All'Angelus, Benedetto XVI commenta l'insegnamento di Gesù sul "più grande comandamento: il comandamento dell'amore". Guardando all'altro "con lo sguardo di Dio" se ne coglie il profondo desiderio di essere amato e "aprendomi all'altro così com'è, andandogli incontro, rendendomi disponibile, io mi apro anche a conoscere Dio, a sentire che Egli c'è ed è buono".
Asia news - "Amore di Dio e amore del prossimo sono inseparabili e stanno in rapporto reciproco" perché da un lato guardando all'altro "con lo sguardo di Dio" se ne coglie il profondo desiderio di essere amato, dall'altro "aprendomi all'altro così com'è, andandogli incontro, rendendomi disponibile, io mi apro anche a conoscere Dio, a sentire cheEgli c'è ed è buono". E' il "comandamento dell'amore" del Vangelo di questa domenica che Benedetto XVI ha commentato, rivolgendosi alle 50mila persone presenti in piazza san Pietro per la recita dell'Angelus, malgrado la giornata piovosa.
Il passo del Vangelo di Marco (Mc 12,28-34) "ci ripropone l'insegnamento di Gesù sul più grande comandamento: il comandamento dell'amore, che è duplice: amare Dio e amare il prossimo. I Santi, che abbiamo da poco celebrato tutti insieme in un'unica festa solenne, sono proprio coloro che, confidando nella grazia di Dio, cercano di vivere secondo questa legge fondamentale. In effetti, il comandamento dell'amore lo può mettere in pratica pienamente chi vive una relazione profonda con Dio, proprio come il bambino diventa capace di amare a partire da una buona relazione con la madre e il padre".
"Se l'amore di Dio ha messo radici profonde in una persona, questa è in grado di amare anche chi non lo merita, come appunto fa Dio verso di noi. Il padre e la madre non amano i figli solo quando lo meritano: li amano sempre, anche se naturalmente fanno loro capire quando sbagliano. Da Dio noi impariamo a volere sempre e solo il bene e mai il male. Impariamo a guardare l'altro non solamente con i nostri occhi, ma con lo sguardo di Dio, che è lo sguardo di Gesù Cristo. Uno sguardo che parte dal cuore e non si ferma alla superficie, va al di là delle apparenze e riesce a cogliere le attese profonde dell'altro: di essere ascoltato, di un'attenzione gratuita; in una parola: di amore. Ma si verifica anche il percorso inverso: che aprendomi all'altro così com'è, andandogli incontro, rendendomi disponibile, io mi apro anche a conoscere Dio, a sentire che Egli c'è ed è buono".
"Amore di Dio e amore del prossimo sono inseparabili e stanno in rapporto reciproco. Gesù non ha inventato né l'uno né l'altro, ma ha rivelato che essi sono, in fondo, un unico comandamento, e lo ha fatto non solo con la parola, ma soprattutto con la sua testimonianza: la Persona stessa di Gesù e tutto il suo mistero incarnano l'unità dell'amore di Dio e del prossimo, come i due bracci della Croce, verticale e orizzontale. Nell'Eucaristia Egli ci dona questo duplice amore, donandoci Se stesso, perché, nutriti di questo Pane, ci amiamo gli uni gli altri come Lui ci ha amato".
Asia news - "Amore di Dio e amore del prossimo sono inseparabili e stanno in rapporto reciproco" perché da un lato guardando all'altro "con lo sguardo di Dio" se ne coglie il profondo desiderio di essere amato, dall'altro "aprendomi all'altro così com'è, andandogli incontro, rendendomi disponibile, io mi apro anche a conoscere Dio, a sentire cheEgli c'è ed è buono". E' il "comandamento dell'amore" del Vangelo di questa domenica che Benedetto XVI ha commentato, rivolgendosi alle 50mila persone presenti in piazza san Pietro per la recita dell'Angelus, malgrado la giornata piovosa.
Il passo del Vangelo di Marco (Mc 12,28-34) "ci ripropone l'insegnamento di Gesù sul più grande comandamento: il comandamento dell'amore, che è duplice: amare Dio e amare il prossimo. I Santi, che abbiamo da poco celebrato tutti insieme in un'unica festa solenne, sono proprio coloro che, confidando nella grazia di Dio, cercano di vivere secondo questa legge fondamentale. In effetti, il comandamento dell'amore lo può mettere in pratica pienamente chi vive una relazione profonda con Dio, proprio come il bambino diventa capace di amare a partire da una buona relazione con la madre e il padre".
"Se l'amore di Dio ha messo radici profonde in una persona, questa è in grado di amare anche chi non lo merita, come appunto fa Dio verso di noi. Il padre e la madre non amano i figli solo quando lo meritano: li amano sempre, anche se naturalmente fanno loro capire quando sbagliano. Da Dio noi impariamo a volere sempre e solo il bene e mai il male. Impariamo a guardare l'altro non solamente con i nostri occhi, ma con lo sguardo di Dio, che è lo sguardo di Gesù Cristo. Uno sguardo che parte dal cuore e non si ferma alla superficie, va al di là delle apparenze e riesce a cogliere le attese profonde dell'altro: di essere ascoltato, di un'attenzione gratuita; in una parola: di amore. Ma si verifica anche il percorso inverso: che aprendomi all'altro così com'è, andandogli incontro, rendendomi disponibile, io mi apro anche a conoscere Dio, a sentire che Egli c'è ed è buono".
"Amore di Dio e amore del prossimo sono inseparabili e stanno in rapporto reciproco. Gesù non ha inventato né l'uno né l'altro, ma ha rivelato che essi sono, in fondo, un unico comandamento, e lo ha fatto non solo con la parola, ma soprattutto con la sua testimonianza: la Persona stessa di Gesù e tutto il suo mistero incarnano l'unità dell'amore di Dio e del prossimo, come i due bracci della Croce, verticale e orizzontale. Nell'Eucaristia Egli ci dona questo duplice amore, donandoci Se stesso, perché, nutriti di questo Pane, ci amiamo gli uni gli altri come Lui ci ha amato".
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.