mercoledì, ottobre 31, 2012
Tra tante cose buone che fanno gli americani, proprio su Halloween dovevamo imitarli?

di Patrizio Ricci

Mi ricordo che da piccolo abitavo in un paese dell’Abruzzo e quando arrivava il primo giorno di novembre mia madre insieme al mio fratellino mi portava al cimitero. Nonostante non avessimo i nostri cari in quel paese, (perché ci trovavamo lì per via del lavoro di mio padre) ci recavamo al cimitero per tutte quelle persone che erano tornate al Signore, dove prima o poi torneremo tutti. Quello era un momento di riflessione, tutti erano in silenzio o comunque si parlava a bassa voce. Osservavo le tombe di persone grandi, giovani e soprattutto guardavo quelle dei bambini. Penso che il primo novembre sia una buona occasione per ricordarci da dove veniamo e dove torneremo prima o poi. Non dobbiamo aspettare la morte di qualcuno a noi vicino per diventare un po' più riflessivi, per fare un po’ di ‘mente locale’. Per questo, accostare la festa di Halloween a quella dei miei cari defunti mi indispettisce non poco.

Ma tant’è: le discoteche registrano il tutto esaurito, manifestazioni legate al tema sono previste un po’ dappertutto, nei centri commerciali ed anche a scuola. Inutile dire che la festa religiosa della settimana dei Santi e della commemorazione dei defunti passa in second’ordine. In anni di crisi che, si dice, è anche antropologica, si parla spesso di emergenze: una di queste è quella dei giovani che non hanno valori. Ma mi chiedo: questi valori non dovrebbero venire dagli adulti (genitori o insegnanti che siano), e per dodici mesi l'anno, senza saltare invece alcuni giorni di novembre?

La nostra tradizione ha feste pagane ma tutte legate ai cicli delle stagioni o alla transumanza. Avevano comunque tutte il loro fondo di religiosità. La Chiesa nel tempo le ha conservate riconducendole in positivo. Quello che è accaduto è in discontinuità con tutto questo: in pochi anni con l’aiuto determinante della scuola e di tutto uno sterminato apparato mediatico e commerciale, si è artificialmente inserita la festa celtica e pagana di Halloween, del tutto estranea alla nostra tradizione. Insieme con Halloween non ci resta che aspettare di festeggiare anche il 4 luglio, che in fondo è più importante in America…

Qual è il punto? A un tempo in cui si fa memoria della morte, si contrappone un perenne atteggiamento scaramantico e canzonatorio che sta sempre più diventando la prassi del vivere. Certo non sono i “riti pagani” ciò che dobbiamo temere, ma la fede che scompare, la tradizione ridotta a rito e vuotata di senso che non può che venire meno, il senso del Mistero che dovrebbe essere sempre presente nell’uomo e che invece svanisce ricacciato in fondo al cuore.

Alla memoria del santo, un uomo stupito, cui il reale appare come il dipanarsi della creazione di Dio, si contrappone la maschera beffarda e stramba dell’horror servito in ogni salsa, occasione ghiotta soprattutto per gli adulti per essere altro fuori da sé e trasgredire. Tra le due ricorrenze "passa il mare", eppure sono messe così vicino da confondersi e addirittura fondesi nel più facile e immediato divertimento, nella dimenticanza, nel ponte festivo.

Stanotte dovrebbe essere un giorno di festa per affrontare con la speranza dei Santi il giorno dopo, la commemorazione per i defunti… ciononostante milioni d’italiani festeggeranno Halloween: l’indomani ci si dovrà semplicemente riprendere dalla ‘sbronza’ della nottata. Allora mi chiedo di fronte a questo bene prezioso, a questa strada “spianata” da questi nostri amici Santi, come si fa a prediligere invece il ”dolcetto o scherzetto”? Vuol dire che ci sono pochi che hanno grandi ambizioni per essere santi, che pochi credono a quella strada, che pochi credono di essere felici così. Come se crescere un figlio, costruire una casa, fare l’Europa, lavorare o mettere su famiglia potesse invece prescindere dall’essere santi… Non mi pare ci stiamo riuscendo, e forse sarebbe ora di porsi qualche domanda…

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