lunedì, novembre 12, 2012
Il Concilio introdusse un rapporto nuovo fra Vaticano e giornalisti che si concretizzò nella Sala stampa

di Carlo Mafera

Quarantasei anni di rapporti fra mondo della comunicazione e Santa Sede condensati in poche ore durante il convegno «La nascita e lo sviluppo della Sala stampa vaticana dal Concilio ad oggi», un compendio sull’evoluzione della relazione tra giornalisti e Vaticano dal 1966 organizzato dall’università Lumsa e dall’Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana). “Una struttura moderna e sempre all’avanguardia, attenta alle esigenze dell’informazione laica e religiosa”, ha affermato in apertura il suo direttore, Padre Federico Lombardi, definendo così la Sala stampa della Santa Sede, che fu istituita nel 1966 sulla scia dei lavori conciliari e come evoluzione del servizio stampa, a supporto del lavoro dei giornalisti.

All’incontro, erano presenti il rettore della Lumsa, Giuseppe Dalla Torre, il presidente nazionale dell’Ucsi, Andrea Melodia, i vaticanisti Gianfranco Svidercoschi e Raniero La Valle, i docenti Lumsa, Giuseppe Ignesti e Gennaro Iasevoli, il direttore de “L’Osservatore Romano” Gian Maria Vian, Mons. Pierfranco Pastore, ex vicedirettore della sala stampa vaticana, e il già direttore della sala stampa vaticana, Joaquín Navarro-Valls.

Proprio Gianfranco Svidercoschi, considerato uno dei maggiori vaticanisti nel panorama giornalistico italiano, ha affermato che dopo il Concilio, «e ancor più con l'istituzione della Sala stampa, c’è stata una svolta interpretativa anche da parte dei giornalisti: di fronte alle istituzioni ecclesiali che si aprivano al mondo, la stampa dovette abbandonare i cliché più abusati dell’anticlericalismo per iniziare ad ammettere l’immagine di una Chiesa universale, meno curiale e sempre più calata nelle vicende della società».

Un altro tema cruciale era quello del segreto, cioè dell’informazione che aveva a che fare con l’obbligo di tacere di fronte a degli atti ufficiali della Chiesa. “Molti atti del Concilio erano coperti dal segreto e quindi noi spesso ci trovavamo nella condizione di sapere delle cose che non potevamo dire”, ha affermato Raniero La Valle, altro illustre vaticanista. “Nessuno aveva ancora capito che cos’era veramente un Concilio, ma quando ne prendemmo tutti coscienza, quando intendemmo che la Chiesa, proprio attraverso il Concilio, era diventata di per sé notizia, alla fine si comprese che il segreto non poteva più essere mantenuto, salvo continuare a dare adito a certa stampa di tipo laico”.

L’organo della Santa Sede ha avuto poi un impulso determinante sotto il pontificato di Giovanni Paolo II. Accanto al Papa comunicatore per eccellenza ci fu il giornalista spagnolo Joaquin Navarro-Valls, che fin dall’inizio del suo servizio cambiò l’assetto della sala stampa: Navarro riuscì ad integrare splendidamente le esigenze di chiarezza dell’informazione con il corrispettivo diritto della gente ad essere informata e il relativo diritto di comunicare. “Il problema non era più cosa dire, ma perché lo si faceva”. Navarro-Valls ha sottolineato come fu indispensabile caratterizzare il lavoro della sala stampa, facendo risaltare l’aspetto cattolico e universale della Chiesa che non consisteva soltanto nel mettere in evidenza i“pronunciamenti del Papa”, ma soprattutto nello spiegare al grande pubblico il ricco e complesso mondo della Santa Sede.

E così siamo arrivati fino ai giorni nostri, dove il progresso ha cambiato radicalmente il modo di gestire la sala stampa . Infatti il lavoro si è evoluto anche seguendo le nuove tecniche, come ha sottolineato l’attuale direttore padre Federico Lombardi: «Oggi anche la presenza fisica dei giornalisti in Sala stampa non è più importante come un tempo, grazie ai collegamenti audio-video e alle nuove tecnologie». Ma il tema centrale che è stato discusso e messo in evidenza soprattutto da Padre Lombardi è stato quello della trasparenza specie nel campo economico : "Anche su questo fronte - ha dichiarato il direttore - la sala stampa si è impegnata in particolare nel seguire il racconto dell'inserimento delle amministrazioni facenti capo alla Santa Sede e alla Città del Vaticano nel sistema dei controlli internazionali. Tutto ciò che, insomma, appartiene alla valutazione e al rapporto di Moneyval pubblicato nel luglio scorso. Si è manifestata anche la necessità di un'informazione più obiettiva della realtà dello Ior e dei bilanci della Santa Sede e dello Stato del Vaticano. La visita di una quarantina di giornalisti allo Ior nel giugno passato voleva essere un segnale in questa direzione e spero ce ne saranno altri".

La trasparenza, ha ribadito padre Lombardi, "è una via obbligata da percorrere con coraggio per il bene e la credibilità della Santa Sede e della Chiesa. La sala stampa è un luogo cruciale in cui da una parte si tenta concretamente di crescere nella domanda di trasparenza, generale, ma anche rivolta specificatamente alla Chiesa e alle sue istituzioni. La sala stampa è così un luogo in cui si sperimenta la capacità o l'incapacità delle nostre istituzioni di crescere in questa direzione".

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa