non poche regioni del mondo, restrizioni talora gravi al libero esercizio della missione della Chiesa, sia là dove l’ordinamento politico si ispira a sistemi filosofici e politici che postulano uno stretto controllo, per non dire un monopolio, dello Stato sulla società, sia là dove si accorda una grande importanza al pluralismo e alla tolleranza, ma la religione subisce una crescente emarginazione (cfr. Benedetto XVI, Discorso ai membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 10 gennaio 2011)”.
“In tali contesti, l’azione dei Rappresentanti Pontifici, attraverso gli strumenti del dialogo diplomatico con le autorità civili e d’intesa con gli episcopati, è volta non alla ricerca di anacronistici privilegi, bensì a garantire alla Chiesa, nella misura migliore possibile, quella libertà nel governo interno e nell’esercizio della propria missione che essa rivendica legittimamente, e che, quando è presente, finisce per ridondare anche a beneficio degli appartenenti ad altre tradizioni religiose, nonché ad alimentare la concordia dell’intera società. In modo simile, l’opera degli Osservatori e Rappresentanti della Santa Sede presso le Organizzazioni Internazionali è volta, oltre che al servizio della causa della pace e della difesa dei diritti fondamentali della persona umana, a garantire il diritto di cittadinanza per la Chiesa, per le sue istituzioni e, direi, per la visione cristiana dell’uomo, oggi minacciata in alcuni elementi di fondo dalla cosiddetta cultura dominante”.
Accanto a tale servizio, i Rappresentanti Pontifici sono consapevoli della responsabilità diretta che hanno, in quanto membri del Collegio episcopale, in ordine all’annuncio del Vangelo e dunque alla promozione della nuova evangelizzazione. “Desidero assicurare - ha concluso Bertone - che Nunzi e Delegati Apostolici intendono porre le loro ricchezze e le loro difficoltà nel favorire da un lato l’accoglienza presso gli episcopati del Magistero pontificio e delle indicazioni che vengono dagli organismi della Santa Sede, e dall’altro nell’aiutare il Papa e i suoi collaboratori a sempre meglio conoscere e comprendere la realtà delle Chiese locali.
Non si deve poi dimenticare un’opera più diretta di servizio all’evangelizzazione che i Rappresentanti Pontifici svolgono, quando sono chiamati nelle diverse Diocesi per consacrazioni episcopali, ricorrenze particolari o visite di carattere pastorale. Attraverso questa forma di ministero essi rendono presente in modo tutto speciale, in mezzo al Popolo di Dio, la persona del Papa, la sua cura e sollecitudine per l’intero gregge di Cristo, una presenza che è particolarmente sentita dai fedeli, e che contribuisce a rendere maggiormente visibile la cattolicità della Chiesa”.
Dall’intervento del cardinal Bertone scaturiscono alcune considerazioni: la diplomazia pontificia funge spesso da coscienza chiarificatrice, e la maggioranza degli uomini di buona volontà ascoltano la voce di questa coscienza. Altri - per fortuna meno numerosi - preferiscono coltivare dubbi o silenzi più o meno pesanti. Alcuni - una minoranza - coltivano persecuzioni transitorie che offrono alla Chiesa la possibilità di esprimere la propria fedeltà al suo Dio e Signore. Anche nel Vecchio Testamento non sempre i profeti furono capiti da tutti. Ma malgrado questo il messaggio è stato sempre trasmesso. La parola di Cristo è chiara e portatrice di speranza: la Verità vi renderà liberi. In fondo, questo è il messaggio che cerca di portare al mondo la diplomazia vaticana.
Un’altra considerazione che scaturisce dalla lettura dell’intervento di Bertone sul ruolo della diplomazia pontificia consiste nel chiedersi, però, se la Santa Sede realmente è in grado di influenzare in maniera rilevante la comunità internazionale. Se si considera anacronistico il sarcasmo di Stalin a proposito della mancanza di divisioni armate da parte della Santa Sede come mezzo di misurare il potere di influenza mondiale, si può affermare che oggi la Santa Sede possiede strumenti e strutture adeguate per influenzare positivamente il corso attuale della politica internazionale. È di questo parere l’ambasciatore britannico presso la Santa Sede, Francis Campbell, che in un discorso presso il Circolo di Roma, nel 1997, enumerò le caratteristiche della Santa Sede in ambito internazionale: presenza capillare grazie alla propria rete di vescovi in ciascuna regione e di membri del clero in ogni zona. Inoltre la Santa Sede è considerata un interlocutore neutrale e stimato. Secondo Campbell, la posizione della Santa Sede è tenuta in grande considerazione. Infine, ma non meno importante caratteristica, la Santa Sede è un opinion maker mondiale, seguita da un sesto della popolazione mondiale, grazie anche ai mezzi di comunicazione e all'opinione pubblica internazionale.
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È presente 1 commento
A volte però alcuni rappresentanti (diplomatici) vaticani, essendo uomini, conducono una loro vita privata per così dire "poco morale" tanto da oscurare agli occhi degli altri la "coscienza chiarificatrice".
La mia esperianza di conoscenza con uno di questi rappresentanti, purtroppo mi porta a fare queste tristi seppur vere considerazioni.
nguida@live.it
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