L’ex premier Romano Prodi si occuperà dell’intervento bellico nel Paese africano, dove si è radicato il terrorismo islamico
A fine novembre l’Italia, insieme alla Spagna e alla Germania, parteciperà a una missione militare panafricana che si prevede abbia la durata un anno. Saranno circa 3300 i soldati italiani inviati in Mali, nell’Africa occidentale, con l’obiettivo di scardinare Al Qaeda, il pericoloso gruppo terroristico. Il 6 ottobre Romano Prodi è stato nominato dal segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, inviato speciale dell’intervento bellico. L’ex premier raggiungerà Bamako, capitale dello stato africano, dove vige il controllo da parte degli estremisti islamici che il 22 marzo scorso, con il capitano Amadou Sangu, hanno effettuato un colpo di stato esautorando l’ex premier Amadou Toumani Tourè. La missione che intraprenderanno gli italiani si ispira al modello Eutm (European Union Training Mission), già impiegato in Somalia nel 2010, che consiste nell’addestrare un cospicuo numero di soldati africani sostenuti dalle truppe estere. Si tratta quindi di una sinergia di sforzi internazionali accomunati dallo stesso obiettivo.
In seguito all’attacco al consolato di Bengasi, le autorità governative di molte nazioni hanno avvertito l’urgenza di studiare un’ulteriore strategia contro i terroristi: gli americani metteranno in atto una sorveglianza aerea delle presunte basi terroristiche in Africa, i francesi offriranno un contributo di “intelligence” all’operazione, anche la Germania intende partecipare senza inviare truppe né armi ma offrendo assistenza umanitaria, logistica e finanziaria. L’Algeria, paese confinante al Mali, avrà un ruolo di coordinamento militare in tutta l’area del Sahel. Tra l’altro il traffico di esseri umani messo in atto dagli estremisti islamici crea ulteriore allarme e spinge i vari governi pronti ad intervenire tempestivamente. Anche un incontro ad Abujia, in Nigeria, fra gli stati dell’Africa occidentale è giunto alla conclusione che solo l’imminente missione militare potrà consentire il raggiungimento della normalità e la stabilizzazione del Paese.
Dall’Italia partiranno anche medici militari e diversi volontari di alcune Ong che provvederanno ad aiutare la popolazione di uno Stato dove i ribelli tuareg e i fondamentalisti jihadisti stanno seminando terrore e violenza, impossessandosi dei territori del settentrione, in particolare dell’Azawad.
A fine novembre l’Italia, insieme alla Spagna e alla Germania, parteciperà a una missione militare panafricana che si prevede abbia la durata un anno. Saranno circa 3300 i soldati italiani inviati in Mali, nell’Africa occidentale, con l’obiettivo di scardinare Al Qaeda, il pericoloso gruppo terroristico. Il 6 ottobre Romano Prodi è stato nominato dal segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, inviato speciale dell’intervento bellico. L’ex premier raggiungerà Bamako, capitale dello stato africano, dove vige il controllo da parte degli estremisti islamici che il 22 marzo scorso, con il capitano Amadou Sangu, hanno effettuato un colpo di stato esautorando l’ex premier Amadou Toumani Tourè. La missione che intraprenderanno gli italiani si ispira al modello Eutm (European Union Training Mission), già impiegato in Somalia nel 2010, che consiste nell’addestrare un cospicuo numero di soldati africani sostenuti dalle truppe estere. Si tratta quindi di una sinergia di sforzi internazionali accomunati dallo stesso obiettivo.
In seguito all’attacco al consolato di Bengasi, le autorità governative di molte nazioni hanno avvertito l’urgenza di studiare un’ulteriore strategia contro i terroristi: gli americani metteranno in atto una sorveglianza aerea delle presunte basi terroristiche in Africa, i francesi offriranno un contributo di “intelligence” all’operazione, anche la Germania intende partecipare senza inviare truppe né armi ma offrendo assistenza umanitaria, logistica e finanziaria. L’Algeria, paese confinante al Mali, avrà un ruolo di coordinamento militare in tutta l’area del Sahel. Tra l’altro il traffico di esseri umani messo in atto dagli estremisti islamici crea ulteriore allarme e spinge i vari governi pronti ad intervenire tempestivamente. Anche un incontro ad Abujia, in Nigeria, fra gli stati dell’Africa occidentale è giunto alla conclusione che solo l’imminente missione militare potrà consentire il raggiungimento della normalità e la stabilizzazione del Paese.
Dall’Italia partiranno anche medici militari e diversi volontari di alcune Ong che provvederanno ad aiutare la popolazione di uno Stato dove i ribelli tuareg e i fondamentalisti jihadisti stanno seminando terrore e violenza, impossessandosi dei territori del settentrione, in particolare dell’Azawad.
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Sono presenti 3 commenti
INCOMINCIA A MANDARE UN POCO DI MORTADELLA TANTO QUELLI NON LA MANGIANO E SCAPPANO SOLO DALL'ODORE POI SE SARA' IN CASO CI MANDEREMO UN POCO DI POLITICI ITALIANI COSI CAPISCONO CHE SONO ARRIVATI CHI LI RUBA EW STANNO PIU' ATTENTI A QUELLO CHE FANNO
MA UNA VOLTA TANTO NON CI POSSIAMO FARE I CA..... NOSTRI E C'E N'E STIAMO BUONI BUONI A CASA SENZA ANDARE A ROMPERE I COSIDETTI AD CHI VUOLE FARE LA GUERRA PER FATTI CHE A NOI NON CI RIGUARDANO O SBAGLIO?
la verità i signori potenti sanno nasconderla bene ...chissà per quale motivo effettivamente vogliono esserci tutte le grandi potenze america germania francia e l'italia non poteva mancare ...manca la grecia e la spagna e siamo apposto.....
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