venerdì, ottobre 26, 2012
Alcune famiglie stanno ospitando nelle loro case e proprietà fino a 100 o più sfollati fuggiti dai combattimenti a Bani Walid: lo dice alla MISNA Saleh Dabbakeh, responsabile del Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr) in Libia, mentre nell’ex roccaforte di Muammar Gheddafi si continua a sparare.  

Misna - “L’offensiva delle milizie governative a Bani Walid – sottolinea Dabbakeh – ha costretto a fuggire decine di migliaia di persone, molte delle quali stanno ricevendo assistenza nelle città di Orban e Tarhoua”. È in questi due centri che i gesti di solidarietà e generosità sono stati più frequenti. “Gli sfollati – dice Dabbakeh – hanno trovato riparo nelle scuole e negli ospedali ma anche, spesso, in case e poderi privati”. Il Cicr e la Mezzaluna Rossa libica stanno distribuendo coperte, vestiti, cibo e soprattutto acqua, un bene particolarmente prezioso in una regione per lo più desertica. L’arrivo di donne, bambini e anziani a Orban e Tarhoua si è intensificato negli ultimi giorni, in coincidenza con l’annuncio da parte del governo libico della caduta di Bani Walid. Agli spari in piazza per festeggiare la sconfitta degli ex sostenitori di Gheddafi, però, sono seguite dichiarazioni improntate alla cautela. Youssef al-Mankoush, il capo di stato maggiore dell’esercito libico, ha ammesso oggi che in città ci sono ancora “sacche di resistenza”.

Bani Walid è un centro di 100.000 abitanti, situato circa 150 chilometri a sud-est di Tripoli. Durante il conflitto civile dello scorso anno fu una delle ultime roccaforti di Gheddafi a cadere sotto il controllo dei ribelli oggi al governo.

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