venerdì, ottobre 12, 2012
Continua a salire pericolosamente la tensione tra Siria e Turchia, in una guerra di accuse che coinvolge ora anche la Russia, all'indomani del blitz dei caccia militari turchi che su ordine del premier Erdogan hanno intercettato un aereo di linea siriano in volo fra Mosca e Damasco.

Radio Vaticana - Intanto anche ieri oltre un centinaio le vittime delle violenze tra militari ed insorti. Il servizio è di Marina Calculli: ascolta
La tensione tra Siria e Turchia esplode dopo la deviazione del volo di linea siriano proveniente da Mosca che le autorità turche hanno fatto atterrare e perquisire. “A bordo - sostiene Ankara - abbiamo trovato equipaggiamento militare e munizioni con il marchio di un grande produttore russo ”. Il sequestro sarebbe dunque in linea con l’embargo sulla vendita di armi a Damasco. Ma la Siria replica: è stata “un’aggressione, un atto di pirateria che avrebbe potuto mettere in pericolo i 37 passeggeri a bordo”. La guerra c’è dunque, anche se per ora soltanto verbale. E tuttavia il quotidiano turco Hurryiet non usa giri di parole: “la Turchia è prontissima al conflitto”. E la querelle per di più chiama in ballo anche la Russia, a poco più di un mese da una visita ufficiale del presidente Putin in Turchia. Intanto sul terreno i ribelli annunciano di controllare importanti posizioni strategiche nel nord-ovest e buona parte dell’autostrada Damasco-Aleppo. Ieri sera infine una bomba è esplosa nella capitale in pieno centro vicino alla celebre piazza degli Omayadi.

E come abbiamo già detto, tra Damasco e Ankara sale sempre più la tensione, soprattutto dopo che la Turchia ha costretto all’atterraggio sul proprio territorio un aereo siriano proveniente dalla Russia contenente materiale bellico. Giancarlo La Vella ha intervistato Stefano Torelli, esperto di Medio Oriente del sito “Equilibri.net”: ascolta

R. – Questo è il frutto di una politica non chiara da parte di tutti gli attori internazionali. Quindi la necessità di intervenire o agire per far sì che questo conflitto interno possa evolversi in modo o nell’altro purtroppo, evidentemente, sta creando questa situazione in cui la Siria diventa oggetto di attenzione da parte degli attori internazionali e probabilmente, come stiamo vedendo, diventa destinazione di aiuti finanziari e militari da parte di vari attori statali.

D. – Questa situazione è quella che consente al regime di Assad di rimanere in sella?

R. - Da un lato sì, probabilmente. Il fatto che, innanzitutto a differenza di quanto accaduto per esempio in Libia, nessun attore esterno abbia deciso - seppur qualcuno lo abbia auspicato - di intervenire direttamente nel Paese, fa sì che le forze del regime attualmente sul campo, evidentemente ancora più forti di quelle dei ribelli, restino in sella. D’altro canto c’è anche da dire che lo stesso regime ha più vita facile nel giocare la carta propagandistica puntando il dito contro tentativi di destabilizzazione che vengono dall’esterno cercando di far credere anche a quella parte di popolazione che ancora è dalla parte del regime che sia in atto una sorta di complotto internazionale contro Assad.

D. – Chi è che vuole che invece il gruppo degli insorti vada al potere, considerando che non si è ancora capita l’anima o le anime dei miliziani?

R. – Sì, in realtà se fossimo davanti a un gruppo di opposizione ben definito, omogeneo, evidentemente tutti gli attori che auspicano una caduta del regime accetterebbero più di buon grado e probabilmente cercherebbero di accelerare questa transizione per far sì che si possa passare a una buona fase. Infatti, anche il regime di Assad dal punto di vista strategico, politico, militare, è diventato scomodo per molti vicini; pensiamo a quello che sta accadendo ai confini con la Turchia, per esempio. D’altro canto, il fatto che queste forze di opposizione siano anche molto frammentate tra di loro e non sia ancora chiara né quale sia l’anima preponderante di questo movimento di opposizione, né quante siano ancora queste anime del gruppo di opposizione, questa ambiguità fa sì che anche quegli attori internazionali, che più di tutti spingerebbero la caduta del regime, siano un po’ frenati.


È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

...c'erano anche 17 agenti del FIS (servizio segreto russo) incaricati di scovare 300 ribelli ceceni in Siria che combattono con l'esercito di 'liberazione. Le casse di radar non sono un crimini perchè possono avre anche impiego civile, le armi russe arrivano normalmente nel porto di Tartus non hanno bisogno di questi sotterfugi. La turchia rifornisce correntemente di armi l'esercito di liberazione siriano. In Libano il Papa per questo ha chiesto la cessazione dell'alimentazione della guerra tramite l'invio di armi ad entrambi i belligeranti.
Alessandro

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