La Commissione europea ha pubblicato oggi una proposta per «limitare a livello mondiale la conversione dei terreni alla produzione di biocarburanti e ad aumentare gli effetti benefici dei biocarburanti usati nell'Ue sul clima.
GreenReport - Sarà limitata al 5% la quota di biocarburanti derivati da alimenti utilizzabile ai fini del conseguimento dell'obiettivo del 10% di energie rinnovabili fissato dalla direttiva sulle energie rinnovabili». Con l'esplosione del mercato dei biocarburanti è apparso chiaro che non tutti i biocarburanti hanno lo stesso impatto in termini di gas serra, sull'occupazione di terreni fertili e sulla sicurezza alimentare. L'Ue sottolinea che «recenti studi scientifici hanno dimostrato che, quando si tiene conto del cambiamento indiretto della destinazione dei terreni, ad esempio laddove la produzione di biocarburanti comporti uno spostamento della produzione alimentare a destinazione umana o animale verso terreni non agricoli. La Commissione ricorda che «la direttiva del 2009 sulle energie rinnovabili impone una quota pari al 10% di energia rinnovabile nei trasporti entro il 2020; la direttiva sulla qualità dei carburanti ha imposto l'obiettivo del 6% di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra sui carburanti impiegati nel settore dei trasporti nel 2020. Secondo le previsioni il contributo dei biocarburanti a questi obiettivi sarà significativo». Le due direttive, per evitare eventuali effetti collaterali, impongono criteri di sostenibilità che i biocarburanti e i bioliquidi devono soddisfare per essere contabilizzati nell'obiettivo ed ottenere sostegno: «I criteri attualmente in vigore sulla sostenibilità dei biocarburanti impediscono la conversione diretta di foreste, zone umide e zone ad alto valore di biodiversità verso la produzione di biocarburanti e prescrivono che i biocarburanti emettano almeno il 35% in meno di gas a effetto serra rispetto ai combustibili fossili che sostituiscono. Questo requisito aumenterà al 50% nel 2017 - sottolinea la Commissione - Tuttavia, vi è il rischio che parte della domanda supplementare di biocarburanti sia soddisfatta con un aumento della quota dei terreni dedicati all'agricoltura a livello mondiale, il che comporterà un aumento indiretto delle emissioni dovuto alla conversione dei suoli. Si è pertanto chiesto alla Commissione di riesaminare l'impatto del cambiamento indiretto della destinazione dei terreni sulle emissioni di gas a effetto serra e di proporre un intervento normativo per ridurlo al minimo».
Dopo le forti critiche alle quali è stato sottoposto l'obiettivo contenuto nel pacchetto energetico dell'Ue, si punta a «Stimolare lo sviluppo di biocarburanti alternativi, detti anche di seconda generazione, derivati da materie prime non alimentari, come i rifiuti o la paglia, che emettono gas a effetto serra in quantità decisamente inferiori ai carburanti fossili e non interferiscono direttamente con la produzione alimentare mondiale. Per la prima volta nella valutazione delle prestazioni dei biocarburanti in termini di emissioni di gas ad effetto serra si terrà conto delle stime dell'impatto della conversione dei terreni a livello mondiale (cambiamento indiretto della destinazione dei terreni)».
La Commissione comunque ribadisce che «i biocarburanti prodotti in modo sostenibile con processi efficienti sono un'alternativa a basse emissioni di CO2 ai carburanti fossili nel mix energetico dell'Ue, in particolare nei trasporti. I biocarburanti si stoccano e si dispongono all'uso facilmente, hanno un'alta densità energetica e tipicamente emettono molti meno gas a effetto serra rispetto a petrolio, gas e carbone», ma «solo i biocarburanti che soddisfano una serie di criteri di sostenibilità possono ottenere un sostegno pubblico sul mercato europeo».
La commissaria Ue per l'azione climatica, Connie Hedegaard, ha spiegato: «Se vogliamo che ci aiutino a contrastare i cambiamenti climatici, i biocarburanti che usiamo devono essere autenticamente sostenibili. Dobbiamo quindi investire in biocarburanti che determinino un'effettiva riduzione delle emissioni e non facciano concorrenza alla produzione alimentare. Non escludiamo ovviamente i biocarburanti di prima generazione, ma inviamo un segnale chiaro: in futuro l'aumento nell'impiego dei biocarburanti deve basarsi su biocarburanti avanzati, perché qualsiasi alternativa risulterà insostenibile».
Con queste nuove misure, la Commissione vuole promuovere i biocarburanti che aiutano a conseguire sostanziali riduzioni delle emissioni senza entrare in concorrenza diretta con il settore alimentare e sono al tempo stesso più sostenibili. Anche se l'attuale proposta non pregiudica la possibilità che gli Stati membri forniscano incentivi finanziari per i biocarburanti, la Commissione ritiene che «Nel periodo successivo al 2020 i biocarburanti debbano ricevere sostegno finanziario solo se comportano sostanziali riduzioni delle emissioni di gas a effetto serra e non sono prodotti da colture destinate all'alimentazione umana o animale».
Per questo la Commissione propone di modificare la normativa sui biocarburanti attraverso le direttive sulle energie rinnovabili e sulla qualità dei carburanti, e in particolare di: «Aumentare al 60% la soglia minima di riduzione dei gas a effetto serra per i nuovi impianti al fine di migliorare l'efficienza dei processi di produzione dei biocarburanti e scoraggiare ulteriori investimenti in impianti che danno scarsi risultati nella riduzione delle emissioni; Includere i fattori del cambiamento indiretto della destinazione dei terreni nelle dichiarazioni dei fornitori di carburanti e degli Stati membri sulle riduzioni delle emissioni di gas a effetto serra dei biocarburanti e bioliquidi; Limitare al livello di consumo attuale, ossia al 5% fino al 2020, la quantità di biocarburanti e bioliquidi derivati da colture alimentari che possono essere contabilizzati ai fini dell'obiettivo UE del 10% di energia rinnovabile nel settore dei trasporti entro il 2020, mantenendo gli obiettivi generali di energia rinnovabile e di riduzione dell'intensità di CO2; Offrire incentivi di mercato per i biocarburanti che non hanno impatto, o hanno un impatto basso, in termini di emissioni derivanti dal cambiamento indiretto della destinazione dei terreni, in particolare per i biocarburanti di seconda e terza generazione derivati da materie prime che non implicano una domanda supplementare di terreni, come ad esempio le alghe, la paglia e vari tipi di rifiuti, perché contribuiranno di più all'obiettivo del 10% di energia rinnovabile nei trasporti fissato dalla direttiva sulle energie rinnovabili».
Secondo il commissario Ue all'energia, Günther Oettinger, «la proposta offrirà nuovi incentivi ai biocarburanti che danno i migliori risultati. In futuro i biocarburanti emetteranno molti meno gas serra e ridurranno la fattura per l'importazione di carburanti».
GreenReport - Sarà limitata al 5% la quota di biocarburanti derivati da alimenti utilizzabile ai fini del conseguimento dell'obiettivo del 10% di energie rinnovabili fissato dalla direttiva sulle energie rinnovabili». Con l'esplosione del mercato dei biocarburanti è apparso chiaro che non tutti i biocarburanti hanno lo stesso impatto in termini di gas serra, sull'occupazione di terreni fertili e sulla sicurezza alimentare. L'Ue sottolinea che «recenti studi scientifici hanno dimostrato che, quando si tiene conto del cambiamento indiretto della destinazione dei terreni, ad esempio laddove la produzione di biocarburanti comporti uno spostamento della produzione alimentare a destinazione umana o animale verso terreni non agricoli. La Commissione ricorda che «la direttiva del 2009 sulle energie rinnovabili impone una quota pari al 10% di energia rinnovabile nei trasporti entro il 2020; la direttiva sulla qualità dei carburanti ha imposto l'obiettivo del 6% di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra sui carburanti impiegati nel settore dei trasporti nel 2020. Secondo le previsioni il contributo dei biocarburanti a questi obiettivi sarà significativo». Le due direttive, per evitare eventuali effetti collaterali, impongono criteri di sostenibilità che i biocarburanti e i bioliquidi devono soddisfare per essere contabilizzati nell'obiettivo ed ottenere sostegno: «I criteri attualmente in vigore sulla sostenibilità dei biocarburanti impediscono la conversione diretta di foreste, zone umide e zone ad alto valore di biodiversità verso la produzione di biocarburanti e prescrivono che i biocarburanti emettano almeno il 35% in meno di gas a effetto serra rispetto ai combustibili fossili che sostituiscono. Questo requisito aumenterà al 50% nel 2017 - sottolinea la Commissione - Tuttavia, vi è il rischio che parte della domanda supplementare di biocarburanti sia soddisfatta con un aumento della quota dei terreni dedicati all'agricoltura a livello mondiale, il che comporterà un aumento indiretto delle emissioni dovuto alla conversione dei suoli. Si è pertanto chiesto alla Commissione di riesaminare l'impatto del cambiamento indiretto della destinazione dei terreni sulle emissioni di gas a effetto serra e di proporre un intervento normativo per ridurlo al minimo».
Dopo le forti critiche alle quali è stato sottoposto l'obiettivo contenuto nel pacchetto energetico dell'Ue, si punta a «Stimolare lo sviluppo di biocarburanti alternativi, detti anche di seconda generazione, derivati da materie prime non alimentari, come i rifiuti o la paglia, che emettono gas a effetto serra in quantità decisamente inferiori ai carburanti fossili e non interferiscono direttamente con la produzione alimentare mondiale. Per la prima volta nella valutazione delle prestazioni dei biocarburanti in termini di emissioni di gas ad effetto serra si terrà conto delle stime dell'impatto della conversione dei terreni a livello mondiale (cambiamento indiretto della destinazione dei terreni)».
La Commissione comunque ribadisce che «i biocarburanti prodotti in modo sostenibile con processi efficienti sono un'alternativa a basse emissioni di CO2 ai carburanti fossili nel mix energetico dell'Ue, in particolare nei trasporti. I biocarburanti si stoccano e si dispongono all'uso facilmente, hanno un'alta densità energetica e tipicamente emettono molti meno gas a effetto serra rispetto a petrolio, gas e carbone», ma «solo i biocarburanti che soddisfano una serie di criteri di sostenibilità possono ottenere un sostegno pubblico sul mercato europeo».
La commissaria Ue per l'azione climatica, Connie Hedegaard, ha spiegato: «Se vogliamo che ci aiutino a contrastare i cambiamenti climatici, i biocarburanti che usiamo devono essere autenticamente sostenibili. Dobbiamo quindi investire in biocarburanti che determinino un'effettiva riduzione delle emissioni e non facciano concorrenza alla produzione alimentare. Non escludiamo ovviamente i biocarburanti di prima generazione, ma inviamo un segnale chiaro: in futuro l'aumento nell'impiego dei biocarburanti deve basarsi su biocarburanti avanzati, perché qualsiasi alternativa risulterà insostenibile».
Con queste nuove misure, la Commissione vuole promuovere i biocarburanti che aiutano a conseguire sostanziali riduzioni delle emissioni senza entrare in concorrenza diretta con il settore alimentare e sono al tempo stesso più sostenibili. Anche se l'attuale proposta non pregiudica la possibilità che gli Stati membri forniscano incentivi finanziari per i biocarburanti, la Commissione ritiene che «Nel periodo successivo al 2020 i biocarburanti debbano ricevere sostegno finanziario solo se comportano sostanziali riduzioni delle emissioni di gas a effetto serra e non sono prodotti da colture destinate all'alimentazione umana o animale».
Per questo la Commissione propone di modificare la normativa sui biocarburanti attraverso le direttive sulle energie rinnovabili e sulla qualità dei carburanti, e in particolare di: «Aumentare al 60% la soglia minima di riduzione dei gas a effetto serra per i nuovi impianti al fine di migliorare l'efficienza dei processi di produzione dei biocarburanti e scoraggiare ulteriori investimenti in impianti che danno scarsi risultati nella riduzione delle emissioni; Includere i fattori del cambiamento indiretto della destinazione dei terreni nelle dichiarazioni dei fornitori di carburanti e degli Stati membri sulle riduzioni delle emissioni di gas a effetto serra dei biocarburanti e bioliquidi; Limitare al livello di consumo attuale, ossia al 5% fino al 2020, la quantità di biocarburanti e bioliquidi derivati da colture alimentari che possono essere contabilizzati ai fini dell'obiettivo UE del 10% di energia rinnovabile nel settore dei trasporti entro il 2020, mantenendo gli obiettivi generali di energia rinnovabile e di riduzione dell'intensità di CO2; Offrire incentivi di mercato per i biocarburanti che non hanno impatto, o hanno un impatto basso, in termini di emissioni derivanti dal cambiamento indiretto della destinazione dei terreni, in particolare per i biocarburanti di seconda e terza generazione derivati da materie prime che non implicano una domanda supplementare di terreni, come ad esempio le alghe, la paglia e vari tipi di rifiuti, perché contribuiranno di più all'obiettivo del 10% di energia rinnovabile nei trasporti fissato dalla direttiva sulle energie rinnovabili».
Secondo il commissario Ue all'energia, Günther Oettinger, «la proposta offrirà nuovi incentivi ai biocarburanti che danno i migliori risultati. In futuro i biocarburanti emetteranno molti meno gas serra e ridurranno la fattura per l'importazione di carburanti».
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