Lo Zimbabwe ospita oggi e domani una conferenza internazionale sull’estrazione e il commercio dei diamanti con l’obiettivo di attirare investimenti e trasformare i suoi giacimenti di pietre preziose in un fattore di sviluppo nazionale.
Misna - La conferenza, riferisce il quotidiano di Harare News Day, si è aperta in un centro congressi nei pressi delle Cascate Vittoria. All’incontro partecipano dirigenti ed esperti provenienti da molti paesi ma anche rappresentanti del Processo di Kimberley, un sistema di certificazione internazionale che fino a un anno fa vietava l’esportazione dei diamanti dello Zimbabwe sulla base di denunce di violazioni dei diritti umani commesse dall’esercito in particolare nei giacimenti di Marange. Secondo Prince Mupazviriho, un dirigente del ministero delle Miniere dello Zimbabwe, la conferenza consentirà “uno scambio di informazioni” utile allo “sviluppo” dell’industria nazionale dei diamanti. A oggi Harare esporta solo pietre grezze, la gran parte delle quali è lavorata in India. Quest’anno le previsioni di entrate sono state ridotte da 600 a 150 milioni di dollari, un calo dovuto almeno in parte a un crollo dei prezzi internazionali ma che alcuni esponenti del governo di unità nazionale in carica dal 2009 attribuiscono all’appropriazione indebita da parte dell’esercito di parte dei proventi dei diamanti.
Proprio oggi, in coincidenza con l’apertura della conferenza, l’organizzazione non governativa nordamericana Partnership Canada Africa ha pubblicato un rapporto secondo il quale dal 2006 sono stati sottratti illegalmente alle casse dello Stato almeno due miliardi di dollari. I titolari dei diritti di estrazione nei giacimenti di Marange sono consorzi formati da società di Stato dello Zimbabwe e gruppi cinesi e sudafricani. Secondo uno studio della società di consulenza Equity Communications, anche grazie alla fine delle restrizioni internazionali lo Zimbabwe potrà diventare nei prossimi sei anni il secondo produttore mondiale di diamanti, portando la sua quota di mercato al 17%.
Misna - La conferenza, riferisce il quotidiano di Harare News Day, si è aperta in un centro congressi nei pressi delle Cascate Vittoria. All’incontro partecipano dirigenti ed esperti provenienti da molti paesi ma anche rappresentanti del Processo di Kimberley, un sistema di certificazione internazionale che fino a un anno fa vietava l’esportazione dei diamanti dello Zimbabwe sulla base di denunce di violazioni dei diritti umani commesse dall’esercito in particolare nei giacimenti di Marange. Secondo Prince Mupazviriho, un dirigente del ministero delle Miniere dello Zimbabwe, la conferenza consentirà “uno scambio di informazioni” utile allo “sviluppo” dell’industria nazionale dei diamanti. A oggi Harare esporta solo pietre grezze, la gran parte delle quali è lavorata in India. Quest’anno le previsioni di entrate sono state ridotte da 600 a 150 milioni di dollari, un calo dovuto almeno in parte a un crollo dei prezzi internazionali ma che alcuni esponenti del governo di unità nazionale in carica dal 2009 attribuiscono all’appropriazione indebita da parte dell’esercito di parte dei proventi dei diamanti.
Proprio oggi, in coincidenza con l’apertura della conferenza, l’organizzazione non governativa nordamericana Partnership Canada Africa ha pubblicato un rapporto secondo il quale dal 2006 sono stati sottratti illegalmente alle casse dello Stato almeno due miliardi di dollari. I titolari dei diritti di estrazione nei giacimenti di Marange sono consorzi formati da società di Stato dello Zimbabwe e gruppi cinesi e sudafricani. Secondo uno studio della società di consulenza Equity Communications, anche grazie alla fine delle restrizioni internazionali lo Zimbabwe potrà diventare nei prossimi sei anni il secondo produttore mondiale di diamanti, portando la sua quota di mercato al 17%.
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