lunedì, novembre 12, 2012
L'opposizione siriana ha firmato nella notte a Doha, in Qatar, un accordo per riunire tutti i gruppi che lottano contro Assad. L’intesa ha ricevuto subito l’appoggio degli Stati Uniti. Intanto, sul terreno continuano gli scontri. Il servizio di Sergio Centofanti. 

Radio Vaticana - Gli Stati Uniti promettono il loro pieno sostegno ai ribelli siriani che nella notte a Doha hanno raggiunto l’accordo per riunire tutte le forze di opposizione per accelerare la caduta del regime di Assad. Un portavoce del Dipartimento di Stato americano ha detto che gli Stati Uniti hanno fretta di “sostenere la Coalizione nazionale che apre la via alla fine del regime sanguinario di Assad e a un futuro di pace, di giustizia e di democrazia che tutti i siriani meritano”. Un sostegno – afferma il portavoce – che per il momento sarà di carattere umanitario. Lo sceicco Ahmad Al-Khatib, un imam sunnita moderato di 52 anni, nato a Damasco, è stato eletto presidente della coalizione nazionale. L’accordo è stato raggiunto grazie al sì di Georges Sabra, esponente cristiano e capo del Consiglio nazionale siriano (Cns), principale componente della nuova coalizione. Secondo l’intesa, l’opposizione riunita rifiuta ogni dialogo col regime e chiede alla comunità internazionale un riconoscimento ufficiale come unico legittimo rappresentante del popolo siriano, sulla falsariga di quanto accadde con il Cnt libico nel 2011. Intanto, sul terreno le violenze continuano. Le forze di Assad hanno di nuovo bombardato le postazioni degli insorti a Damasco e Aleppo e una zona al confine turco. Dopo 19 mesi di guerra civile sono oltre 37.000 i morti.

La tensione e le violenze in Siria, dunque, continuano a crescere. A questo proposito, Claudia Di Lorenzi ha intervistato il nunzio apostolico a Damasco, mons. Mario Zenari, rientrato sabato dal Libano: ascolta

R. – La tensione è salita soprattutto in queste ultime settimane. Anche avvicinandosi a Damasco, si vedevano in lontananza colonne di fumo, che vuol dire esplosioni, elicotteri che volavano sopra la città, posti di blocco… Però devo dire che ho provato anche un altro sentimento, contrastante. Quando vedevano una persona ecclesiastica, quando spiegavo che ero il rappresentante del Papa, ho avuto una buona accoglienza e quel saluto che di solito fanno, che letteralmente vuol dire “si senta come nella sua patria, si senta come tra la sua famiglia”. La persona del Santo Padre, la sua autorità morale, è molto apprezzata dai cristiani ma direi anche dalle autorità.

D. – E’ anche il segno che la presenza dei cristiani è una risorsa per il Paese?

R. – I cristiani devo dire che sono rispettati e apprezzati. In questo momento il ruolo che possono avere i cristiani è il ruolo di costruzione di ponti. Direi che ancora prima degli aiuti che si possono dare, un grande aiuto, una grande consolazione, sono la nostra presenza e i valori di fratellanza universale, di riconciliazione, di non violenza, che come cristiani cerchiamo di promuovere. E’ un segno che conta, un segno che si vede.

D. - Un messaggio di vicinanza della Chiesa universale è stato portato nei giorni scorsi anche dalla visita in Libano del cardinale Sarah, inviato del Papa......

R. – E’ stato un messaggio di spirito di comunione, per cercare il coordinamento per questi aiuti. E’ stato messo l’accento anche soprattutto sulla riconciliazione. C’è bisogno di far tacere le armi ma anche di liberare i cuori da certe armi che hanno accumulato, le armi dell’odio, della vendetta, e c’è un lavoro molto delicato, affidato alle varie religioni, per impiantare nei cuori lo spirito della riconciliazione.

D. – Il porporato ha incontrato anche i rappresentanti di numerose agenzie caritative cattoliche che operano in Siria, in Libano e nei Paesi vicini. Quali esigenze sono emerse?

R. - Si è preso atto della necessità di un maggior coordinamento tra le varie agenzie cattoliche internazionali e la Caritas locale, le istituzioni.

D. – Come leggere la nomina di George Sabra, cristiano, a nuovo presidente del Consiglio nazionale siriano?

R. – Si potrebbe leggere anche in questo spirito però è difficile dare per il momento un giudizio. Quello che si sta vedendo in questi giorni a Doha potrebbe avere questo risultato positivo: cercare di parlare con una sola voce. Poi è importante questo coordinamento, questa maggiore unità tra l’opposizione, che porti ad una possibilità di compromesso e di dialogo con il governo.


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