mercoledì, ottobre 10, 2012
Anche i giornalisti nella lista dei nemici di Giuseppe Scopelliti, governatore della Calabria, che con le loro inchieste hanno contribuito al provvedimento pronunciato ieri dal Consiglio dei Ministri 

di Paola Bisconti 

La decisione annunciata ieri, martedì 9 ottobre, dal Consiglio dei Ministri riguardante lo scioglimento della giunta comunale di Reggio Calabria, accusata di contiguità con la criminalità organizzata, è un importante provvedimento che diffonde una soddisfazione generale fra i cittadini onesti. A cogliere la notizia con estrema gratificazione sono anche i giornalisti, che attraverso le loro inchieste hanno contribuito ad accendere i riflettori su un problema che stava portando una regione alla deriva, nota per aver amministrato con leggerezza e con un buco da 170 milioni di euro.

Molti affari sono venuti alla luce grazie ad alcune inchieste giornalistiche che hanno poi compromesso la sicurezza degli stessi autori, accusati dai politici di praticare uno “strabismo giornalistico”. In Calabria sono oltre una decina i giornalisti minacciati dalla mafia. Fra questi c’è Michele Inserra, caporedattore del “Quotidiano della Calabria”, di origini napoletane, giunto a Reggio Calabria nel 2010, alla vigilia degli scandali che investirono il Comune. Iniziò ad occuparsi della vicenda di Orsola Fallara, la dirigente comunale del settore Finanze e Tributi, deceduta a dicembre per aver ingerito acido muriatico. Da lì Inserra capì che fare il giornalista a Reggio non sarebbe stato facile, e infatti iniziò a subire una serie di minacce. Il 24 settembre scorso ha ricevuto l’ennesima intimidazione: ignoti hanno sfondato il vetro e lesionato il parabrezza dell’automobile parcheggiata sotto la sua abitazione, portando via una borsa che custodiva il computer e alcuni documenti riguardanti l’inchiesta che stava svolgendo. I documenti contenevano rivelazioni sulla relazioni fra la ‘ndrangheta e l’area grigia, ossia quella zona dove si annida il pericolo più grande per la società, quella dove operano i colletti bianchi ora spodestati dalle loro poltrone con l’accusa di corruzione mafiosa.

Michele Inserra con i suoi articoli ha anticipato quello che poi è venuto alla ribalta delle cronache denunciando i rapporti fra il boss Giulio Lampada e Luigi Fedele, assessore regionale del Pdl, insieme a Demetrio Naccari Carlizzi, dirigente del Pd, e altri consiglieri come Pino Plutino del Pdl. Proprio quest’ultimo faceva da tramite con il clan Borghetto Zindato, che ritirava l’incasso del pizzo in un circolo, sede della segreteria elettorale di Plutino. Anche Luigi Tuccio, figlio di un illustre magistrato, lo scorso marzo è stato costretto a dimettersi per le parentele imbarazzanti della compagna. Clamorosa fu l’inchiesta condotta da Inserra su Giuseppe Scopelliti, ex sindaco di Reggio e attuale governatore regionale, accusato di falso in atto pubblico ed abuso d’ufficio. Scopelliti, soprannominato “Peppe dj” per la sua verve da animatore di feste organizzate a spese della regione, è stato il referente della cosca Tegano per la distribuzione di prodotti nei supermercati affidata ai vari clan (i Labate per le carni macellate, i De Stefano per pollami e animali da macellare, i Caridi per il pane, i Borghetto Zindato per il caffè e Michele Crudo per farina e uova). Un’altra delle cause scatenanti che hanno portato allo scioglimento della giunta è stata la vicenda della Multiservizi, la società incaricata della manutenzione della città e degli impianti sportivi, di cui il clan Tegano era socio del 51% mentre il restante 49% apparteneva alla società di Gestione dei Servizi Territoriali.

Questo e molto altro è stato esaminato dalla Commissione d’accesso al comune di Reggio insediata da Luigi Varatta, l’ex prefetto della città, che ha operato per 6 mesi portando a compimento un lavoro iniziato a gennaio scorso e che si è concluso con la stesura di una relazione di 227 pagine, consegnata in Viminale il 27 agosto dal prefetto reggino Vittorio Piscitelli. La comunicazione di Anna Maria Cancellieri, il Ministro dell’Interno, ha suscitato clamore considerando che Reggio Calabria è il primo capoluogo di provincia ad essere sciolto per accuse mafiose. Inoltre il ministro ha sottolineato che la decisione presa all’unanimità è “un atto preventivo e non sanzionatorio”. A guidare il comune di Reggio Calabria sono stati nominati Vincenzo Panico, prefetto di Crotone, e Giuseppe Castaldo, viceprefetto: lavoreranno insieme al dirigente dei servizi ispettivi della Ragioneria dello Stato. La nuova squadra è consapevole dell’aiuto costante che gli offrirà il lavoro dei giornali locali. Michele Inserra, infatti, nonostante alcune esplicite minacce (come quella del 2010 quando era responsabile della redazione di Siderno in cui ricevette una busta contenente due bossoli insieme ad alcuni articoli da lui scritti riguardo la strage di Duisburg) e i numerosi pedinamenti, non nasconde di aver paura ma continua a svolgere il proprio lavoro ricevendo anche l’appoggio dei suoi colleghi. Fra questi vi è Matteo Cosenza, direttore del “Quotidiano della Calabria”, che il 25 settembre, il giorno dopo l’ultimo attacco mafioso, ha scritto un editoriale dove dimostrava l’intenzione sua e di tutta la redazione di continuare a seguire una linea giornalistica che dà senso al loro mestiere e contribuisce significativamente alla buona riuscita di importanti traguardi.

--------------------------------------
seguite Lpl sulla pagina Facebook del giornale
oppure su Twitter

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa