venerdì, ottobre 19, 2012
La costruzione riguarda l’insediamento di Gilo, a sud di Gerusalemme est. Ira dei palestinesi: la decisione distruggerà la prospettiva dei due Stati. Appello del negoziatore Saeb Erakat alla comunità internazionale. Ieri, il premier Netanyahu ha dichiarato di voler adottare alcuni passi di un rapporto, in cui si afferma che le case dei coloni non sono illegali. 

Tel Aviv (AsiaNews) - Israele ha approvato la costruzione di 800 nuove case nell'insediamento di Gilo, a sud di Gerusalemme est, vicino a Betlemme (Cisgiordania). Lo riferisce Hagit Ofran, un membro di Peace Now. La notizia ha suscitato l'ira dei palestinesi, secondo i quali questa ennesima manovra distruggerà la prospettiva dei due Stati. A dare il via definitivo è stata la commissione distrettuale per la pianificazione, che risponde al ministero degli Interni. La costruzione vera e propria sarà regolata da appalti, che avranno inizio nei prossimi mesi.

I nuovi insediamenti a Gilo sconfineranno in parte a Gerusalemme est, futura capitale di uno Stato palestinese.

Secondo Saeb Erakat, negoziatore palestinese, "la decisione di Israele di costruire 800 unità abitative è parte di un piano generale [israeliano] per distruggere la creazione di due Stati". Per questo, aggiunge, "l'unica risposta può giungere dalla comunità internazionale, a cui chiediamo di votare perché la Palestina ottenga lo status di Stato non membro alle Nazioni Unite". Il riferimento è all'Assemblea generale dell'Onu, prevista per il mese di novembre.

Il piano di costruzione a Gilo giunge a un giorno di distanza da alcune dichiarazioni del primo ministro Benjamin Netanyahu, proprio riguardo gli insediamenti. Il premier ha affermato infatti di voler adottare alcune parti del rapporto Levy (da lui stesso commissionato, ndr), che propone di legalizzare più di 100 case di coloni israeliani in Cisgiordania. La comunità internazionale considera illegali tutti gli insediamenti costruiti in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, perché sorti su un territorio occupato da Israele nel 1967, durante la guerra dei Sei giorni. Il documento di 89 pagine sostiene che la politica israeliana di insediamento nella West Bank non è illegale, né si può configurare come occupazione militare, e che le leggi internazionali non proibiscono la costruzione o l'espansione degli insediamenti nei territori occupati.


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