Il Senato ha approvato il disegno di legge anti-corruzione che ora passa alla Camera. Prima c'è stato il voto di fiducia e poi il voto finale sul testo.
Radio Vaticana - Il ministro della Giustizia, Paola Severino, parla di "grande soddisfazione per il governo che ha creduto in questo ddl ma anche per un Parlamento che ne ha compreso il valore e lo ha condiviso con numeri significativi''. Il contenuto del ddl e le dichiarazioni delle parti politiche nel servizio di Fausta Speranza: ascolta. Tra i punti del ddl: nuova Autorità nazionale per controlli e indagini sulla pubblica amministrazione; figure di responsabili per la lotta contro la corruzione in tutti gli enti pubblici, con possibili rotazioni nei settori più a rischio; più chiarezza e trasparenza su appalti e incarichi in società controllate dal pubblico; inasprimento delle pene per i reati coinvolti e nuova definizione di alcuni reati, per esempio il “traffico di influenze”, in pratica chi fa da intermediario tra il funzionario pubblico e chi vuole ottenere favori, che verrebbe punito con la reclusione da 1 a 3 anni; incentivi e garanzie per i dipendenti pubblici che denuncino episodi di corruzione. E poi il ddl chiede al governo di fare presto una nuova legge sulla incandidabilità a cariche pubbliche dei condannati per reati connessi alla corruzione. C’è inoltre il punto cruciale del collocamento fuori ruolo dei magistrati: previsto in caso di incarichi presso istituzioni, organi ed enti pubblici, nazionali ed internazionali attribuiti in posizioni apicali o semiapicali. Tra i commenti, Il Pd riconosce che il testo non è perfetto ma sottolinea l’importanza di varare una legge che introduce norme più severe e rigorose. Anche dal Pdl sì alle norme e alla fiducia. Il leader dell’Udc commenta con un “finalmente”. Ma c’è l’IDV che non vota la fiducia su un testo che definisce pronto ad essere sbandierato in Europa ma senza vera efficacia contro la corruzione; la Lega che vota il testo ma non la fiducia perché – spiega – con più tempo si potevano colmare alcune lacune. E Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia della Camera, di Futuro e libertà, che parla di luci e ombre e di occasione persa perché si poteva fare di più.
Radio Vaticana - Il ministro della Giustizia, Paola Severino, parla di "grande soddisfazione per il governo che ha creduto in questo ddl ma anche per un Parlamento che ne ha compreso il valore e lo ha condiviso con numeri significativi''. Il contenuto del ddl e le dichiarazioni delle parti politiche nel servizio di Fausta Speranza: ascolta. Tra i punti del ddl: nuova Autorità nazionale per controlli e indagini sulla pubblica amministrazione; figure di responsabili per la lotta contro la corruzione in tutti gli enti pubblici, con possibili rotazioni nei settori più a rischio; più chiarezza e trasparenza su appalti e incarichi in società controllate dal pubblico; inasprimento delle pene per i reati coinvolti e nuova definizione di alcuni reati, per esempio il “traffico di influenze”, in pratica chi fa da intermediario tra il funzionario pubblico e chi vuole ottenere favori, che verrebbe punito con la reclusione da 1 a 3 anni; incentivi e garanzie per i dipendenti pubblici che denuncino episodi di corruzione. E poi il ddl chiede al governo di fare presto una nuova legge sulla incandidabilità a cariche pubbliche dei condannati per reati connessi alla corruzione. C’è inoltre il punto cruciale del collocamento fuori ruolo dei magistrati: previsto in caso di incarichi presso istituzioni, organi ed enti pubblici, nazionali ed internazionali attribuiti in posizioni apicali o semiapicali. Tra i commenti, Il Pd riconosce che il testo non è perfetto ma sottolinea l’importanza di varare una legge che introduce norme più severe e rigorose. Anche dal Pdl sì alle norme e alla fiducia. Il leader dell’Udc commenta con un “finalmente”. Ma c’è l’IDV che non vota la fiducia su un testo che definisce pronto ad essere sbandierato in Europa ma senza vera efficacia contro la corruzione; la Lega che vota il testo ma non la fiducia perché – spiega – con più tempo si potevano colmare alcune lacune. E Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia della Camera, di Futuro e libertà, che parla di luci e ombre e di occasione persa perché si poteva fare di più.
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