Tre candidati su cui confrontarsi già a partire da domani e scegliere così il nuovo primo ministro: è questo l’accordo di massima raggiunto ieri al Congresso generale nazionale, il nuovo parlamento di cui si è dotato la Libia, dopo le dimissioni presentate sabato scorso da Mustafa Abushagur.
Misna - Incaricato di formare il governo ma per due volte bocciato dallo stesso parlamento che lo scorso 12 settembre lo aveva preferito con soli due voti di scarto a Mahmoud Jibril, Abushagur si è fatto da parte per l’incapacità o l’impossibilità di soddisfare le richieste avanzate dalla variegata maggioranza che lo aveva votato ma che poi ha contestato le sue scelte in termini di squadra di governo. Determinante è stata in particolare la posizione assunta dai Fratelli musulmani, ma anche la mancanza di una adeguata rappresentanza regionale all’interno delle due compagini presentate da Abushagur.
“L’unica vera via d’uscita in questa fase storica – dice alla MISNA Farid Adly, giornalista, libico di Bengasi da anni in Italia e autore de “La rivoluzione libica” (Edizioni Il Saggiatore) – è quella di formare un governo di unità nazionale e l’unico candidato che a mio parere può essere in grado di guidarlo è Jibril. Con Jibril vincerebbe il paese che ha lottato contro Gheddafi, che ha una visione strategica, che guarda al futuro”.
Jibril ha ottenuto la maggioranza relativa dei voti alle elezioni, ma non dispone finora di una maggioranza in Parlamento. Una piccola vittoria l’ha ottenuta però ieri con l’Assemblea che si è pronunciata contro una mozione dei Fratelli musulmani. Fosse passata, la mozione avrebbe impedito di scegliere un primo ministro che non fosse parlamentare, come nel caso di Jibril.
Tuttavia, secondo il quotidiano Lybia Herald, esisterebbe un accordo di massima per escludere dalla corsa alla poltrona di primo ministro sia Jibril che Awad Barasi, esponente di spicco di Giustizia e Ricostruzione, il partito dei Fratelli musulmani. Lo scopo, sottolinea il giornale, sarebbe quello di convogliare la scelta su una soluzione di compromesso.
Misna - Incaricato di formare il governo ma per due volte bocciato dallo stesso parlamento che lo scorso 12 settembre lo aveva preferito con soli due voti di scarto a Mahmoud Jibril, Abushagur si è fatto da parte per l’incapacità o l’impossibilità di soddisfare le richieste avanzate dalla variegata maggioranza che lo aveva votato ma che poi ha contestato le sue scelte in termini di squadra di governo. Determinante è stata in particolare la posizione assunta dai Fratelli musulmani, ma anche la mancanza di una adeguata rappresentanza regionale all’interno delle due compagini presentate da Abushagur.
“L’unica vera via d’uscita in questa fase storica – dice alla MISNA Farid Adly, giornalista, libico di Bengasi da anni in Italia e autore de “La rivoluzione libica” (Edizioni Il Saggiatore) – è quella di formare un governo di unità nazionale e l’unico candidato che a mio parere può essere in grado di guidarlo è Jibril. Con Jibril vincerebbe il paese che ha lottato contro Gheddafi, che ha una visione strategica, che guarda al futuro”.
Jibril ha ottenuto la maggioranza relativa dei voti alle elezioni, ma non dispone finora di una maggioranza in Parlamento. Una piccola vittoria l’ha ottenuta però ieri con l’Assemblea che si è pronunciata contro una mozione dei Fratelli musulmani. Fosse passata, la mozione avrebbe impedito di scegliere un primo ministro che non fosse parlamentare, come nel caso di Jibril.
Tuttavia, secondo il quotidiano Lybia Herald, esisterebbe un accordo di massima per escludere dalla corsa alla poltrona di primo ministro sia Jibril che Awad Barasi, esponente di spicco di Giustizia e Ricostruzione, il partito dei Fratelli musulmani. Lo scopo, sottolinea il giornale, sarebbe quello di convogliare la scelta su una soluzione di compromesso.
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