lunedì, novembre 26, 2012
Per la prima volta negli ultimi trent’anni ieri a Tripoli si è svolto un incontro di pugilato, sport bandito dal colonnello Muammar Gheddafi nel 1979.

Misna - Su iniziativa della neonata federazione libica di pugilato, la capitale ospiterà in questi giorni un torneo che vedrà la partecipazione di giovani boxeur di una decina di club formatisi nell’ultimo anno. “E’ un’opportunità per riportare in Libia questo sport e penso che questa sarà la prima di una serie di iniziative” ha detto Nasser Eden, allenatore del club Mahalla, in commenti raccolti dalla stampa libica. Prima di essere bandito, il pugilato era uno degli sport più popolari in Libia, ma aveva dovuto fare i conti con l’ostilità di Gheddafi rispetto a qualunque attività sportiva potesse creare una certa notorietà. Benché avesse per esempio tollerato il calcio, ai cronisti era fatto espresso divieto di riferire i nomi dei giocatori o degli autori di un gol: i singoli calciatori dovevano essere indicati soltanto per il numero della maglia o per il ruolo. Maggiore ostilità o assoluto divieto di pratica riguardava invece le discipline individuali come il pugilato. Nonostante le difficoltà della transizione politica in corso, lo stato di generale insicurezza in alcune zone del paese e la presenza di milizie di ex combattenti rimasti in armi anche dopo la caduta del regime, la Libia sembra lentamente recuperare spazi di libertà che solo qualche anno fa erano impensabili. In quest’ottica, anche la ricomparsa della “nobile arte”, come è nota la boxe, appare un’ulteriore segnale di normalizzazione.

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