venerdì, novembre 16, 2012
“Non temete di proporre ai vostri coetanei l’incontro con Cristo”: è l’esortazione che Benedetto XVI rivolge a tutti i giovani del mondo, nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro, in programma dal 23 al 28 luglio 2013 sul tema “Andate e fate discepoli tutti i popoli!”. Nel messaggio, pubblicato oggi, il Papa indica in Internet uno dei campi principali in cui i giovani devono rafforzare il loro impegno missionario. Il servizio di Alessandro Gisotti.

Radio Vaticana - Quando si pensa a Rio de Janeiro, la prima immagine che viene alla mente è la grande statua del Cristo Redentore che domina la baia dove sorge la metropoli brasiliana. Proprio questo imponente simbolo di fede, scrive Benedetto XVI, indica la strada ai giovani che il prossimo anno daranno vita alla Gmg di Rio. Come vediamo dalla statua sul Corcovado, afferma, il cuore di Gesù “è aperto all’amore verso tutti, senza distinzioni, e le sue braccia sono tese per raggiungere ciascuno”. Di qui l’esortazione ai giovani: “Siate voi il cuore e le braccia di Gesù”, testimoniate il suo amore, “siate i nuovi missionari animati dall’amore e dall’accoglienza”. Tutto il lungo messaggio del Papa è proprio animato da questo incoraggiamento ai ragazzi ad essere nuovi evangelizzatori, missionari nell’era della globalizzazione che, avverte, deve fondarsi sull’amore e non sul materialismo. “Far conoscere Dio – scrive il Papa – è il dono prezioso che potete fare agli altri”, specie oggi che molti giovani hanno bisogno della “luce della fede” perché “non vedono chiarezza nel loro cammino”. L’uomo che “dimentica Dio – avverte – è senza speranza e diventa incapace di amare il suo simile”. E con le parole del Beato Wojtyla rammenta che “la fede si rafforza donandola”. Ma cosa vuol dire, dunque, essere missionari di Cristo, come chiede il tema della prossima Gmg. “Significa anzitutto - risponde il Papa – essere discepoli di Cristo”. Evangelizzare significa allora “portare ad altri la Buona Notizia”, che è una persona: Gesù Cristo. Benedetto XVI mette l’accento sulla responsabilità dei giovani che devono conoscere la fede della Chiesa per essere veri testimoni e missionari. “E’ necessario – soggiunge – conoscere ciò in cui si crede per poterlo annunciare”. E ancora, “più conosciamo Cristo, più desideriamo annunciarlo. Più parliamo con Lui, più desideriamo annunciarlo. Più parliamo con Lui, più desideriamo parlare di Lui”. Il Papa sottolinea due campi in cui l’impegno missionario “deve farsi ancora più attento”: Internet e mobilità. Ai giovani, ribadisce, “spetta in particolare il compito della evangelizzazione” del “continente digitale”, usando Internet “con saggezza”. Il secondo ambito, sottolinea il messaggio, è quello della mobilità giacché oggi sempre più giovani viaggiano per motivi di studio, lavoro o divertimento. Né meno rilevanti sono i movimenti migratori. Anche questi fenomeni, osserva il Papa, “possono diventare occasioni provvidenziali per la diffusione del Vangelo”. Il Papa ha parole di speranza e incoraggiamento per i giovani: “Lasciatevi condurre dalla forza dell’amore di Dio, lasciate che questo amore vinca la tendenza a chiudersi nel proprio mondo”. Abbiate, esorta ancora, “il coraggio di partire da voi stessi per andare verso gli altri e guidarli all’incontro con Dio”. Né, aggiunge, bisogna avere timore quando ci si sente “inadeguati, incapaci, deboli nell’annunciare e testimoniare la fede”. Per dare una testimonianza forte, rileva, bisogna però radicarsi “nella preghiera e nei Sacramenti”. L’evangelizzazione, infatti, “nasce sempre dalla preghiera ed è sostenuta da essa: dobbiamo prima parlare con Dio per poter parlare di Dio”. E non manca di ricordare quanti, anche giovani, sono chiamati a “dare prova di perseveranza” e in alcune regioni del mondo non possono “testimoniare pubblicamente la fede in Cristo per mancanza di libertà religiosa”. Il Papa conclude il suo messaggio ricordando ai giovani che “per restare saldi nella confessione della fede cristiana” hanno bisogno della Chiesa. “E’ dunque sempre come membri della comunità cristiana – avverte – che noi offriamo la nostra testimonianza, e la nostra missione è resa feconda dalla comunione che viviamo nella Chiesa”.

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