“Un’opportunità importante di riflessione” su un tema di “grande attualità”: padre Dario Dozio, superiore regionale della Società missioni africane (Sma) in un paese segnato da profonde divisioni socio-politiche e da una persistente instabilità, definisce in questi termini il Sinodo sulla “nuova evangelizzazione” che si apre oggi a Roma.
Misna - “Per la prima volta – dice alla MISNA padre Dozio – tutte le diocesi della Costa d’Avorio hanno scelto lo stesso tema, quello della fede nell’unità, mentre abbiamo appena inaugurato l’anno pastorale. Non si tratta di una nozione astratta, ma molto concreta, che non riguarda solo gli ‘addetti ai lavori’, i missionari e i preti, ma ciascun ivoriano in un paese ferito e diviso dalla recente crisi, dove la fiducia nell’altro è stata profondamente intaccata”. Secondo il missionario, i lavori in Vaticano “possono apparire distanti non solo dal punto di vista geografico perché chi vi partecipa “non è sempre al corrente” di tutte le problematiche vissute a livello locale. Ma il Sinodo, aggiunge padre Dozio, “costituisce un’occasione unica che la Chiesa ivoriana ha subito accolto con entusiasmo, riprendendo la tematica della fede e calandola nel contesto problematico che è più nostro”.
Secondo padre Charles Whannou, direttore per la Pastorale delle missioni dell’Acerao, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa occidentale nata nel gennaio scorso dalla fusione tra il ramo francofono (Aceao) e quello anglofono (Aecawa), “i problemi vissuti quotidianamente dalla gente, la miseria, la fame, le malattie e il malgoverno, richiedono una sempre maggior coerenza tra le linee guide teoriche stilate nel corso di incontri istituzionali come questo e la pratica”.
Al Sinodo l’Africa è rappresentata dai partecipanti di diritto – tutti i presidenti delle Conferenze episcopali dei paesi del continente – e dai membri nominati direttamente dal Papa. Si tratta, in questa occasione, del cardinale Polycarp Pengo, presidente del Simposio delle Conferenze episcopali d’Africa e Madagascar (Sceam) nonché arcivescovo di Dar-es-Salaam, dell’arcivescovo di Abuja, monsignor John Olorunfemi Onaiyekan, dall’arcivescovo di Kinshasa, cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, presidente delegato al Sinodo, e di Menghesteab Tesfamariam, eparca di Asmara. “Il continente ha 54 paesi e non è abbastanza rappresentato – sottolinea padre Whannou – ma ciò non impedisce a tutte le Chiese dell’Africa di seguire i lavori da lontano.
Del resto in molti casi intense riflessioni sono già cominciate ovunque non solo in vista del Sinodo ma anche per l’Anno della Fede che comincerà l’11 ottobre e proseguirà fino al novembre 2013”. Secondo padre Whannou oggi la nuova evangelizzazione deve “andare oltre l’ambito delle fede religiosa stricto sensu per raggiungere tutte quelle persone di buona volontà che fanno parte della grande famiglia umana per invitarle a partecipare al disegno di Dio di costruire società migliori, sagge e più responsabili”.
Lungo questo difficile percorso, dice padre Whannou, gli orientamenti che usciranno dal Sinodo “potrebbero essere utili nel dare nuovi strumenti e riaccendere la speranza” a 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II.
Misna - “Per la prima volta – dice alla MISNA padre Dozio – tutte le diocesi della Costa d’Avorio hanno scelto lo stesso tema, quello della fede nell’unità, mentre abbiamo appena inaugurato l’anno pastorale. Non si tratta di una nozione astratta, ma molto concreta, che non riguarda solo gli ‘addetti ai lavori’, i missionari e i preti, ma ciascun ivoriano in un paese ferito e diviso dalla recente crisi, dove la fiducia nell’altro è stata profondamente intaccata”. Secondo il missionario, i lavori in Vaticano “possono apparire distanti non solo dal punto di vista geografico perché chi vi partecipa “non è sempre al corrente” di tutte le problematiche vissute a livello locale. Ma il Sinodo, aggiunge padre Dozio, “costituisce un’occasione unica che la Chiesa ivoriana ha subito accolto con entusiasmo, riprendendo la tematica della fede e calandola nel contesto problematico che è più nostro”.
Secondo padre Charles Whannou, direttore per la Pastorale delle missioni dell’Acerao, l’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa occidentale nata nel gennaio scorso dalla fusione tra il ramo francofono (Aceao) e quello anglofono (Aecawa), “i problemi vissuti quotidianamente dalla gente, la miseria, la fame, le malattie e il malgoverno, richiedono una sempre maggior coerenza tra le linee guide teoriche stilate nel corso di incontri istituzionali come questo e la pratica”.
Al Sinodo l’Africa è rappresentata dai partecipanti di diritto – tutti i presidenti delle Conferenze episcopali dei paesi del continente – e dai membri nominati direttamente dal Papa. Si tratta, in questa occasione, del cardinale Polycarp Pengo, presidente del Simposio delle Conferenze episcopali d’Africa e Madagascar (Sceam) nonché arcivescovo di Dar-es-Salaam, dell’arcivescovo di Abuja, monsignor John Olorunfemi Onaiyekan, dall’arcivescovo di Kinshasa, cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, presidente delegato al Sinodo, e di Menghesteab Tesfamariam, eparca di Asmara. “Il continente ha 54 paesi e non è abbastanza rappresentato – sottolinea padre Whannou – ma ciò non impedisce a tutte le Chiese dell’Africa di seguire i lavori da lontano.
Del resto in molti casi intense riflessioni sono già cominciate ovunque non solo in vista del Sinodo ma anche per l’Anno della Fede che comincerà l’11 ottobre e proseguirà fino al novembre 2013”. Secondo padre Whannou oggi la nuova evangelizzazione deve “andare oltre l’ambito delle fede religiosa stricto sensu per raggiungere tutte quelle persone di buona volontà che fanno parte della grande famiglia umana per invitarle a partecipare al disegno di Dio di costruire società migliori, sagge e più responsabili”.
Lungo questo difficile percorso, dice padre Whannou, gli orientamenti che usciranno dal Sinodo “potrebbero essere utili nel dare nuovi strumenti e riaccendere la speranza” a 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II.
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