Il primario di urologia all’Ahalia Hospital descrive l’ucciso, il dr. Rajan Daniel, un “gentiluomo molto religioso”. Poche ore prima della sua morte, la vittima ha voluto leggere la Bibbia. A ucciderlo sarebbe stato un uomo di nazionalità pakistana, forse un suo paziente.
Asianews - Un "gentiluomo" dalla forte fede in Dio e con un incrollabile senso del dovere: così il dr. PK Gopinath Menon, primario di urologia all'Ahalia Hospital di Abu Dhabi, descrive il dr. Rajan Daniel, medico indiano assassinato il 2 novembre scorso da un uomo di origini pakistane. Sul caso non ci sono ancora novità: Mohamed Abdul Jamil, il presunto omicida, è ancora in stato di fermo e la polizia degli Emirati Arabi Uniti continuerebbe ad indagare. Intanto, desta sempre più scalpore il silenzio da parte delle autorità e dei media del Kerala, Stato d'origine della vittima.
Secondo le testimonianze della moglie Geetha, il giorno dell'omicidio il dr. Daniel, 58 anni, è rientrato a casa nel pomeriggio, dopo aver partecipato a una conferenza a Dubai. La coppia ha preso un tè insieme; prima di tornare in ospedale per il turno serale, la vittima ha letto per mezz'ora la Bibbia. "Pur essendo un uomo molto religioso - ha raccontato la moglie -, di solito non faceva una cosa simile, avendo poco tempo a disposizione. Tuttavia, non l'ho voluto disturbare". L'omicidio è avvenuto proprio al rientro in ospedale: Jamil avrebbe atteso il dr. Daniel, e gli avrebbe inferto otto coltellate. Del sospettato non si sa ancora se fosse un paziente o meno.
La scorsa settimana, il dr. Daniel e sua moglie avevano ricevuto dall'India la visita della figlia maggiore, Junu, con la sua famiglia. "Egli mi disse - racconta il dr. Menon - di amare il tempo passato con i due nipotini, e che purtroppo non poteva vederli spesso a causa degli impegni lavorativi". "Rajan Daniel - prosegue il primario - era un gentiluomo fino al midollo. Non avrebbe mai fatto del male a nessuno".
Asianews - Un "gentiluomo" dalla forte fede in Dio e con un incrollabile senso del dovere: così il dr. PK Gopinath Menon, primario di urologia all'Ahalia Hospital di Abu Dhabi, descrive il dr. Rajan Daniel, medico indiano assassinato il 2 novembre scorso da un uomo di origini pakistane. Sul caso non ci sono ancora novità: Mohamed Abdul Jamil, il presunto omicida, è ancora in stato di fermo e la polizia degli Emirati Arabi Uniti continuerebbe ad indagare. Intanto, desta sempre più scalpore il silenzio da parte delle autorità e dei media del Kerala, Stato d'origine della vittima.
Secondo le testimonianze della moglie Geetha, il giorno dell'omicidio il dr. Daniel, 58 anni, è rientrato a casa nel pomeriggio, dopo aver partecipato a una conferenza a Dubai. La coppia ha preso un tè insieme; prima di tornare in ospedale per il turno serale, la vittima ha letto per mezz'ora la Bibbia. "Pur essendo un uomo molto religioso - ha raccontato la moglie -, di solito non faceva una cosa simile, avendo poco tempo a disposizione. Tuttavia, non l'ho voluto disturbare". L'omicidio è avvenuto proprio al rientro in ospedale: Jamil avrebbe atteso il dr. Daniel, e gli avrebbe inferto otto coltellate. Del sospettato non si sa ancora se fosse un paziente o meno.
La scorsa settimana, il dr. Daniel e sua moglie avevano ricevuto dall'India la visita della figlia maggiore, Junu, con la sua famiglia. "Egli mi disse - racconta il dr. Menon - di amare il tempo passato con i due nipotini, e che purtroppo non poteva vederli spesso a causa degli impegni lavorativi". "Rajan Daniel - prosegue il primario - era un gentiluomo fino al midollo. Non avrebbe mai fatto del male a nessuno".
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