venerdì, ottobre 05, 2012
Durissima la reazione turca: di fatto è una escalation di guerra

di Patrizio Ricci

La tensione tra Turchia e Siria, già altissima, è sfociata in conflitto aperto dopo che l'esercito siriano ha centrato con un colpo di mortaio la città di Akcakale, uccidendo cinque persone e ferendone 13. La città di Akcale è la prima città oltre il posto di frontiera siriano di Tall al-Abyad. Il quotidiano parigino Le Figaro sostiene che la zona di confine era da giorni teatro di combattimenti tra l'esercito siriano e i ribelli. Probabilmente il proiettile è stato lanciato “non oculatamente” dalle forze armate siriane nel tentativo di riprendere posizioni perse in precedenza.

Più volte la cittadina era già stata colpita da proiettili vaganti e da un altro colpo di mortaio senza regitrare però vittime. L'incidente è il secondo dopo l'abbattimento a luglio di un caccia di Ankara che aveva sconfinato in territorio siriano nel corso di una esercitazione della Nato al largo della costa.

Il vice-premier turco Besir Atalay ha detto che la Siria ha chiesto scusa ed ha assicurato che l'incidente non si ripeterà, ma attualmente da Damasco non arriva nessuna dichiarazione ufficiale, se non la solidarietà per le vittime. Il rappresentante siriano al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Bashar Ja'afari, ha precisato però che il governo siriano non ha fornito né fornirà alcuna lettera di scuse al governo turco, aggiungendo che proseguono le indagini circa il colpo di mortaio arrivato in territorio turco. Tuttavia ha sottolineato che "la zona è piena di gruppi ai quali farebbe comodo creare tensioni tra Siria e Turchia" e che i responsabili non sono stati identificati.

L'artiglieria turca ha colpito alcune località a ridosso del confine e giunge notizia dalle agenzie che è stato distrutto in territorio siriano un obiettivo dell'esercito presso il distretto di Tel Abyad. Intanto il governo turco ha autorizzato per un intero anno operazioni militari condotte dalle proprie forze armate in territorio siriano. Il premier Erdogan ha dichiarato: “La Turchia ha subito risposto all’attacco siriano con le sue forze armate nella zona di confine e l’artiglieria turca ha colpito obiettivi siriani individuati dai radar”.

Il Consiglio della Nato, convocato su richiesta di Ankara in una seduta d'emergenza, ha invitato la Siria a "terminare le sue flagranti violazioni del diritto internazionale". Intanto Russia e Cina hanno bloccato una mozione di condanna del Consiglio di Sicurezza dell'Onu: il portavoce russo Alexander Lukashevich ha sottolineato l'importanza di “un approccio bilanciato, basato sui fatti reali". Da parte cinese, il ministro degli esteri Hong Lei ha dichiarato: "Facciamo appello a tutte le parti interessate, tra cui la Turchia e la Siria, a dar prova di moderazione e di astenersi da qualsiasi azione che aumenterebbe le tensioni, al fine di mantenere la pace e la stabilità nella regione" ed ha detto che l'integrità territoriale deve essere rispettata tra i paesi. La posizione dell'Italia è stata espressa dal nostro ministro degli esteri Terzi che in sostanza ha mantenuto la consueta linea di totale appoggio all'opposizione siriana e di allineamento alle posizioni della Nato; ha inoltre espresso la propria solidarietà e quella del governo italiano all'esecutivo turco.

Le uniche manifestazioni popolari di protesta per la decisione del governo di Ankara si sono avute proprio in Turchia. La cosa non deve meravigliare più di tanto se si tiene conto della storica amicizia con la Siria e che la maggioranza della popolazione turca biasima l'atteggiamento assunto del suo governo di aperto appoggio all'opposizione armata siriana sunnita. Lo stesso premier Erdogan era un tempo amico di Assad, tanto che le loro famiglie andavano in vacanza insieme, ma da tempo per ragioni politiche ha mutato la sua posizione: il territorio turco viene usato dal Free Syrian Army come base logistica, di addestramento e punto di partenza per l'esecuzione di attività ostili in territorio siriano. Perciò la Turchia agli occhi del governo siriano è già da tempo belligerante perché responsabile di ciò che esce ed entra dai suoi confini. Ciononostante non può permettersi di opporre una reazione armata al più forte esercito turco e perciò si è limitata a fornire qualche sostegno al PKK nel Kurdistan Turco. Proprio per questo non c'è una sola ragione logica per cui la Siria potesse volutamente aver provocato questa situazione, presentando su un piatto d'argento 'il casus belli' alla Turchia.

Dietro alla voce delle armi, quello che traspare è che l'occidente ed i suoi alleati stanno mettendo da tempo pericolosamente in atto un appoggio incondizionato a qualsiasi forza che ha come obiettivo non la costruzione ma la protesta e le rivoluzioni… come se le rivoluzioni da sole bastassero a costruire sistemi democratici e realmente umani.

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