mercoledì, novembre 21, 2012
Ogni anno la World meteorological organization (Wmo) pubblica il Greenhouse Gas Bulletin, che realizza insieme al World data centre for greenhouse gases della Japan meteorological agency ed al Global atmosphere watch scientific advisory group for greenhouse gases e in collaborazione con il Noaa earth system research laboratory.  

GreenReport - L'edizione 2012 conferma tutti gli allarmi lanciati già dalla Banca mondiale e dall'ex segretario esecutivo dell'Unfccc Yvo de Boer: «Il livello di gas serra nell'atmosfera ha raggiunto un nuovo record nel 2011». Il radiative forcing, che l'Intergovernmental panel on climate change definisce come «La misura dell'influenza di un fattore sull'alterazione dell'equilibrio tra le energie entranti ed uscenti dal sistema Terra-atmosfera ed un indice dell'importanza di questo fattore in quanto meccanismo potenziale del cambiamento climatico», per quanto riguarda atmosfera e gas serra «Si è accresciuto del 30% tra il 1990 ed il 2011, il biossido di carbonio contribuisce per circa l'80% a questo aumento. Il radiative forcing totale indotto dall'insieme dei gas serra persistenti nel 2011 è stato di 473 parti per milione di CO2 equivalente», spiega il rapporto Wmo che ricorda: «Dall'inizio dell'era industriale, nel 1750, circa 375 miliardi di tonnellate di carbonio sono state scaricate nell'atmosfera sotto forma di biossido di carbonio (CO2), soprattutto a causa dello sfruttamento dei combustibili fossili».

Il bollettino Wmo rende conto non delle emissioni ma delle concentrazioni di gas serra in atmosfera, cioè quelle che restano e favoriscono le interazioni complesse che si producono tra l'atmosfera, la biosfera e gli oceani. La Wmo mette soprattutto l'accento sui gas serra presenti nell'atmosfera nel 2011 e sul ciclo del carbonio e spiega che «Circa la metà di questa CO2 rimane nell'atmosfera, il resto viene assorbito dagli oceani e dalla biosfera». Il bollettino Wmo passa in rassegna i gas serra più importanti

Biossido di carbonio(CO2) Il biossido di carbonio è il gas serra di origine umana più abbondante nell'atmosfera. In questi ultimi 10 anni ha contribuito all'aumento del radiative forcing ad un livello dell'85%. Il bollettino Wmo sottolinea che «Il livelli di CO2 nell'atmosfera nel 2011 ha raggiunto le 390,9 parti per milione, il che rappresenta il 140% di quel che c'era all'epoca preindustriale (280 parti per milione). Il valore preindustriale corrisponde ad una situazione di equilibrio dei flussi tra l'atmosfera, gli oceani e la biosfera e, nel decennio trascorso, il tasso di accrescimento annuo medio della CO2 atmosferica è stato in media di 2 parti per milione ».

Metano (CH4) Il metano è il secondo gas serra più importante. Circa il 40% delle emissioni di metano in atmosfera sono di origine naturale (zone umide, termiti, ecc.) ed il 60% di origine antropica (allevamento di bestiame, risicoltura, sfruttamento dei combustibili fossili, discariche di rifiuti, combustione di biomassa, ecc.). Il CH4 atmosferico, a causa della crescita delle emissioni antropiche, nel 2011 ha raggiunto un nuovo picco: 1.813 parti per miliardo, cioè il 259% del suo livello in epoca preindustriale. Il rapporto sottolinea che «Dopo un periodo di stabilizzazione, il livello di metano nell'atmosfera è aumentato di nuovo dal 2007 ad un ritmo che è praticamente costante negli ultimi tre anni».

Protossido di azoto (N2O) Il 60% delle sue emissioni in atmosfera è di origine naturale e il 40% antropico. L'N2O proviene soprattutto da oceani, suoli e combustione di biomasse, fertilizzanti e diversi processi industriali. Nel 2011 il suo tenore nell'atmosfera è stato di 324,2 parti per miliardo, 1,0 ppb in più rispetto al 2010 e il 120%sul livello dell'epoca preindustriale. Il bollettino Wmo spiega che «Guardando ai prossimi 100 anni, l'impatto del protossido di azoto sul clima è 298 volte superiore a quello del biossido di carbonio ad emissioni uguali. Questo gas svolge anche un ruolo importante nella distruzione della cappa di ozono stratosferica che ci protegge dai raggi ultravioletti nocivi emessi dal sole».

Ad essere in crisi sembrano proprio i pozzi di carbonio che svolgono un ruolo essenziale nel bilancio globale della CO2: «Per esempio, se l'eccedenza di CO2 fosse stoccata nelle profondità dell'oceano -si legge nel bollettino - potrebbe rimanere imprigionata per centinaia, forse migliaia, di anni. Le foreste nuovamente create, invece, trattengono il carbonio per durate molto più corte». E' evidente che i sistemi naturali non riescono a star dietro, nemmeno in tempo di crisi, alle emissioni antropiche e che il rischio di aver raggiunto un limite entro il quale non c'è ritorno è evidente.

Presentando il bollettino, il segretario generale della Wmo, Michel Jarraud, ha detto che «Questi miliardi di tonnellate di biossido di carbonio raggiungono l'atmosfera e ci resteranno per secoli, accentuando il riscaldamento del nostro pianeta e ripercuotendosi su tutti gli aspetti della vita sulla Terra e le emissioni future aggraveranno ancora la situazione. Fino ad ora, i pozzi di carbonio hanno assorbito circa la metà della CO2 che le attività umane hanno scaricato nell'atmosfera, ma la situazione rischia di cambiare. Vediamo già che gli oceani hanno la tendenza ad acidificarsi a causa dell'assorbimento del biossido di carbonio, il che potrebbe avere importanti ripercussioni sulla catena alimentare oceanica e sulle barriere coralline. Inoltre esistono numerose interazioni tra I gas serra, la biosfera terrestre e gli oceani ed abbiamo bisogno di rafforzare le nostre capacità di sorveglianza e di approfondire le nostre conoscenze scientifiche al fine di comprenderli meglio. Il Global atmosphere watch network della Wmo che si estende su più di 50 Paesi, fornisce dati precisi sulle concentrazioni di gas serra e ci aiuta anche a conoscere meglio le molteplici fonti ed i pozzi, così come le trasformazioni chimiche che si producono nell'atmosfera».


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