lunedì, ottobre 01, 2012
I cristiani non devono essere gelosi per quanto si fa di bene fuori della Chiesa cattolica. E all'interno, occorre apprezzare e stimare le cose compiute dalle diverse realtà ecclesiali. Usare le ricchezze "nella prospettiva della solidarietà e del bene comune, operando sempre con equità e moralità, a tutti i livelli". Appello per i profughi della Repubblica democratica del Congo. Domani il papa ritorna in Vaticano.

AsiaNews - "Come nella Cattolica - cioè nella Chiesa - si può trovare ciò che non è cattolico, così fuori della Cattolica può esservi qualcosa di cattolico": questa citazione di sant'Agostino (Sul battesimo contro i donatisti: PL 43, VII, 39, 77) è al centro della riflessione che Benedetto XVI ha offerto ai pellegrini radunati oggi nel palazzo apostolico di Castel Gandolfo in occasione dell'Angelus. Il papa - come fa spesso - si riferiva all'episodio narrato dal vangelo della messa di oggi (Marco 9, 39-41): "un tale, che non era dei seguaci di Gesù, aveva scacciato dei demoni nel suo nome. L'apostolo Giovanni, giovane e zelante, vorrebbe impedirglielo, ma Gesù non lo permette". "Gesù - continua il papa - prende spunto da quella occasione perinsegnare ai suoi discepoli che Dio può operare cose buone e persino prodigiose anche al di fuori della loro cerchia, e che si può collaborare alla causa del Regno di Dio in diversi modi, anche offrendo un semplice bicchiere d'acqua ad un missionario (v. 41)".

Benedetto XVI ha riportato l'insegnamento "ecumenico" di Gesù al nostro tempo:" i membri della Chiesa non devono provare gelosia, ma rallegrarsi se qualcuno esterno alla comunità opera il bene nel nome di Cristo, purché lo faccia con intenzione retta e con rispetto". Allo stesso tempo, egli ha insistito che spesso gelosie e voglia di bloccare l'azione di qualcuno esistono anche all'interno della Chiesa: "Anche all'interno della Chiesa stessa - ha aggiunto - può capitare, a volte, che si faccia fatica a valorizzare e ad apprezzare, in uno spirito di profonda comunione, le cose buone compiute dalle varie realtà ecclesiali. Invece dobbiamo essere tutti e sempre capaci di apprezzarci e stimarci a vicenda, lodando il Signore per l'infinita 'fantasia' con cui opera nella Chiesa e nel mondo".

Il papa ha poi commentato anche la seconda lettura della messa di oggi, tratta dalla lettera di san Giacomo, che riguarda "l'invettiva... contro i ricchi disonesti, che ripongono la loro sicurezza nelle ricchezze accumulate a forza di soprusi" (cfr Gc 5,1-6). "Le parole dell'apostolo Giacomo - ha sottolineato il pontefice - mentre mettono in guardia dalla vana bramosia dei beni materiali, costituiscono un forte richiamo ad usarli nella prospettiva della solidarietà e del bene comune, operando sempre con equità e moralità, a tutti i livelli".

Dopo la preghiera mariana, Benedetto XVI ha rivolto un appello per la situazione del Congo- Kinshasa, Paese africano con una grande comunità cattolica, caratterizzato da grandi ricchezze naturali, ma anche profondamente instabile dal punto di vista politico ed etnico. Fra gli ultimi sviluppi si segnalano alcune accuse dell'Onu al Rwanda, che sosterrebbe gruppi di guerriglia all'interno dei confini del Congo. "Seguo con affetto e preoccupazione - ha detto il papa - le vicende della popolazione dell'Est della Repubblica Democratica del Congo, oggetto, in questi giorni, di attenzione anche da parte di una Riunione di alto livello, presso le Nazioni Unite. Sono particolarmente vicino ai profughi, alle donne e ai bambini, che a causa dei persistenti scontri armati subiscono sofferenze, violenze e profondi disagi. Invoco Dio, perché si trovino vie pacifiche di dialogo e di protezione di tanti innocenti e affinché torni al più presto la pace, fondata sulla giustizia, e sia ripristinata la convivenza fraterna in quella popolazione così provata, come pure nell'intera Regione".

Il pontefice ha anche salutato i fedeli di Castel Gandolfo, dato che da domani egli ritorna a trasferirsi in Vaticano.

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