Francesco Matteuzzi e Elisabetta Benfatto, attraverso il fumetto, celebrano la coraggiosa reporter russa
di Paola Bisconti
Sono trascorsi sei anni da quando Anna Politkovskaja è stata assassinata. Il corpo fu ritrovato nell’ascensore del suo palazzo insieme a quattro proiettili, di cui uno che le colpì la testa. Da quel 7 ottobre sono stati in molti a ricordare la giornalista coraggiosa che ha sempre denunciato chi ha violato i diritti umani dei russi e dei ceceni. Anna Politkovskaja, infatti, non ha mai risparmiato dure critiche nei confronti del governo e dell’esercito di Vladimir Putin, che invece la definivano “la pazza di Mosca”. A distanza di anni Francesco Matteuzzi e Elisabetta Benfatto hanno voluto raccontare non solo la storia di questa straordinaria donna , ma anche il contesto storico che ha “provocato” la sua morte. Per BeccoGiallo Edizioni i due autori, nonché insegnanti della scuola internazionale di Comics di Padova, hanno creato il graphic novel intitolato “Anna Politkovskaja. L’unico dovere di un giornalista è scrivere quello che vede”.
La bicromia dei fumetti in bianco e nero contribuisce a spiegare il clima rigido in cui la nazione è costretta a vivere. I tratti semplici caratterizzano le tavole, dove si muovono i personaggi di una storia tanto crudele quanto reale, che attraverso le nuvole parlanti creano dialoghi essenziali e diretti. La peculiarità di questo linguaggio narrativo è la capacità di lanciare dei messaggi tramite le metafore, così i lettori sono invitati a riflettere sulla funzione che il giornalista ha nella società, perché, come diceva Anna, “in Russia i giornalisti si possono dividere in due categorie: i bravi e i cattivi. I bravi sono quelli per la Russia, i portavoce dello Stato. I cattivi sono contro la Russia. In breve sono quelli che dicono la verità. Ci sono cattivi rieducabili, che possono essere ricondotti sulla buona strada comprandoli o spaventandoli. E quelli non rieducabili”. Anna apparteneva a questa categoria poco apprezzata dai suoi nemici, che dopo le minacce hanno preferito ucciderla brutalmente.
Il 19 febbraio 2009 i quattro presunti assassini sono stati ritenuti innocenti, lasciando così l’omicidio senza colpevoli. I genitori di Anna hanno chiesto alla Corte Suprema di riaprire le indagini, ma nonostante queste richieste tutto sembra essere fermo a quel tragico giorno. Ai funerali della giornalista parteciparono più di mille cittadini ma nessuna autorità politica, prova lampante di un profondo disprezzo nei confronti della reporter che non intendeva essere “rieducata” ma voleva solo fare il suo lavoro a ogni costo. La tenacia di Anna Politkovskaja è un simbolo della lotta mondiale per la verità e la giustizia in quei paesi dove questi principi latitano: ecco perché i due giovani autori hanno voluto soffermarsi sulla sua storia, per raccontarla anche alle nuove generazioni che attraverso i comics possono approfondire tematiche importanti e conoscere l’esistenza di personaggi che hanno segnato pagine di storia.
Anna Politkovskaja è nata a New York il 16 settembre del 1958, figlia di genitori che lavoravano all’Onu come diplomatici sovietici. Conseguita la laurea in giornalismo presso l’università di Mosca ha collaborato dal 1982 al 1993 con la rivista “Izvestija”. Successivamente ha iniziato a scrivere per “Novaja Gazeta”, il quotidiano di ispirazione liberale che ha pubblicato numerose inchieste in cui Anna denunciava chi commetteva soprusi contro i cittadini russi.
Le 127 pagine del libro di Matteuzzi e Bonfatto sono arricchite dalla prefazione curata dall’attrice Ottavia Piccolo, che ha interpretato Anna Politkovskaja nello spettacolo “Donna non rieducabile” scritto da Andrea Riscassi, giornalista Rai, autore del volume “Anna è viva” nonché fondatore dell’associazione a lei dedicata e autore della postfazione. Proprio nella postfazione viene intervistato il documentarista Paolo Serbandini, che incontrò Anna pochi mesi prima della sua morte e che insieme a Giovanna Massimetti ha realizzato il documentario “211 Anna”.
È commovente e affascinante conoscere l’estenuante forza di Anna Politkovskaja, che combatteva contro un regime fautore di torture inammissibili, che sopprime qualsiasi voce critica, limita l’indipendenza delle Organizzazioni non Governative, pone vincoli di impresa al privato, piega qualsiasi moto indipendentista, annienta gli avversari politici rinchiudendoli nelle prigioni o nelle cliniche psichiatriche siberiane.
di Paola Bisconti
Sono trascorsi sei anni da quando Anna Politkovskaja è stata assassinata. Il corpo fu ritrovato nell’ascensore del suo palazzo insieme a quattro proiettili, di cui uno che le colpì la testa. Da quel 7 ottobre sono stati in molti a ricordare la giornalista coraggiosa che ha sempre denunciato chi ha violato i diritti umani dei russi e dei ceceni. Anna Politkovskaja, infatti, non ha mai risparmiato dure critiche nei confronti del governo e dell’esercito di Vladimir Putin, che invece la definivano “la pazza di Mosca”. A distanza di anni Francesco Matteuzzi e Elisabetta Benfatto hanno voluto raccontare non solo la storia di questa straordinaria donna , ma anche il contesto storico che ha “provocato” la sua morte. Per BeccoGiallo Edizioni i due autori, nonché insegnanti della scuola internazionale di Comics di Padova, hanno creato il graphic novel intitolato “Anna Politkovskaja. L’unico dovere di un giornalista è scrivere quello che vede”.
La bicromia dei fumetti in bianco e nero contribuisce a spiegare il clima rigido in cui la nazione è costretta a vivere. I tratti semplici caratterizzano le tavole, dove si muovono i personaggi di una storia tanto crudele quanto reale, che attraverso le nuvole parlanti creano dialoghi essenziali e diretti. La peculiarità di questo linguaggio narrativo è la capacità di lanciare dei messaggi tramite le metafore, così i lettori sono invitati a riflettere sulla funzione che il giornalista ha nella società, perché, come diceva Anna, “in Russia i giornalisti si possono dividere in due categorie: i bravi e i cattivi. I bravi sono quelli per la Russia, i portavoce dello Stato. I cattivi sono contro la Russia. In breve sono quelli che dicono la verità. Ci sono cattivi rieducabili, che possono essere ricondotti sulla buona strada comprandoli o spaventandoli. E quelli non rieducabili”. Anna apparteneva a questa categoria poco apprezzata dai suoi nemici, che dopo le minacce hanno preferito ucciderla brutalmente.
Il 19 febbraio 2009 i quattro presunti assassini sono stati ritenuti innocenti, lasciando così l’omicidio senza colpevoli. I genitori di Anna hanno chiesto alla Corte Suprema di riaprire le indagini, ma nonostante queste richieste tutto sembra essere fermo a quel tragico giorno. Ai funerali della giornalista parteciparono più di mille cittadini ma nessuna autorità politica, prova lampante di un profondo disprezzo nei confronti della reporter che non intendeva essere “rieducata” ma voleva solo fare il suo lavoro a ogni costo. La tenacia di Anna Politkovskaja è un simbolo della lotta mondiale per la verità e la giustizia in quei paesi dove questi principi latitano: ecco perché i due giovani autori hanno voluto soffermarsi sulla sua storia, per raccontarla anche alle nuove generazioni che attraverso i comics possono approfondire tematiche importanti e conoscere l’esistenza di personaggi che hanno segnato pagine di storia.
Anna Politkovskaja è nata a New York il 16 settembre del 1958, figlia di genitori che lavoravano all’Onu come diplomatici sovietici. Conseguita la laurea in giornalismo presso l’università di Mosca ha collaborato dal 1982 al 1993 con la rivista “Izvestija”. Successivamente ha iniziato a scrivere per “Novaja Gazeta”, il quotidiano di ispirazione liberale che ha pubblicato numerose inchieste in cui Anna denunciava chi commetteva soprusi contro i cittadini russi.
Le 127 pagine del libro di Matteuzzi e Bonfatto sono arricchite dalla prefazione curata dall’attrice Ottavia Piccolo, che ha interpretato Anna Politkovskaja nello spettacolo “Donna non rieducabile” scritto da Andrea Riscassi, giornalista Rai, autore del volume “Anna è viva” nonché fondatore dell’associazione a lei dedicata e autore della postfazione. Proprio nella postfazione viene intervistato il documentarista Paolo Serbandini, che incontrò Anna pochi mesi prima della sua morte e che insieme a Giovanna Massimetti ha realizzato il documentario “211 Anna”.
È commovente e affascinante conoscere l’estenuante forza di Anna Politkovskaja, che combatteva contro un regime fautore di torture inammissibili, che sopprime qualsiasi voce critica, limita l’indipendenza delle Organizzazioni non Governative, pone vincoli di impresa al privato, piega qualsiasi moto indipendentista, annienta gli avversari politici rinchiudendoli nelle prigioni o nelle cliniche psichiatriche siberiane.
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