Il contributo del non profit alla crescita è stato il filo conduttore della Conferenza Nazionale della Donazione che si è svolta oggi a Milano presso la sede di Assolombarda promossa dall’Istituto Italiano della Donazione. E se sono in crescita gli indici di efficienza del non profit l’attenzione si comincia a spostare anche sull’efficacia dell’azione.
VolontariatOggi - È stato il curatore della ricerca Franco Vannnini ad annunciare la volontà dell’IID di poter lavorare in futuro proprio sul tema dell’efficacia dell’azione del non profit. Anche perché si sta facendo finalmente strada l’idea che il terzo settore sia sempre più attore dell’economia e non solo genericamente un settore che «fa del bene». Tema che è stato al centro anche della due giorni di Bertinoro sull’economia civile promosse da AICCON del fine settimana scorso. «Come non profit stiamo ancora praticando la speranza vera e concreta -ha commentato il Presidente dell’IID Edoardo Patriarca- che viviamo e che fa parte del nostro modo di essere. Siamo ancora sul territorio a lavorare per il bene comune delle nostre comunità. Per questo abbiamo oggi deciso di parlare di come incide il terzo settore sulla crescita». E ad elencare i motivi del nesso non profit-crescita è stato il professor Stefano Zamagni, il quale ha sostenuto «scientificamente» la «causa». «Sabotare e sottovalutare il non profit -ha detto Zamagni- è un grave errore, significa non capire come stanno le cose. Molti lo fanno perchè hanno una logica additiva: prima dobbiamo pensare alla crescita poi al resto. Ma battersi per il non profit vuol dire difendere il modello di un progetto di sviluppo integrale di una comunità. In Italia abbiamo un assetto istituzionale che privilegia le istituzioni estrattive rispetto a quelle inclusive.
Come facciamo a ribilanciare? La tesi è che il non profit abbia questa capacità ed è per questo che va visto con attenzione e “benevolenza”, nel senso letterale del termine. Il concetto di imprenditorialità non deve essere solo appannaggio delle imprese profit e sta nascendo una nuova generazione di imprenditori che capisce il valore dell’impresa sociale». Zamagni ha chiuso con una citazione antica del vescovo Ambrogio di Milano: «felice il crollo se la ricostruzione farà più bello l’edificio». «Nella ricostruzione -ha detto- il ruolo del terzo settore è centrale, diventa il primo settore».
Ha concluso la giornata la tavola rotonda moderata dal consigliere dell’IID Antonio Salvi a cui hanno partecipato il presidente della Fondazione Vodafone Italia Antonio Bernardi, il direttore generale della DG per il terzo settore e le formazioni sociali del Ministero del Lavoro Danilo Giovanni Festa e Paola Redaelli, presidente della cooperativa Koiné. Festa, tra l’altro, ha risposto alle parole di Stefano Zamagni: «Non c’è sottovalutazione del terzo settore e dell’impresa sociale. Sono in disaccordo con Zamagni. A volte si fanno norme generali per il bene del Paese che incidono su alcuni settori. Non c’è cattiva volontà, siamo in una fase di difesa e molte norme create devono essere reinterpretate e fatte capire. Ed é un problema di cultura».
VolontariatOggi - È stato il curatore della ricerca Franco Vannnini ad annunciare la volontà dell’IID di poter lavorare in futuro proprio sul tema dell’efficacia dell’azione del non profit. Anche perché si sta facendo finalmente strada l’idea che il terzo settore sia sempre più attore dell’economia e non solo genericamente un settore che «fa del bene». Tema che è stato al centro anche della due giorni di Bertinoro sull’economia civile promosse da AICCON del fine settimana scorso. «Come non profit stiamo ancora praticando la speranza vera e concreta -ha commentato il Presidente dell’IID Edoardo Patriarca- che viviamo e che fa parte del nostro modo di essere. Siamo ancora sul territorio a lavorare per il bene comune delle nostre comunità. Per questo abbiamo oggi deciso di parlare di come incide il terzo settore sulla crescita». E ad elencare i motivi del nesso non profit-crescita è stato il professor Stefano Zamagni, il quale ha sostenuto «scientificamente» la «causa». «Sabotare e sottovalutare il non profit -ha detto Zamagni- è un grave errore, significa non capire come stanno le cose. Molti lo fanno perchè hanno una logica additiva: prima dobbiamo pensare alla crescita poi al resto. Ma battersi per il non profit vuol dire difendere il modello di un progetto di sviluppo integrale di una comunità. In Italia abbiamo un assetto istituzionale che privilegia le istituzioni estrattive rispetto a quelle inclusive.
Come facciamo a ribilanciare? La tesi è che il non profit abbia questa capacità ed è per questo che va visto con attenzione e “benevolenza”, nel senso letterale del termine. Il concetto di imprenditorialità non deve essere solo appannaggio delle imprese profit e sta nascendo una nuova generazione di imprenditori che capisce il valore dell’impresa sociale». Zamagni ha chiuso con una citazione antica del vescovo Ambrogio di Milano: «felice il crollo se la ricostruzione farà più bello l’edificio». «Nella ricostruzione -ha detto- il ruolo del terzo settore è centrale, diventa il primo settore».
Ha concluso la giornata la tavola rotonda moderata dal consigliere dell’IID Antonio Salvi a cui hanno partecipato il presidente della Fondazione Vodafone Italia Antonio Bernardi, il direttore generale della DG per il terzo settore e le formazioni sociali del Ministero del Lavoro Danilo Giovanni Festa e Paola Redaelli, presidente della cooperativa Koiné. Festa, tra l’altro, ha risposto alle parole di Stefano Zamagni: «Non c’è sottovalutazione del terzo settore e dell’impresa sociale. Sono in disaccordo con Zamagni. A volte si fanno norme generali per il bene del Paese che incidono su alcuni settori. Non c’è cattiva volontà, siamo in una fase di difesa e molte norme create devono essere reinterpretate e fatte capire. Ed é un problema di cultura».
Giulio Sensi
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