venerdì, ottobre 05, 2012
E’ alta la tensione a Rustenburg, città mineraria a nord-ovest di Johannesburg, dove un uomo è rimasto ucciso in scontri tra agenti di polizia e manifestanti di una miniera di platino della ‘Amplats’ (Anglo American Platinum), entrati in sciopero per rivendicare aumenti salariali

Misna - Secondo fonti del Sindacato nazionale dei lavoratoti (Num) almeno cinque persone hanno perso la vita nelle proteste riprese con una certa virulenza dall’inizio della settimana. Alcuni lavoratori hanno accusato le forze di sicurezza di aver aperto il fuoco contro un raduno di manifestanti mentre la direzione della polizia assicura di aver utilizzato soltanto proiettili di gomma e gas lacrimogeni per “disperdere una protesta illegale”. Lo sciopero si è esteso ad altri due pozzi della Amplats – numero uno mondiale della produzione di platino, filiale del gigante anglo-sudafricano ‘Anglo American’ – nella vicina provincia di Limpopo, quelli di Union Mine e Bokoni.
Il settore minerario, vitale per l’economia sudafricana, è in preda a un’ondata di scioperi che in tutto avrebbero già coinvolto 80.000 lavoratori. Dopo sei settimane di conflitto, nel quale 46 persone hanno perso la vita, il braccio di ferro salariale alla miniera di Marikana si è concluso con un accordo salariale tra i minatori e la compagnia Lonmin, terzo produttore mondiale di platino. Il malcontento per difficili condizioni di lavoro e stipendi considerati troppo bassi si è però esteso ai pozzi del bacino di Rustenburg, che danno lavoro a 28.000 persone entrate in agitazione dal 12 settembre. Ieri i manifestanti hanno anche bloccato le strade con copertoni incendiati, impedendo l’accesso alla collina sulla quale sorge il sito della ‘Amplats’, che ha già aperto procedure disciplinari nei confronti dei scioperanti. Al di là delle proteste che stanno già bloccando la metà delle miniere di oro e minacciano di raggiungere quelle di carbone, ferro e diamanti, ieri il costruttore automobilistico giapponese ‘Toyota’ ha annunciato che alcuni dei suoi impianti sudafricani sono fermi dopo che gli operai locali hanno deciso di incrociare le braccia per chiedere aumenti salariali.

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