Più volte ci siamo occupati di uno dei massimi sociologi della religione a livello internazionale (una trentina i suoi libri, tradotti in 15 lingue), l’americano Rodney Stark, sopratutto in occasione dell’uscita di un suo nuovo libro.
Uccr - Da poco Stark, docente presso la Baylor University (Texas), ha ultimato l’ultimo suo lavoro: Il trionfo del cristianesimo (Lindau 2012), nel quale riporta una conclusione del genere: «Più del 40 per cento delle persone di tutto il mondo è costituito da cristiani e il loro numero cresce più rapidamente di quello di ogni altra religione». Il volume parte da una domanda precisa: come ha fatto un’oscura setta ebraica composta da poche decine di persone a diventare la più diffusa religione del mondo? E’ stata la «convenienza umana» della proposta del Vangelo a risultare «vincente» (questo è il “trionfo” citato nel titolo), ieri e oggi, nei contesti più diversi. Inoltre ha spiegato, in una intervista apparsa su Avvenire, che «l’impegno del primo cristianesimo alla misericordia è stato tanto capace di mitigare la sofferenza al punto che i cristiani vivevano pure più a lungo dei loro fratelli pagani [...] si facevano carico di chi era ammalato, di quanti erano vecchi, di chi era in condizioni di povertà. Con il risultato che essi erano capaci di sopravvivere più lungo nei momenti difficili».
Attenzione verso i malati e i bambini, ma sopratutto il cristianesimo difese e diede dignità alla donna: «le donne cristiane vivevano meglio delle loro pari grado pagane: ad esempio, si sposavano ad un’età più matura, i loro mariti erano più fedeli rispetto a quelli non cristiani, gli uomini non divorziavano e le mogli non dovevano far fronte ai pericoli di aborti, una pratica molto diffusa tra i pagani del tempo. Per questo, al di là di aspetti più prettamente spirituali, i cristiani conducevano una vita decisamente più attraente rispetto ai non cristiani». Le donne cristiane godevano di uno status più alto rispetto alle donne del mondo greco-romano, i cristiani promossero il matrimonio, combatterono la poligamia, la schiavizzazione e lo sfruttamento sessuale e proibirono la pratica dell’infanticidio, dell’aborto (che spesso veniva esercitato proprio nei confronti della nascita delle bambine). Questi elementi insieme al culto di Maria, fecero sì che nelle comunità cristiane, fin dall’inizio ci fu una prevalenza numerica delle donne e questo fu decisivo per la loro crescita demografica.
Il sociologo nel nuovo libro affronta anche varie accuse al cristianesimo, come quella di aver soppresso il paganesimo. In realtà, ha spiegato, «sono esistiti templi e cerimonie apertamente pagani all’interno della cristianità almeno fino all’ottavo e nono secolo: questo fatto dimostra come il paganesimo non fu cancellato da un cristianesimo militante, ma gli fu permesso di sopravvivere ancora per diverso tempo». Quanto al Medioevo, i cosiddetti “Secoli bui” non ebbero niente di oscuro, ma furono una delle epoche più inventive e rivoluzionarie della storia occidentale (non a caso in questo periodo nell’alveo della cattolicità nacquero il metodo scientifico, le università e gli ospedali moderni). L’Inquisizione spagnola, poi, fu responsabile di pochissime morti e, al contrario di ciò che ancora oggi tanti credono, salvò molte vite opponendosi alla caccia alle streghe che imperversava nel resto d’Europa, sopratutto nelle aree protestanti.
Il prestigioso studioso si è soffermato anche sulla demografia attuale del cristianesimo, aderendo alla tesi del ritorno religioso avanzata anche dal suo collega Philip Jenkins, basata sull’evidenza che coloro che non vanno in chiesa (o lo fanno raramente) tendono ad avere meno bambini, mentre le persone attive nelle chiese continuano ad avere molti bambini: «Se ciò continuerà ad accadere negli anni futuri, avremo in Europa un revival cristiano basato interamente sulla differente fertilità di questi due gruppi» (ad esempio già oggi in Cina ci sarebbero 70 milioni i cristiani!).
Ovviamente, come sa chi è già lettore di Stark, le sue ricerche sono sempre molto ben documentate, basate su studi recenti e accreditati e sul «lavoro di altri studiosi, le cui opere, pur essendo pietre miliari, hanno ricevuto troppa poca attenzione», come afferma lui stesso nell’introduzione del libro. In un’altra intervista ha spiegato di essere stato agnostico e culturalmente cristiano fino a quando non ha iniziato a studiare la storia del cristianesimo, oggi è vicino alla chiesa episcopale.
Uccr - Da poco Stark, docente presso la Baylor University (Texas), ha ultimato l’ultimo suo lavoro: Il trionfo del cristianesimo (Lindau 2012), nel quale riporta una conclusione del genere: «Più del 40 per cento delle persone di tutto il mondo è costituito da cristiani e il loro numero cresce più rapidamente di quello di ogni altra religione». Il volume parte da una domanda precisa: come ha fatto un’oscura setta ebraica composta da poche decine di persone a diventare la più diffusa religione del mondo? E’ stata la «convenienza umana» della proposta del Vangelo a risultare «vincente» (questo è il “trionfo” citato nel titolo), ieri e oggi, nei contesti più diversi. Inoltre ha spiegato, in una intervista apparsa su Avvenire, che «l’impegno del primo cristianesimo alla misericordia è stato tanto capace di mitigare la sofferenza al punto che i cristiani vivevano pure più a lungo dei loro fratelli pagani [...] si facevano carico di chi era ammalato, di quanti erano vecchi, di chi era in condizioni di povertà. Con il risultato che essi erano capaci di sopravvivere più lungo nei momenti difficili».
Attenzione verso i malati e i bambini, ma sopratutto il cristianesimo difese e diede dignità alla donna: «le donne cristiane vivevano meglio delle loro pari grado pagane: ad esempio, si sposavano ad un’età più matura, i loro mariti erano più fedeli rispetto a quelli non cristiani, gli uomini non divorziavano e le mogli non dovevano far fronte ai pericoli di aborti, una pratica molto diffusa tra i pagani del tempo. Per questo, al di là di aspetti più prettamente spirituali, i cristiani conducevano una vita decisamente più attraente rispetto ai non cristiani». Le donne cristiane godevano di uno status più alto rispetto alle donne del mondo greco-romano, i cristiani promossero il matrimonio, combatterono la poligamia, la schiavizzazione e lo sfruttamento sessuale e proibirono la pratica dell’infanticidio, dell’aborto (che spesso veniva esercitato proprio nei confronti della nascita delle bambine). Questi elementi insieme al culto di Maria, fecero sì che nelle comunità cristiane, fin dall’inizio ci fu una prevalenza numerica delle donne e questo fu decisivo per la loro crescita demografica.
Il sociologo nel nuovo libro affronta anche varie accuse al cristianesimo, come quella di aver soppresso il paganesimo. In realtà, ha spiegato, «sono esistiti templi e cerimonie apertamente pagani all’interno della cristianità almeno fino all’ottavo e nono secolo: questo fatto dimostra come il paganesimo non fu cancellato da un cristianesimo militante, ma gli fu permesso di sopravvivere ancora per diverso tempo». Quanto al Medioevo, i cosiddetti “Secoli bui” non ebbero niente di oscuro, ma furono una delle epoche più inventive e rivoluzionarie della storia occidentale (non a caso in questo periodo nell’alveo della cattolicità nacquero il metodo scientifico, le università e gli ospedali moderni). L’Inquisizione spagnola, poi, fu responsabile di pochissime morti e, al contrario di ciò che ancora oggi tanti credono, salvò molte vite opponendosi alla caccia alle streghe che imperversava nel resto d’Europa, sopratutto nelle aree protestanti.
Il prestigioso studioso si è soffermato anche sulla demografia attuale del cristianesimo, aderendo alla tesi del ritorno religioso avanzata anche dal suo collega Philip Jenkins, basata sull’evidenza che coloro che non vanno in chiesa (o lo fanno raramente) tendono ad avere meno bambini, mentre le persone attive nelle chiese continuano ad avere molti bambini: «Se ciò continuerà ad accadere negli anni futuri, avremo in Europa un revival cristiano basato interamente sulla differente fertilità di questi due gruppi» (ad esempio già oggi in Cina ci sarebbero 70 milioni i cristiani!).
Ovviamente, come sa chi è già lettore di Stark, le sue ricerche sono sempre molto ben documentate, basate su studi recenti e accreditati e sul «lavoro di altri studiosi, le cui opere, pur essendo pietre miliari, hanno ricevuto troppa poca attenzione», come afferma lui stesso nell’introduzione del libro. In un’altra intervista ha spiegato di essere stato agnostico e culturalmente cristiano fino a quando non ha iniziato a studiare la storia del cristianesimo, oggi è vicino alla chiesa episcopale.
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Vedi anche: http://agostinoclerici.it/2012/11/27/il-trionfo-del-cristianesimo-secondo-rodney-stark/
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