mercoledì, ottobre 03, 2012
Approvato con 247 sì e 20 no il decreto sulla riqualificazione del territorio. Asl di Taranto: +50% dei ricoveri per patologie tumorali rispetto al primo semestre 2011

 Green Report - Si aggiungono tasselli nei vari filoni della vicenda Ilva, ma siamo ancora lontani da comporre il complesso mosaico e trovare una "soluzione equa" a tutte le istanze, come auspicato dal presidente della Cei Angelo Bagnasco. Sul fronte sanitario la situazione a Taranto pare addirittura aggravarsi (anche se in questo campo le notizie vanno prese con le molle): nel primo semestre 2012 si registra infatti un drastico aumento di ricoveri per tumore in tutta la Asl tarantina, pari a un +50 per cento rispetto al primo semestre dell'anno scorso . Sono i dati sui ricoveri ospedalieri, in possesso della Asl di Taranto, forniti dalla responsabile del controllo sulla spesa farmaceutica della Asl, Rossella Moscogiuri. Quest'anno, sempre rispetto alle patologie oncologiche, si registra anche un aumento del 60 per cento di day hospital e del 40 di accessi ambulatoriali.

Questa notizia, se confermata, rafforzerà gli argomenti di quegli abitanti del quartiere Tamburi, e non solo, che chiedono la chiusura della fabbrica. Di auspicio opposto sono invece gli operai Ilva, che oggi dopo un incontro con il prefetto di Taranto, Claudio Sammartino, hanno deciso di sospendere l'agitazione e scendere dal Camino E312 e dall'Altoforno 5 dove alcuni erano saliti ormai 8 giorni fa. «Il prefetto ci ha detto che si sta facendo di tutto per tutelare sia il diritto alla salute che i livelli occupazionali - ha dichiarato uno degli operai - La nostra protesta simbolica è stata apprezzata dal prefetto, che ci ha chiamati eroi. Ora possiamo tornare dalle nostre famiglie e speriamo che i problemi si risolvano nel migliore dei modi. La speranza è che il nostro gesto serva a sensibilizzare tutti e si abbandonino le divisioni. I soggetti in campo devono sedersi intorno ad un tavolo per trovare la giusta soluzione».

Soluzione che per Luigi Angeletti della Uil, non può essere la chiusura della fabbrica. «Se dovesse accadere che un atto amministrativo faccia chiudere la più grande industria siderurgica d'Europa sarebbe come una bomba atomica. Nel mondo, dove già ci considerano come un posto dove forse venire solo in vacanza, diranno che da noi l'attività imprenditoriale non si può fare. Al massimo possono venire qui, comprare le nostre aziende e produrre altrove. E' il peggior spot - ha concluso Angeletti - che un Paese come il nostro possa fare».

Considerazione condivisibile, ma quando per un trentennio si lascia in alto mare, senza guida, la politica industriale di un Paese le conseguenze non possono che essere queste. Nel "caso Italia" non si è rinnovata la politica, l'impresa e forse nemmeno il sindacato, che in qualche caso sarebbe dovuto intervenire a tutela degli interessi collettivi (e quindi anche dei lavoratori) denunciando che alcune filiere produttive erano realizzate con criteri lontani dalla sostenibilità. Intanto il Senato, con 247 sì e 20 no (la Lega ha votato contro), ha approvato in via definitiva il decreto sull'Ilva. Il provvedimento che reca disposizioni urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio di Taranto, è convertito definitivamente in legge.
Federico Gasperini

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