Lario Parkour, un originale workshop fisico-mentale di giovani di un insieme di Comuni del Lario, dà il la a un evento che disegna il domani
Mandello del Lario, un paese che sa di poesia. Disteso dolcemente tra collina e lago, un ramo ameno del lago di Como, contempla alle spalle un panorama innevato della Grigna che si innalza incantevole a più di duemila metri. Ai piedi, in riva all’acqua, si dondolano alcune barche, pigramente. Ma l’apparenza inganna: è un paese raro, un poema, anzi, alla laboriosità e alla creatività. E alla memoria. Dall’800 in poi, con i suoi ruscelli che scendono rapidi dalla montagna e i telai ad acqua, si immergeva completamente nell’industria della seta. Poi a seguito di una geniale idea di Guzzi, diventava nel 1921 la capitale della celeberrima moto. Ancora oggi in migliaia si ritrovano qui, tranquillo paese di lago, come uno sciame immenso di appassionati di moto dal mondo intero. È il loro meeting annuale, fieri per una tradizione e un uomo di grande passione. Sotto i vostri occhi, questo paese si apre anche come un libro: interessanti didascalie ad ogni monumento, strada o sentiero raccontano il percorso della resistenza, le abitudini antiche, le radici lontane. La memoria qui diventa lezione di vita.
Ultimamente, in una bella sinergia con i comuni vicinanti, ha saputo raccogliere ancora tutte le sue forze per fare un jump. Un balzo in avanti. Per lanciarsi nell’avvenire, con la complicità dei suoi giovani. Lario Parkour-Tracce è il nome di quest’ultimo evento. Lo spiega il manifesto che presenta un mese di incontri, conferenze, teatro o laboratori di pensiero su cittadinanza, economia, crisi attuale. O testimonianze su luoghi lontani, come Sarajevo. Personaggi illustri tra i relatori, tra cui Giovanni Moro e alcuni anche dall’estero. Il senso di tutto questo - come dice la rubrica - “per scavalcare, sconfinare, passare attraverso culture, linguaggi e paesaggi. Tra ostacoli materiali e mentali, riacquistare la libertà del gesto e del pensiero. Guardare le barriere come punti di appoggio, superarle e non cedere alla tentazione di arrendersi. Non attendere il nuovo domani, ma immaginarlo e agirlo oggi”.
L’apertura dell’iniziativa vedeva l’arrivo in piazza di decine di giovani della zona con degli istruttori inglesi per un workshop di parkour: disciplina che fa raggiungere la padronanza del corpo e della mente nel superare gli ostacoli, tracciando un percorso nella maniera più fluida possibile. La competizione è con se stessi, non con altri, e fa superare il proprio limite e allo stesso tempo, in modo creativo, fluido, atletico ed esteticamente curioso le barriere naturali o artificiali che si trovano nel proprio percorso. Si utilizzano in sequenza corse, salti, volteggi, cadute e arrampicate. Non è solo un esercizio fisico, ma una filosofia di vita. Anzi, una splendida parabola della nostra vita. Le difficoltà stimolano. Danno nuova energia. Vanno superate.
L’ultima domenica di ottobre concludeva la serie l’intervento di Renato Zilio, missionario scalabriniano a Londra, che ha presentato la problematica del suo ultimo libro “Dio attende alla frontiera,” edito dalla Emi. Per un'Italia ormai con il fiato corto si rivela urgente uscire dalle abitudini, dalle chiusure e dalle paure. La sua testimonianza missionaria vissuta tra comunità emigrate a Parigi, a Ginevra, a Londra e in Marocco faceva emergere allo stesso tempo passione e analisi delle situazioni che viviamo in patria. Diventava un invito forte ad aprire la mente e il cuore al futuro, per risvegliarsi a un mondo che è cambiato. Dio attende alla frontiera delle nostre energie, del nostro mondo e della nostra stessa fede. Con stile narrativo, riflessivo, poetico aiutava a capire le difficoltà attuali, le barriere, il campanilismo o il nostro piccolo mondo antico. Le difficoltà insegnano a trovare energia nuova. A preparare il mondo di domani da costruire insieme a più mani con coraggio e fiducia. Là Dio ci attende.
di Katia Bortolazzo
Mandello del Lario, un paese che sa di poesia. Disteso dolcemente tra collina e lago, un ramo ameno del lago di Como, contempla alle spalle un panorama innevato della Grigna che si innalza incantevole a più di duemila metri. Ai piedi, in riva all’acqua, si dondolano alcune barche, pigramente. Ma l’apparenza inganna: è un paese raro, un poema, anzi, alla laboriosità e alla creatività. E alla memoria. Dall’800 in poi, con i suoi ruscelli che scendono rapidi dalla montagna e i telai ad acqua, si immergeva completamente nell’industria della seta. Poi a seguito di una geniale idea di Guzzi, diventava nel 1921 la capitale della celeberrima moto. Ancora oggi in migliaia si ritrovano qui, tranquillo paese di lago, come uno sciame immenso di appassionati di moto dal mondo intero. È il loro meeting annuale, fieri per una tradizione e un uomo di grande passione. Sotto i vostri occhi, questo paese si apre anche come un libro: interessanti didascalie ad ogni monumento, strada o sentiero raccontano il percorso della resistenza, le abitudini antiche, le radici lontane. La memoria qui diventa lezione di vita.
Ultimamente, in una bella sinergia con i comuni vicinanti, ha saputo raccogliere ancora tutte le sue forze per fare un jump. Un balzo in avanti. Per lanciarsi nell’avvenire, con la complicità dei suoi giovani. Lario Parkour-Tracce è il nome di quest’ultimo evento. Lo spiega il manifesto che presenta un mese di incontri, conferenze, teatro o laboratori di pensiero su cittadinanza, economia, crisi attuale. O testimonianze su luoghi lontani, come Sarajevo. Personaggi illustri tra i relatori, tra cui Giovanni Moro e alcuni anche dall’estero. Il senso di tutto questo - come dice la rubrica - “per scavalcare, sconfinare, passare attraverso culture, linguaggi e paesaggi. Tra ostacoli materiali e mentali, riacquistare la libertà del gesto e del pensiero. Guardare le barriere come punti di appoggio, superarle e non cedere alla tentazione di arrendersi. Non attendere il nuovo domani, ma immaginarlo e agirlo oggi”.
L’apertura dell’iniziativa vedeva l’arrivo in piazza di decine di giovani della zona con degli istruttori inglesi per un workshop di parkour: disciplina che fa raggiungere la padronanza del corpo e della mente nel superare gli ostacoli, tracciando un percorso nella maniera più fluida possibile. La competizione è con se stessi, non con altri, e fa superare il proprio limite e allo stesso tempo, in modo creativo, fluido, atletico ed esteticamente curioso le barriere naturali o artificiali che si trovano nel proprio percorso. Si utilizzano in sequenza corse, salti, volteggi, cadute e arrampicate. Non è solo un esercizio fisico, ma una filosofia di vita. Anzi, una splendida parabola della nostra vita. Le difficoltà stimolano. Danno nuova energia. Vanno superate.
L’ultima domenica di ottobre concludeva la serie l’intervento di Renato Zilio, missionario scalabriniano a Londra, che ha presentato la problematica del suo ultimo libro “Dio attende alla frontiera,” edito dalla Emi. Per un'Italia ormai con il fiato corto si rivela urgente uscire dalle abitudini, dalle chiusure e dalle paure. La sua testimonianza missionaria vissuta tra comunità emigrate a Parigi, a Ginevra, a Londra e in Marocco faceva emergere allo stesso tempo passione e analisi delle situazioni che viviamo in patria. Diventava un invito forte ad aprire la mente e il cuore al futuro, per risvegliarsi a un mondo che è cambiato. Dio attende alla frontiera delle nostre energie, del nostro mondo e della nostra stessa fede. Con stile narrativo, riflessivo, poetico aiutava a capire le difficoltà attuali, le barriere, il campanilismo o il nostro piccolo mondo antico. Le difficoltà insegnano a trovare energia nuova. A preparare il mondo di domani da costruire insieme a più mani con coraggio e fiducia. Là Dio ci attende.
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