Secondo mons. Dal Covolo, il cavallo di Troia attraverso il quale gli Stati si appropriano delle intelligenze degli studenti è la formazione dei docenti
Mons. Enrico Dal Covolo, S.D.B., Vescovo titolare di Eraclea, Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense in Roma, alla Settima Congregazione Generale del Sinodo dei Vescovi, svoltasi venerdì 12 ottobre, ha esordito dicendo: “ La situazione attuale di progressiva scristianizzazione della vecchia Europa dipende, fra l'altro, da due innegabili processi, fra loro collegati. Essi sono: la statizzazione del diritto; la statizzazione delle Scuole. Di fatto, le Scuole e le Università (anche quelle cattoliche) sono sempre più sottomesse al controllo diretto degli Stati. A questa logica non sfugge il cosiddetto Processo di Bologna. I contenuti dell'insegnamento sono imposti dallo Stato non solamente attraverso i cosiddetti programmi, ma pure per mezzo dei libri di testo”.
Il magnifico rettore della Lateranense ha così proseguito: “In questo procedimento, la visione culturale aperta alla fede cristiana viene sistematicamente indebolita, a vantaggio di prospettive cosiddette interreligiose o interculturali. Di fatto, in questo modo viene insinuata nella mente dei giovani una visione culturale ben lontana dalla fede cristiana, o addirittura esplicitamente contraria ad essa. Il cavallo di Troia attraverso il quale gli Stati si appropriano delle intelligenze degli studenti è la formazione dei docenti. In molti Paesi i docenti sono formati unicamente nelle Università statali, e comunque chi vuole insegnare deve possedere l'abilitazione statale conseguita secondo il percorso formativo stabilito dagli Stati e con esami di Stato”.
Mons. Dal Covolo ha così concluso: “La progressiva scristianizzazione dell'Occidente è avvenuta così attraverso la scristianizzazione delle Scuole e delle Università. Ora, una nuova evangelizzazione non può che avvenire nel riconoscimento delle persone, della loro coscienza, dei loro diritti. Se gli Stati, come spesso hanno fatto e continuano a fare, si appropriano del progetto personale di apprendimento, tolgono alle persone la libertà di realizzarsi, privandole di un diritto originario e costitutivo. Di conseguenza, una comunità ecclesiale che si impegna per una Nuova Evangelizzazione dovrà curare con urgenza e priorità il buon funzionamento delle Scuole e delle Università in genere, ma in modo tutto particolare di quelle cattoliche. In stretta sinergia con le famiglie e le altre agenzie educative del territorio (parrocchia, oratorio, centri giovanili, istituzioni...), esse dovranno rendersi capaci di fronteggiare efficacemente l'attuale emergenza educativa: perché la risposta della Chiesa all'emergenza educativa è la formazione, e soprattutto la formazione dei formatori, che passa in modo peculiare attraverso le Scuole e le Università. Per questo stesso motivo, l'elemento caratterizzante delle Scuole e delle Università cattoliche dovrà essere il dialogo tra la fede e la cultura nell'insegnamento. La specificità delle Scuole e delle Università cattoliche dovrà essere il dialogo inesausto tra la scienza di Dio e le scienze dell'uomo, all'insegna di una sintesi teologica assimilata esistenzialmente, e coerentemente testimoniata dai formatori. Un progetto di nuova evangelizzazione che collocasse in secondo ordine - o, peggio, che trascurasse - il ruolo insostituibile delle Scuole e delle Università cattoliche, rischierebbe il fallimento”.
A suffragare quanto detto da mons. Dal Covolo è significativo segnalare la notizia del nuovo diario edito a cura dell’Unione Europea. Più di 330mila copie di tale diario, accompagnate da 51 pagine di informazioni in carta lucida sull’Unione Europea, sono state consegnate alle scuola britanniche, scrive il Daily Telegraph, come un omaggio agli allievi da parte della Commissione. Con grande stupore dei cristiani britannici la sezione relativa al 25 dicembre è vuota e in calce alla pagina c’è questo messaggio: “Un vero amico è qualcuno che condivide le tue preoccupazioni e la tua gioia”. Il calendario comprende festività musulmane, indù, sikh, ebraiche e cinesi, e altre, come il giorno dell’Europa e altri anniversari chiave dell’unione Europea; ma non ci sono festività cristiane segnalate, a dispetto del fatto che il cristianesimo è la religione della maggioranza degli europei!
Un po’ di storia per inquadrare l’intervento di Mons. Dal Covolo: la Chiesa fin dall'alto Medioevo ha dimostrato molto interesse alla scuola e fino ai nostri giorni ha continuato a farlo. In particolare il Concilio Vaticano II, chiamato in causa spesso da questo Sinodo, nel suo famoso “Gravissimum educationis” (1965) è stato un punto di svolta di un rinnovato interesse della Chiesa contemporanea all'educazione e alla scuola; interesse sollecitato per un verso da una più attenta consapevolezza del problema diffusasi nella società civile a livello planetario (nell'occidente è visto come soddisfazione di un diritto umano, come strumento indispensabile per una cittadinanza piena e attiva e per un contenimento dell'urto della competitività internazionale; nel Terzo mondo come processo di alfabetizzazione delle masse per riscattarle da una condizione di subalternità politico-sociale e dalla povertà), per un altro dal più massiccio e penetrante impegno profuso dalle Congregazioni religiose nei diversi ambiti della pastorale giovanile. Sulla scia di questo documento, molti altri ne sono seguiti. Ciò rappresenta un segnale importante dell'accresciuta coscienza del mondo ecclesiale che il futuro dipende dall'educazione e che senza cittadini, capaci (cioè “educati”) di governare con saggezza e responsabilità è illusorio immaginare la nascita di una società più giusta, più libera, più solidale, più umana.
di Carlo Mafera
Mons. Enrico Dal Covolo, S.D.B., Vescovo titolare di Eraclea, Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense in Roma, alla Settima Congregazione Generale del Sinodo dei Vescovi, svoltasi venerdì 12 ottobre, ha esordito dicendo: “ La situazione attuale di progressiva scristianizzazione della vecchia Europa dipende, fra l'altro, da due innegabili processi, fra loro collegati. Essi sono: la statizzazione del diritto; la statizzazione delle Scuole. Di fatto, le Scuole e le Università (anche quelle cattoliche) sono sempre più sottomesse al controllo diretto degli Stati. A questa logica non sfugge il cosiddetto Processo di Bologna. I contenuti dell'insegnamento sono imposti dallo Stato non solamente attraverso i cosiddetti programmi, ma pure per mezzo dei libri di testo”.
Il magnifico rettore della Lateranense ha così proseguito: “In questo procedimento, la visione culturale aperta alla fede cristiana viene sistematicamente indebolita, a vantaggio di prospettive cosiddette interreligiose o interculturali. Di fatto, in questo modo viene insinuata nella mente dei giovani una visione culturale ben lontana dalla fede cristiana, o addirittura esplicitamente contraria ad essa. Il cavallo di Troia attraverso il quale gli Stati si appropriano delle intelligenze degli studenti è la formazione dei docenti. In molti Paesi i docenti sono formati unicamente nelle Università statali, e comunque chi vuole insegnare deve possedere l'abilitazione statale conseguita secondo il percorso formativo stabilito dagli Stati e con esami di Stato”.
Mons. Dal Covolo ha così concluso: “La progressiva scristianizzazione dell'Occidente è avvenuta così attraverso la scristianizzazione delle Scuole e delle Università. Ora, una nuova evangelizzazione non può che avvenire nel riconoscimento delle persone, della loro coscienza, dei loro diritti. Se gli Stati, come spesso hanno fatto e continuano a fare, si appropriano del progetto personale di apprendimento, tolgono alle persone la libertà di realizzarsi, privandole di un diritto originario e costitutivo. Di conseguenza, una comunità ecclesiale che si impegna per una Nuova Evangelizzazione dovrà curare con urgenza e priorità il buon funzionamento delle Scuole e delle Università in genere, ma in modo tutto particolare di quelle cattoliche. In stretta sinergia con le famiglie e le altre agenzie educative del territorio (parrocchia, oratorio, centri giovanili, istituzioni...), esse dovranno rendersi capaci di fronteggiare efficacemente l'attuale emergenza educativa: perché la risposta della Chiesa all'emergenza educativa è la formazione, e soprattutto la formazione dei formatori, che passa in modo peculiare attraverso le Scuole e le Università. Per questo stesso motivo, l'elemento caratterizzante delle Scuole e delle Università cattoliche dovrà essere il dialogo tra la fede e la cultura nell'insegnamento. La specificità delle Scuole e delle Università cattoliche dovrà essere il dialogo inesausto tra la scienza di Dio e le scienze dell'uomo, all'insegna di una sintesi teologica assimilata esistenzialmente, e coerentemente testimoniata dai formatori. Un progetto di nuova evangelizzazione che collocasse in secondo ordine - o, peggio, che trascurasse - il ruolo insostituibile delle Scuole e delle Università cattoliche, rischierebbe il fallimento”.
A suffragare quanto detto da mons. Dal Covolo è significativo segnalare la notizia del nuovo diario edito a cura dell’Unione Europea. Più di 330mila copie di tale diario, accompagnate da 51 pagine di informazioni in carta lucida sull’Unione Europea, sono state consegnate alle scuola britanniche, scrive il Daily Telegraph, come un omaggio agli allievi da parte della Commissione. Con grande stupore dei cristiani britannici la sezione relativa al 25 dicembre è vuota e in calce alla pagina c’è questo messaggio: “Un vero amico è qualcuno che condivide le tue preoccupazioni e la tua gioia”. Il calendario comprende festività musulmane, indù, sikh, ebraiche e cinesi, e altre, come il giorno dell’Europa e altri anniversari chiave dell’unione Europea; ma non ci sono festività cristiane segnalate, a dispetto del fatto che il cristianesimo è la religione della maggioranza degli europei!
Un po’ di storia per inquadrare l’intervento di Mons. Dal Covolo: la Chiesa fin dall'alto Medioevo ha dimostrato molto interesse alla scuola e fino ai nostri giorni ha continuato a farlo. In particolare il Concilio Vaticano II, chiamato in causa spesso da questo Sinodo, nel suo famoso “Gravissimum educationis” (1965) è stato un punto di svolta di un rinnovato interesse della Chiesa contemporanea all'educazione e alla scuola; interesse sollecitato per un verso da una più attenta consapevolezza del problema diffusasi nella società civile a livello planetario (nell'occidente è visto come soddisfazione di un diritto umano, come strumento indispensabile per una cittadinanza piena e attiva e per un contenimento dell'urto della competitività internazionale; nel Terzo mondo come processo di alfabetizzazione delle masse per riscattarle da una condizione di subalternità politico-sociale e dalla povertà), per un altro dal più massiccio e penetrante impegno profuso dalle Congregazioni religiose nei diversi ambiti della pastorale giovanile. Sulla scia di questo documento, molti altri ne sono seguiti. Ciò rappresenta un segnale importante dell'accresciuta coscienza del mondo ecclesiale che il futuro dipende dall'educazione e che senza cittadini, capaci (cioè “educati”) di governare con saggezza e responsabilità è illusorio immaginare la nascita di una società più giusta, più libera, più solidale, più umana.
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