L’esercito siriano si prepara a lanciare l’assalto finale su Homs, roccaforte della ribellione contro il presidente Bashar al Assad, e teatro da giorni di intensi combattimenti e bombardamenti dell’aviazione.
Misna - I quartieri in mano ai ribelli, e in particolare il sobborgo di Qusayr sono oggetto di continui bombardamenti da cinque giorni e le linee telefoniche sono pressoché distrutte, il che rende difficoltoso comunicare con chi è ancora in città. “La situazione è disastrosa, interi palazzi rasi al suolo, voragini per le strade. La città ha assunto un’aria spettrale” scriveva alla MISNA una fonte religiosa contattata nei giorni scorsi . Venerdì gli aerei dell’aviazione militare hanno bombardato per la prima volta dall’inizio del conflitto, questa città soprannominata “la capitale della rivoluzione”.
“Terroristi in fuga dalle fogne” riporta dal canto suo il quotidiano del governo Al Thawra, secondo cui “numerosi jihadisti stranieri sono ormai nel paese, e vengono armati e finanziati da Israele e dall’estero”.
Il comitato internazionale della Croce Rossa ha tentato più volte, ma inutilmente, di raggiungere il centro della città e gli ospedali dove, secondo le cronache riferite da testimoni, si accumulano i feriti e scarseggiano bende e medicinali.
Ad Aleppo, intanto, seconda città del paese, proseguono i combattimenti intorno all’aeroporto militare di Al Nairab, che i miliziani dell’esercito libero tentano da giorni di conquistare. “A Damasco, l’esercito è determinato a spazzare via chiunque tenti di avicinare la capitale” scrive il quotidiano Al Watan, secondo cui tra pochi giorni la zona della capitale sarà dichiarata “zona di sicurezza”.
Dal confine con la Turchia intanto, continuano a spirare venti di guerra: “Ankara è pronta a rispondere con maggiore intensità”, ha detto il capo di Stato maggiore, generale Necdet Özel da Akçakale, la cittadina colpita il 3 ottobre scorso da un ordigno che aveva provocato cinque morti, facendo salire alle stelle la tensione tra i due paesi.
Misna - I quartieri in mano ai ribelli, e in particolare il sobborgo di Qusayr sono oggetto di continui bombardamenti da cinque giorni e le linee telefoniche sono pressoché distrutte, il che rende difficoltoso comunicare con chi è ancora in città. “La situazione è disastrosa, interi palazzi rasi al suolo, voragini per le strade. La città ha assunto un’aria spettrale” scriveva alla MISNA una fonte religiosa contattata nei giorni scorsi . Venerdì gli aerei dell’aviazione militare hanno bombardato per la prima volta dall’inizio del conflitto, questa città soprannominata “la capitale della rivoluzione”.
“Terroristi in fuga dalle fogne” riporta dal canto suo il quotidiano del governo Al Thawra, secondo cui “numerosi jihadisti stranieri sono ormai nel paese, e vengono armati e finanziati da Israele e dall’estero”.
Il comitato internazionale della Croce Rossa ha tentato più volte, ma inutilmente, di raggiungere il centro della città e gli ospedali dove, secondo le cronache riferite da testimoni, si accumulano i feriti e scarseggiano bende e medicinali.
Ad Aleppo, intanto, seconda città del paese, proseguono i combattimenti intorno all’aeroporto militare di Al Nairab, che i miliziani dell’esercito libero tentano da giorni di conquistare. “A Damasco, l’esercito è determinato a spazzare via chiunque tenti di avicinare la capitale” scrive il quotidiano Al Watan, secondo cui tra pochi giorni la zona della capitale sarà dichiarata “zona di sicurezza”.
Dal confine con la Turchia intanto, continuano a spirare venti di guerra: “Ankara è pronta a rispondere con maggiore intensità”, ha detto il capo di Stato maggiore, generale Necdet Özel da Akçakale, la cittadina colpita il 3 ottobre scorso da un ordigno che aveva provocato cinque morti, facendo salire alle stelle la tensione tra i due paesi.
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Sono presenti 2 commenti
Ze non interviene direttamente la Turchia, o gli USA, o entrambe, i contras sono al lumicino.
Dai dai ancora qualche sforzo e l'eroico esercito siriano schiaccerà quelle merdacce islamiste! sempre se non intervenga in loro aiuto l'america..
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