Si temono nuove scosse di assestamento nel centro del Myanmar dopo quella manifestatasi alle prime ore del giorno a 135 chilometri a nord di Mandalay, all’indomani di un sisma di magnitudine 6,8 sulla scala di Richter il cui epicentro è stato localizzato presso la città di Swebo, a una sessantina di chilometri della seconda città dell’ex Birmania, polmone economico del paese. Finora fonti locali hanno riferito di un bilancio di 13 morti, 50 feriti e quattro dispersi.
Misna - Secondo i media il danno più significativo è stato il crollo di un ponte in costruzione sul fiume Irrawaddy, a Swebo, sotto il quale cinque persone, presumibilmente operai, sono rimaste schiacciate. Inoltre sono state danneggiate strutture e statue di due antichi monasteri buddisti collocati a Kyaukmyaung, cittadina che si trova nella zona dell’epicentro del terremoto. L’istituto statunitense Geological Survey (Usgs), che ha emesso un allarme giallo per “i futuri possibili danni”, ha rilevato una prima scossa alle ore 7.42 di domenica, seguita venti minuti dopo da due altre di magnitudine 5, percepite anche a Dhaka (Bangladesh) e Bangkok (Tailandia).
Da Naypyidaw, la capitale, un responsabile del Centro sismico nazionale ha dichiarato che si è trattato dell’episodio più potente registrato nella zona di Mandalay dal 1991, in un paese dove i sismi si verificano con una certa frequenza. Nel marzo 2011 più di 75 persone avevano perso la vita per un terremoto sempre di magnitudine 6,8 che aveva colpito nei pressi dei confini con Tailandia e Laos, causando migliaia di sfollati.
Il nuovo terremoto si è verificato a pochi giorni dalla storica visita di Barack Obama, che il 19 novembre dovrebbe diventare il primo presidente statunitense a incontrare esponenti del governo civile alla guida del paese asiatico dopo decenni di regime militare. Appena rieletto Obama ha annunciato che il Myanmar sarebbe stato la meta del suo primo viaggio all’estero con l’obiettivo di rafforzare il processo di riforme economiche e politiche avviato due anni fa da Naypyidaw, culminato con l’elezione in parlamento del premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi. Negli ultimi mesi Washington e altri paesi europei hanno revocato buona parte delle sanzioni che da anni gravavano sugli ex generali ma hanno espresso “preoccupazione” per l’emergenza umanitaria nello Stato di Rakhine, nell’ovest del Myanmar. Successive ondate di violenze tra comunità buddiste e Rohingya, una minoranza di religione musulmana, hanno provocato almeno 35.000 senza tetto che si sono aggiunti alle decine di migliaia che già affollano i campi.
Misna - Secondo i media il danno più significativo è stato il crollo di un ponte in costruzione sul fiume Irrawaddy, a Swebo, sotto il quale cinque persone, presumibilmente operai, sono rimaste schiacciate. Inoltre sono state danneggiate strutture e statue di due antichi monasteri buddisti collocati a Kyaukmyaung, cittadina che si trova nella zona dell’epicentro del terremoto. L’istituto statunitense Geological Survey (Usgs), che ha emesso un allarme giallo per “i futuri possibili danni”, ha rilevato una prima scossa alle ore 7.42 di domenica, seguita venti minuti dopo da due altre di magnitudine 5, percepite anche a Dhaka (Bangladesh) e Bangkok (Tailandia).
Da Naypyidaw, la capitale, un responsabile del Centro sismico nazionale ha dichiarato che si è trattato dell’episodio più potente registrato nella zona di Mandalay dal 1991, in un paese dove i sismi si verificano con una certa frequenza. Nel marzo 2011 più di 75 persone avevano perso la vita per un terremoto sempre di magnitudine 6,8 che aveva colpito nei pressi dei confini con Tailandia e Laos, causando migliaia di sfollati.
Il nuovo terremoto si è verificato a pochi giorni dalla storica visita di Barack Obama, che il 19 novembre dovrebbe diventare il primo presidente statunitense a incontrare esponenti del governo civile alla guida del paese asiatico dopo decenni di regime militare. Appena rieletto Obama ha annunciato che il Myanmar sarebbe stato la meta del suo primo viaggio all’estero con l’obiettivo di rafforzare il processo di riforme economiche e politiche avviato due anni fa da Naypyidaw, culminato con l’elezione in parlamento del premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi. Negli ultimi mesi Washington e altri paesi europei hanno revocato buona parte delle sanzioni che da anni gravavano sugli ex generali ma hanno espresso “preoccupazione” per l’emergenza umanitaria nello Stato di Rakhine, nell’ovest del Myanmar. Successive ondate di violenze tra comunità buddiste e Rohingya, una minoranza di religione musulmana, hanno provocato almeno 35.000 senza tetto che si sono aggiunti alle decine di migliaia che già affollano i campi.
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