L'ennesimo sciopero generale che si svolto oggi in Grecia ad Atene ha preso una piega tragica.
GreenReport - Un manifestante aderente al PAME, il sindacato emanazione del partito comunista, ha avuto un infarto e quando è giunto al pronto soccorso dell'ospedale Evanghelismòs non c'era più niente da fare. Non è ancora chiaro se l'infarto possa essere stato causato dal fumo dei sempre più sofisticati lacrimogeni, di produzione israeliana, che la polizia ha lanciato sui manifestanti dopo aver spaccato e interrotto, senza motivo apparente, il corteo davanti all'Hotel Gran Bretagna, in piazza Sýndagma.
Nonostante la partecipazione sia stata più che discreta il clima fra chi partecipa alle manifestazioni sindacali non è dei migliori. Malgrado gli scioperi generali che da tre anni a questa parte si contano a decine, l'ultimo il 10 ottobre in occasione della visita ad Atene di Angela Merkel, niente sembra arginare la disoccupazione, la riduzione dei salari e dei diritti, l'impoverimento, in tutti i sensi, che sta investendo la popolazione greca. In questa situazione sarebbe più giusto domandarsi come può essere che tanta gente abbia ancora energia per protestare e fiducia che la protesta possa portare a qualche risultato.
Il governo sta varando nuove misure per 13,5 miliardi di euro, facendo le debite misure sarebbe come dire 100 miliardi di euro per l'Italia. Evànghelos Venizèlos, il presidente del PASOK, il partito socialista che fa parte della compagine governativa, giura in televisione che queste saranno le ultime. Nessuno più gli crede e tutti aspettano le prossime scommettendo quali possano essere: licenziamenti nel pubblico impiego, tagli e soppressione di assegni agli invalidi, come gli emodializzati, "chiusura" delle isole con meno di 150 abitanti perché costa troppo garantirne i servizi.
Non sappiamo se questa ipotesi sulle piccole isole diventerà realtà, ma già "l'ipotesi" misura come la crisi stia imbarbarendo la società greca.
Esiste certo una risposta a questo arretramento, una risposta parziale e contraddittoria che comunque evidenzia la vitalità e la forza di questo popolo. Più si espande la crisi più si sviluppa la rete di solidarietà. Medici e infermieri curano gratis i disoccupati: qui se si perde il lavoro si perde l'assistenza medica e la disoccupazione è al 25%. Organizzazioni di volontariato garantiscono il "sissitio", cioè un pasto caldo, alle decine di migliaia di ateniesi che hanno perso tutto: casa e lavoro. Ma esiste anche una solidarietà più spicciola e molecolare; per fare un esempio la mia vicina di casa, un'insegnante d'inglese, da lezioni di lingua gratis a ragazzi che vogliono prendere il proficiency, il diploma d'inglese che garantirà la possibilità di lavorare all'estero, meta sempre più cercata dalle nuove generazioni. La disoccupazione giovanile in Grecia sta marciando verso il 60%.
Sempre nel mio quartiere è nato da pochi giorni "Il Ritrovo di Solidarietà", lo scopo dell'associazione è raccogliere cibo, altri generi di prima necessità, organizzare doposcuola per i bambini e altro per le famiglie del quartiere rimaste senza reddito. In Grecia secondo il sindacato confederale, GSEE, oltre 440.000 famiglie non hanno alcun reddito, più di una famiglia su dieci.
"Il Ritrovo di Solidarietà" del mio quartiere è sponsorizzato dalla coalizione di sinistra SYRIZA, il maggior partito di opposizione. È un modo per intervenire nel quartiere ma anche per contrastare i neonazisti di Chrysì Avghì, "Alba Dorata", che nei quartieri popolari stanno portando avanti la loro politica di "solidarietà sociale": certo, puntualizzano, "solidarietà sociale" solo per chi è di "pura razza greca". Fra l'altro i parlamentari di "Alba Dorata" devolvono la quasi totalità del loro vitalizio per questa iniziativa. Un modo più intelligente di porsi di quello dell'oligarchia conservatori/socialisti che ha governato la Grecia negli ultimi quarant'anni fra scandali e ruberie.
Ma quando, alcuni giorni fa, il primo ministro e presidente del partito conservatore "Nuova Democrazia", Antònis Samaràs, ha parlato di un pericolo repubblica di Weimar per la Grecia, doveva prima di tutto domandarsi quanto lui stesso (e la classe dirigente dei partiti che hanno governato il paese dal ritorno del regime democratico) ne fosse responsabile.
GreenReport - Un manifestante aderente al PAME, il sindacato emanazione del partito comunista, ha avuto un infarto e quando è giunto al pronto soccorso dell'ospedale Evanghelismòs non c'era più niente da fare. Non è ancora chiaro se l'infarto possa essere stato causato dal fumo dei sempre più sofisticati lacrimogeni, di produzione israeliana, che la polizia ha lanciato sui manifestanti dopo aver spaccato e interrotto, senza motivo apparente, il corteo davanti all'Hotel Gran Bretagna, in piazza Sýndagma.
Nonostante la partecipazione sia stata più che discreta il clima fra chi partecipa alle manifestazioni sindacali non è dei migliori. Malgrado gli scioperi generali che da tre anni a questa parte si contano a decine, l'ultimo il 10 ottobre in occasione della visita ad Atene di Angela Merkel, niente sembra arginare la disoccupazione, la riduzione dei salari e dei diritti, l'impoverimento, in tutti i sensi, che sta investendo la popolazione greca. In questa situazione sarebbe più giusto domandarsi come può essere che tanta gente abbia ancora energia per protestare e fiducia che la protesta possa portare a qualche risultato.
Il governo sta varando nuove misure per 13,5 miliardi di euro, facendo le debite misure sarebbe come dire 100 miliardi di euro per l'Italia. Evànghelos Venizèlos, il presidente del PASOK, il partito socialista che fa parte della compagine governativa, giura in televisione che queste saranno le ultime. Nessuno più gli crede e tutti aspettano le prossime scommettendo quali possano essere: licenziamenti nel pubblico impiego, tagli e soppressione di assegni agli invalidi, come gli emodializzati, "chiusura" delle isole con meno di 150 abitanti perché costa troppo garantirne i servizi.
Non sappiamo se questa ipotesi sulle piccole isole diventerà realtà, ma già "l'ipotesi" misura come la crisi stia imbarbarendo la società greca.
Esiste certo una risposta a questo arretramento, una risposta parziale e contraddittoria che comunque evidenzia la vitalità e la forza di questo popolo. Più si espande la crisi più si sviluppa la rete di solidarietà. Medici e infermieri curano gratis i disoccupati: qui se si perde il lavoro si perde l'assistenza medica e la disoccupazione è al 25%. Organizzazioni di volontariato garantiscono il "sissitio", cioè un pasto caldo, alle decine di migliaia di ateniesi che hanno perso tutto: casa e lavoro. Ma esiste anche una solidarietà più spicciola e molecolare; per fare un esempio la mia vicina di casa, un'insegnante d'inglese, da lezioni di lingua gratis a ragazzi che vogliono prendere il proficiency, il diploma d'inglese che garantirà la possibilità di lavorare all'estero, meta sempre più cercata dalle nuove generazioni. La disoccupazione giovanile in Grecia sta marciando verso il 60%.
Sempre nel mio quartiere è nato da pochi giorni "Il Ritrovo di Solidarietà", lo scopo dell'associazione è raccogliere cibo, altri generi di prima necessità, organizzare doposcuola per i bambini e altro per le famiglie del quartiere rimaste senza reddito. In Grecia secondo il sindacato confederale, GSEE, oltre 440.000 famiglie non hanno alcun reddito, più di una famiglia su dieci.
"Il Ritrovo di Solidarietà" del mio quartiere è sponsorizzato dalla coalizione di sinistra SYRIZA, il maggior partito di opposizione. È un modo per intervenire nel quartiere ma anche per contrastare i neonazisti di Chrysì Avghì, "Alba Dorata", che nei quartieri popolari stanno portando avanti la loro politica di "solidarietà sociale": certo, puntualizzano, "solidarietà sociale" solo per chi è di "pura razza greca". Fra l'altro i parlamentari di "Alba Dorata" devolvono la quasi totalità del loro vitalizio per questa iniziativa. Un modo più intelligente di porsi di quello dell'oligarchia conservatori/socialisti che ha governato la Grecia negli ultimi quarant'anni fra scandali e ruberie.
Ma quando, alcuni giorni fa, il primo ministro e presidente del partito conservatore "Nuova Democrazia", Antònis Samaràs, ha parlato di un pericolo repubblica di Weimar per la Grecia, doveva prima di tutto domandarsi quanto lui stesso (e la classe dirigente dei partiti che hanno governato il paese dal ritorno del regime democratico) ne fosse responsabile.
di Mauro Farlodi, in diretta da Atene
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